Gli alimenti ultra-processati (UPF) stanno minando silenziosamente la nostra salute. Dietro gusti accattivanti e confezioni colorate si nascondono squilibri metabolici, infiammazione cronica, disbiosi intestinale e carenze nutrizionali
![]()
La crescente incidenza di patologie croniche, infiammatorie, autoimmuni, metaboliche e neurodegenerative è oggi sempre più spesso correlata a modelli alimentari dominati dagli UPF, che agiscono su più livelli: metabolico, immunologico, neurologico, endocrino e persino epigenetico.
Cosa sono gli alimenti ultra-processati?
Il termine UPF è stato coniato oltre 15 anni fa dal nutrizionista brasiliano Carlos Monteiro e dal suo team presso il Center for Epidemiological Research in Nutrition and Health (NUPENS) dell’Università di San Paolo. In uno studio pubblicato su Public Health Nutrition (2009), gli autori identificarono gli UPF come alimenti sottoposti a processi industriali intensivi, finalizzati ad aumentarne la conservabilità, la palatabilità e l’aspetto visivo, ma con un valore nutrizionale spesso scarso o trascurabile (Monteiro et al., 2009 – Public Health Nutrition).
Ingredienti industriali, appeal commerciale
Gli UPF vengono realizzati utilizzando ingredienti raffinati e additivi alimentari (emulsionanti, coloranti, esaltatori di sapidità, dolcificanti artificiali), spesso combinati in modo da stimolare artificialmente il desiderio di consumo. Essi sono pensati per essere pratici, economici, appetibili e facilmente trasportabili. Sono prodotti tipici dell’industria dei cosiddetti Big Food, multinazionali che puntano al profitto utilizzando materie prime a basso costo e spesso poverissime di nutrienti.
Esempi di UPF: molto più di merendine e snack
Quando si parla di UPF, si tende a pensare solo a patatine, bibite gassate o merendine confezionate. In realtà, la lista è molto più lunga e comprende:
- dolciumi industriali, caramelle, cioccolatini;
- prodotti da fast food e carni trasformate (wurstel, salsicce, bastoncini di pesce);
- cereali zuccherati per la colazione, barrette sostitutive dei pasti;
- pane in cassetta confezionato, pizze e prodotti da forno surgelati;
- salse industriali (maionese, ketchup), zuppe pronte, purè istantaneo;
- yogurt aromatizzati, succhi industriali, gallette di riso, fette biscottate;
- perfino alcuni omogeneizzati e alimenti per l’infanzia.
Un consiglio utile: leggere l’etichetta. Meno ingredienti e additivi ci sono, più è probabile che si tratti di un prodotto salutare. Al contrario, una lista lunga e complessa è spesso indicativa di un UPF.

UPF e salute: un rischio documentato
Gli alimenti ultra-processati non sono veleni in senso stretto, ma rappresentano un fattore di rischio significativo, soprattutto per chi ha una predisposizione individuale a sviluppare malattie metaboliche, cardiovascolari e neurologiche.
Studi epidemiologici condotti negli ultimi anni hanno evidenziato associazioni chiare tra il consumo abituale di UPF e:
- obesità;
- diabete di tipo 2;
- ipertensione;
- malattie cardiovascolari;
- depressione;
- declino cognitivo;
- mortalità precoce.
The Guardian ha recentemente riportato i risultati di un’importante indagine internazionale condotta da Eduardo A.F. Nilson et al., pubblicata sull’American Journal of Preventive Medicine (2025), che stima che il 14% delle morti premature in Inghilterra sia attribuibile al consumo eccessivo di UPF.
Ogni aumento del 10% nell’assunzione di UPF è associato a un incremento del 3% del rischio di morte prima dei 75 anni (Nilson et al., 2025 – AJPM).
Stime internazionali impressionanti:
- Stati Uniti: 124.107 decessi prematuri all’anno attribuiti agli UPF.
- Regno Unito: oltre 17.700 decessi annui legati a questi alimenti.
- Australia: uno studio pubblicato nel European Journal of Clinical Nutrition (2023) ha correlato l’elevato consumo di UPF a fenomeni di demielinizzazione del sistema nervoso centrale.
- (Nature Reviews Immunology, 2024, BMJ, 2023, EJCN, 2023)
Una nuova consapevolezza nutrizionale
Per decenni la ricerca nutrizionale si è concentrata sui singoli nutrienti (grassi, zuccheri, sodio) senza considerare il grado di trasformazione degli alimenti. Oggi emerge con sempre maggiore forza l’importanza della qualità strutturale del cibo, della matrice alimentare, e dei processi a cui essa è sottoposta.

I dati parlano chiaro:
- USA: 58% della dieta media proviene da UPF;
- UK: 57%;
- Australia: 55%;
- Italia: solo il 18%, grazie alla dieta mediterranea, ancora parzialmente preservata.
L’industria ammette (in parte) il problema
Nel 2021, il Financial Times ha diffuso un documento interno di Nestlé in cui la stessa azienda ammetteva che oltre il 60% dei suoi prodotti non soddisfaceva i criteri minimi di salubrità, con punte del 99% per snack, dolci e gelati (Financial Times, 2021).
Nel 2018, in Francia, Danone fu costretta a rispondere a un’inchiesta governativa su Actimel, Activia, Danette, ecc., accusata di promuovere benessere laddove si esponevano invece i consumatori a rischi documentati (NouvelObs, 2018).
Impatto sul microbiota e sull’infiammazione cronica
Gli UPF alterano profondamente il microbiota intestinale, riducendone la biodiversità e favorendo la proliferazione di specie pro-infiammatorie. L’assenza di fibre fermentescibili, l’eccesso di zuccheri semplici, i dolcificanti artificiali e alcuni emulsionanti (come il polisorbato 80 e la carbossimetilcellulosa) inducono disbiosi, aumento della permeabilità intestinale e attivazione della risposta immunitaria innata.
Questi fenomeni concorrono a innescare o perpetuare stati infiammatori di basso grado, implicati nell’insorgenza di sindrome metabolica, diabete tipo 2, steatosi epatica non alcolica (NAFLD), obesità, neuroinfiammazione e patologie autoimmuni.
Un ruolo nell’alterazione dell’asse intestino-cervello
Studi recenti evidenziano come gli UPF influenzino negativamente anche l’asse intestino-cervello, con ripercussioni sul tono dell’umore, la memoria, la neuroplasticità e la regolazione dello stress. Additivi, glutammato monosodico, grassi trans e zuccheri raffinati possono alterare la neurotrasmissione e contribuire alla neuroinfiammazione, con aumento del rischio di ansia, depressione e declino cognitivo.
UPF e povertà di micronutrienti: una malnutrizione moderna e silente
Uno degli aspetti più gravi ma spesso trascurati legati al consumo abituale di UPF è la loro estrema povertà in micronutrienti essenziali, tra cui vitamine (soprattutto del gruppo B, D, C, E), minerali (magnesio, zinco, ferro, selenio, potassio), acidi grassi polinsaturi omega-3, enzimi e fitocomposti bioattivi.
Questi nutrienti, pur presenti in tracce, sono fondamentali per la detossificazione, l’immunocompetenza, il metabolismo energetico mitocondriale, la protezione antiossidante e la regolazione ormonale.
La moderna “malnutrizione da eccesso” si caratterizza proprio per questo: un eccesso calorico abbinato a un deficit di nutrienti funzionali. I processi industriali – tra cui l’estrusione, il raffinamento, la cottura ad alte temperature, la rimozione di fibre e la sintesi di ingredienti artificiali – distruggono o rendono inassimilabili molti micronutrienti originari.
Questa condizione, nota come “hidden hunger” (fame nascosta), colpisce ampie fasce della popolazione, in particolare adolescenti, anziani, soggetti con patologie croniche, disturbi gastrointestinali, stress cronico o aumentato fabbisogno (gravidanza, sportivi, lavoratori turnisti, ecc.).
Integrazione nutrizionale: una necessità clinica, non una moda
In un simile contesto, l’integrazione nutrizionale non può più essere vista come superflua o accessoria, ma assume un ruolo centrale nella prevenzione e nel supporto terapeutico. Una supplementazione mirata e di qualità può compensare le carenze indotte dagli UPF e ristabilire un’omeostasi fisiologica compromessa.
Tuttavia, l’integrazione deve essere:
- personalizzata, in base a fattori clinici, età, stile di vita e assorbimento individuale;
- scientificamente fondata, con formulazioni biodisponibili e ben tollerate;
- sinergica, capace di interagire con i processi cellulari e non limitata alla semplice “copertura” di una carenza.
Micronutrienti come la vitamina D, il magnesio, le vitamine B6-B12-folati, lo zinco, il ferro, gli omega-3, i polifenoli e la vitamina C svolgono ruoli chiave nella riduzione dell’infiammazione, nella protezione neuronale, nel miglioramento della sensibilità insulinica, nella risposta immunitaria e nella sintesi di neurotrasmettitori.
Verso un nuovo paradigma alimentare e nutrizionale
Contrastare gli effetti nocivi degli UPF richiede una profonda trasformazione del modello alimentare, incentrata sul ritorno a cibi integri, ricchi di nutrienti, su una filiera etica e su una integrazione nutraceutica consapevole e funzionale.
In un’epoca segnata da alimenti “morti” e da organismi biologicamente impoveriti, nutrire in profondità significa scegliere la vitalità: attraverso il cibo vero, ma anche con il supporto intelligente della scienza della nutrizione, affinché il corpo possa ripararsi, difendersi e rigenerarsi.

Integratori essenziali per contrastare gli effetti degli alimenti ultra-processati (UPF)
Funzione fisiologicaIntegratori/NutrientiBenefici principali
Note pratiche
Immunomodulazione
– Vitamina D3 (1000–4000 UI)
– Zinco (10–30 mg)
– Selenio (50–100 mcg)
– Lattoferrina
Sostegno alla risposta immunitaria, regolazione infiammatoria, azione antiviraleFondamentali in caso di carenze da dieta industriale
Antiossidazione cellulare
– Vitamina C (500–1000 mg)
– Coenzima Q10
– Glutatione/NAC
– Astaxantina
– Polifenoli
Riduzione dello stress ossidativo, protezione dai radicali liberi e dai processi infiammatori croniciIndispensabili nei soggetti stressati o con infiammazione silente
Equilibrio metabolico
– Magnesio (citrato/bisglicinato)
– Cromo picolinato
– Acido alfa-lipoico
– Berberina
– Vitamine B attive
Regolazione glicemica e insulinica, supporto alla funzione mitocondrialeIndicati in diabesità, sindrome metabolica, stanchezza cronica
Microbiota intestinale
– Prebiotici (inulina, FOS)
– Probiotici selezionati (Lactobacillus, Bifidobacterium)
– Postbiotici, glutammina
Ripristino della flora intestinale, integrità della barriera mucosa, riduzione della permeabilità intestinaleCruciali per contrastare la disbiosi da UPF
Neuroprotezione/psiconeuro
– Omega-3 (EPA/DHA 1–2 g)
– Vitamina B12 (metilcobalamina)
– Fosfatidilserina
– Bacopa, Rhodiola, L-teanina
Miglioramento di umore, memoria, focus, protezione da neuroinfiammazioneUtile in caso di ansia, depressione, stanchezza mentale, burnout
Detossificazione epatica
– Silimarina
– Curcumina BCM-95 / Meriva®
– NAC
– MSM
– Shilajit
Stimolazione degli enzimi epatici di fase I/II, rimozione tossine e xenobioticiIndicati in chi consuma UPF e vive in ambienti inquinati
Energia e mitocondri– NADH / NR (nicotinamide riboside)
– CoQ10
– Acido alfa-lipoico
– L-carnitina
– PQQRicarica mitocondriale, contrasto alla fatica cronica, prevenzione dell’invecchiamento precoceStrategici per vitalità e prevenzione in soggetti affaticati e sedentari
Note finali
- L’integrazione non sostituisce una dieta sana, ma è un supporto clinico e preventivo strategico in un mondo dominato da cibi impoveriti.
- Preferire formulazioni certificate, testate, ad alta biodisponibilità, evitando prodotti economici con eccipienti artificiali.
- Una valutazione professionale è consigliabile per personalizzare i dosaggi e verificarne l’utilità nei casi specifici.
Fonte: https://www.erboristeriarcobaleno.it/antiage/la-trappola-degli-alimenti-ultra-processati-upf/