Endometriosi: Organon interrompe lo sviluppo di OG-6219 dopo la fase 2


L’endometriosi continua a rappresentare una delle principali sfide in ginecologia, con un impatto significativo sulla qualità della vita di milioni di donne nel mondo

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L’endometriosi continua a rappresentare una delle principali sfide in ginecologia, con un impatto significativo sulla qualità della vita di milioni di donne nel mondo. La patologia è caratterizzata dalla crescita ectopica di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina, causando infertilità, dismenorrea severa, dolore pelvico cronico e dispareunia.

Secondo i dati di Johns Hopkins Medicine, la prevalenza stimata varia dal 2 al 10% tra le donne in età fertile, in particolare tra i 24 ei 40 anni. Nonostante le sue implicazioni invalidanti, le opzioni terapeutiche disponibili restano limitate e spesso si associano a effetti collaterali significativi o restrizioni sull’uso a lungo termine.

Attualmente, il trattamento dell’endometriosi si basa su interventi chirurgici laparoscopici e approcci farmacologici volti al controllo del dolore e alla soppressione ormonale. Negli ultimi anni, pochi farmaci innovativi hanno raggiunto il mercato; tra questi, i più recenti agonisti del GnRH sono gravati dal rischio di riduzione della densità minerale ossea, motivo per cui l’utilizzo è consentito solo per periodi limitati. In questo contesto, la ricerca di terapie non ormonali efficaci e sicure rimane una priorità ancora largamente insoddisfatta.

OG-6219: nuovo approccio non ormonale interrotto
In quest’ottica, suscitava particolare interesse OG-6219, una piccola molecola sviluppata da Organon, inibitore orale selettivo dell’enzima 17β-idrossisteroide deidrogenasi tipo 1 (HSD17B1). Questo enzima svolge un ruolo chiave nel metabolismo degli estrogeni, catalizzando la conversione dell’estrone (E1), meno attivo, in estradiolo (E2), più potente. Nelle lesioni endometriosiche, livelli elevati di estradiolo locale contribuiscono alla persistenza dell’infiammazione e alla sensibilizzazione nocicettiva. Inibendo HSD17B1, OG-6219 mirava a ridurre localmente la produzione di estradiolo senza livelli sistemici, configurandosi come una terapia non ormonale con un meccanismo d’azione innovativo.

Il farmaco era stato acquisito da Organon nel 2021 attraverso l’acquisizione di Forendo Pharma, biotech finlandese specializzata nella fisiologia degli steroidi sessuali femminili, per un valore potenziale massimo di 954 milioni di dollari in pietra miliare di sviluppo e regolatorie. L’acquisizione si inserisce nella strategia di Organon, società nata nel 2020 dallo spin-off da MSD, di rafforzare la propria pipeline nella salute femminile, settore storicamente trascurato in termini di investimenti e ricerca.

I risultati dello studio ELENA e l’abbandono dello sviluppo
OG-6219 è stato valutato nello studio di Fase II ELENA, un trial proof-of-concept condotto su donne tra i 18 ei 49 anni, tutte con diagnosi laparoscopica di endometriosi e dolore pelvico di intensità moderata-severa. Il disegno dello studio prevedeva la somministrazione orale bis in die di tre diversi dosaggi del farmaco per tre mesi, con l’obiettivo primario di ridurre il dolore pelvico misurato su una scala numerica a 11 punti, rispetto al placebo.

Purtroppo, i risultati resi noti a luglio 2025 hanno deluso le aspettative: nessuno dei dosaggi testati ha raggiunto la superiorità statisticamente significativa rispetto al placebo nell’alleviare il dolore pelvico. Come ha dichiarato Juan Camilo Arjona Ferreira, responsabile della ricerca di Organon, “questi dati sono stati per noi una forte delusione, ma non cambiano il nostro impegno nello sviluppo di soluzioni innovative per l’endometriosi”. L’entusiasmo era giustificato dal fatto che OG-6219 rappresentava una delle opportunità più promettenti nel portafoglio di ricerca dell’azienda, trattandosi di una terapia non ormonale potenzialmente dei limiti privati ​​associati alle opzioni disponibili.

Il Chief Executive di Organon, Kevin Ali, aveva definito OG-6219 una “opportunità multimiliardaria” in occasione della JP Morgan Healthcare Conference nel gennaio 2025, stimando l’avvio di una Fase III nel 2026 e la possibile commercializzazione nel 2029. Tuttavia, il fallimento dello studio ELENA ha portato alla decisione di interrompere lo sviluppo del farmaco.

Prospettive e necessità di nuove strategie terapeutiche
Il fallimento di OG-6219 riflette ancora una volta le difficoltà della ricerca farmacologica nell’endometriosi, patologia la cui fisiopatologia complessa e multifattoriale rende difficile individuare target terapeutici efficaci e ben tollerati. Nonostante questo insuccesso, Organon ha confermato il proprio impegno nel segmento della salute femminile e nella ricerca di trattamenti innovativi per l’endometriosi, settore nel quale poche aziende si avventurano. Attualmente, oltre a Organon, solo alcune biotech minori, come Ananda Pharma, risultano attive nello sviluppo di nuove terapie per questa indicazione.

Resta evidente come il bisogno clinico sia ancora ampio. Le opzioni attuali, pur alleviando i sintomi, presentano limitazioni di efficacia, durata d’uso e tollerabilità. Il futuro della ricerca passerà verosimilmente dall’identificazione di bersagli molecolari alternativi o approcci immuno-infiammatori mirati, considerando il ruolo dell’infiammazione cronica nel mantenimento delle lesioni endometriosiche. Inoltre, l’interesse crescente per i trattamenti non ormonali potrebbe favorire nuove strategie di sviluppo nel medio termine.

In conclusione, la sospensione dello sviluppo di OG-6219 sottolinea la necessità di investire risorse e competenze nella ginecologia farmacologica, un’area tuttora sottorappresentata nel panorama della ricerca clinica globale.

Fonti:
Medicina Johns Hopkins. Endometriosi. leggi

Comunicato Organon. Organon annuncia l’interruzione dell’OG-6219 Organon fornisce aggiornamenti sullo studio Proof-of-Concept di fase 2 ELENA che valuta l’OG-6219 in pazienti con dolore correlato all’endometriosi, 2 luglio 2025. leggi