Delitto di Garlasco, la difesa di Stasi l’impronta 33 sulle scale è di Sempio


Delitto di Garlasco: la difesa di Alberto Stasi ha depositato in Procura una consulenza in cui si sostiene che l’impronta 33 appartiene a Sempio ed è intrisa di sangue e sudore

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Per la difesa di Alberto Stati l’impronta 33 è di Andrea Sempio e sarebbe intrisa di sangue e sudore. Non sarebbe una traccia lasciata da un lieve appoggio della mano sulla parete, uno sfioramento, magari di una persona che stava scendendo la scale, bensì di una traccia frutto di un appoggio “intenso”, come di chi si appoggia al muro con tutto il proprio peso. A dirlo sono i consulenti della difesa di Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi di cui all’epoca era fidanzato. La notizia dell’esito della consulenza – depositata oggi in Procura dalla difesa di Stasi- è stata data dal Tg1 oggi pomeriggio attraverso i canali social. Sempio, che all’epoca del delitto era coetaneo e amico del fratello di Chiara Poggi (avevano 19 anni, mentre la vittima ne aveva 26) e per questo frequentava la casa, è stato nuovamente indagato nel marzo scorso, con l’accusa di omicidio in concorso.

“UN CONTATTO PALMARE INTENSO”

Nella relazione dei consulenti della difesa di Stasi (i periti sono Oscar Ghizzoni, Pasquale Linarello e Ugo Ricci) si parla, per l’impronta 33, di “un contatto palmare intenso di chi appoggia tutto il proprio peso sul muro“. Un contatto “non compatibile con una normale discesa per le scale”. E quell’impronta, dicono, appartiene a Sempio. Che è la stessa conclusione a cui erano giunti anche i periti della Procura di Pavia. La notizia dell’attribuzione di quell’impronta, trovata sulla parete delle scale dove venne ritrovato il cadavere di Chiara, uscì alla fine di maggio, sollevando un grande clamore. Secondo i periti dei pm, l’impronta (al tempo ritenuta non attribuibile) era perfettamente sovrapponibile a quella di Sempio per 15 punti.

L’AVVOCATA DI SEMPIO: “CONSULENZA DI PARTE”

Due mesi fa la difesa di Sempio (nuovamente indagato per la terza volta in 18 anni e sospettato di aver ucciso Chiara Poggi) aveva reagito alla notizia dell’impronta palmare attribuita a Sempio dicendo che la consulenza della Procura era solo “una consulenza di parte” e niente più. Stessa cosa che ha detto oggi – dopo la notizia della consulenza – l’avvocata Angela Taccia, che assiste Sempio insieme a Massimo Lovati: “Nessun timore, è una consulenza di parte che ha il medesimo valore della nostra stessa consulenza. Niente è stato accertato. Siamo fiduciosi che la verità su Andrea Sempio verrà a galla, prima o poi”, ha detto.

L’IMPRONTA 33 È SOLO UNA FOTO

L’impronta numero 33, va ricordato, non esiste più: venne rilevata nel 2007, nelle prime indagini, e poi venne asportato anche il pezzo di intonaco su cui era stata lasciata. Ma ora, fisicamente, non c’è più. Perchè la traccia che c’era è stata utilizzata tutta. Ne rimangono solo le immagini in fotografia, che sono quelle sulla base delle quali i periti della Procura sostengono sia la traccia della mano di Sempio. Il fatto che l’impronta non esista più fisicamente è il motivo per cui la Procura ha chiesto che non venisse ammessa all’incidente probatorio in corso nell’ambito delle nuove indagini. La richiesta di inserirla nell’incidente probatorio era arrivata dagli avvocati della famiglia Poggi (che contestavano l’appartenenza dell’impronta a Sempio e chiedevano analisi biologiche). “Non è possibile procedere ad accertamenti biologici sul reperto fotografico dell’impronta, come incomprensibilmente richiesto dai difensori della persona offesa”, ha detto la Procura chiedendo al giudice che l’impronta venisse lasciata fuori dall’incidente probatorio. E così è stato deciso.

TEST SPERIMENTALI SUL MURO

Ma allora come hanno fatto i consulenti di Stasi a dire che nell’impronta ci sarebbero sangue e sudore? Hanno fatto diverse prove sperimentali, dei test, facendo impronte sul muro e poi rilevandole con la ninidrina, la sostanza chimica che venne utilizzata nel 2007 per rilevare le tracce in casa Poggi. Hanno lasciato impronte con mani porche di sangue, di sudore, di altre sostanze. E poi hanno provato a rilevarle, per vedere come sarebbe stato l’aspetto della traccia dopo che fosse stata comparsa di ninidrina. E hanno messo a confronto i test con la foto dell’impronta 33. Ebbene, questo li ha fatti giungere alla conclusione che, per l’aspetto che l’impronta presente in fotografia, conteneva sia sangue che sudore. I test, probabilmente, hanno preso in esame anche vari livelli di pressione sul muro. Ed è per questo che i periti sostengono che una traccia così evidente deve essere il frutto di una forte pressione. La loro ipotesi è l’impronta palmare sia stata lasciata affacciandosi dalla porta che dava sulle scale dove c’era il corpo di Chiara. Forse per controllare che fosse morta dopo averla uccisa prima di lasciare la casa?

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)