Tumore ovarico platino-resistente, secondo uovi studi relacorilant aggiunto a nab-paclitaxel aumenta la sopravvivenza
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Nelle pazienti affette da carcinoma ovarico resistente al platino il trattamento con relacorilant, un antagonista selettivo del recettore dei glucocorticoidi, in combinazione con nab-paclitaxel, migliora la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto al solo nab-paclitaxel. Lo dimostrano i risultati dello studio di fase 3 ROSELLA (GOG-3073/ENGOT-ov72) presentati all’ultimo convegno annuale della American Society of Clinical Society (ASCO), a Chicago, e pubblicati in contemporanea su The Lancet.
I risultati suggeriscono che la combinazione di relacorilant con nab-paclitaxel potrebbe rappresentare un nuovo standard di cura per il carcinoma ovarico resistente al platino, ha dichiarato durante la sua presentazione Alexander Olawaiye, dell’Università di Pittsburgh in Pennsylvania,
Relacorilant
Il farmaco, che fa parte della classe degli antagonisti selettivi dei glucorticoidi, è stato progettato per contrastare l’iperattività dei recettori dei glucocorticoidi, che rappresenta uno dei principali meccanismi di resistenza del carcinoma ovarico ai trattamenti chemioterapici.
L’agente è in grado di ripristinare la sensibilità delle cellule tumorali all’attività citotossica della chemioterapia.
Lo studio ROSELLA
Il trial ROSELLA (NCT05257408) è uno studio multicentrico internazionale, randomizzato, in aperto e controllato che ha coinvolto 381 donne con carcinoma ovarico epiteliale, carcinoma peritoneale primario o carcinoma delle tube di Falloppio, già trattate con da una a tre linee di terapia, comprendente anche bevacizumab, e andate incontro a progressione della malattia entro 6 mesi dall’ultima dose di platino.
Le pazienti sono state assegnate in modo casuale in rapporto 1:1 al trattamento con la combinazione (188) o nab-paclitaxel da solo (193) fino alla progressione della malattia o al manifestarsi di una tossicità inaccettabile.
Nel braccio sperimentale, il trattamento consisteva in relacorilant alla dose di 150 mg somministrati per via orale (il giorno prima, il giorno stesso e il giorno dopo la somministrazione di nab-paclitaxel) e a nab-paclitaxel alla dose di 80 mg/m² per via endovenosa nei giorni 1, 8 e 15 di ciascun ciclo di 28 giorni. Le pazienti nel braccio di controllo sono state trattate con nab-paclitaxel alla dose di 100 mg/m² per via endovenosa nei giorni 1, 8 e 15 di ciascun ciclo. La dose di nab-paclitaxel nel braccio della combinazione era inferiore rispetto a quella del braccio della monoterapia in quanto relacorilant inibisce il CYP3A4, che è l’enzima responsabile del metabolismo di nab-paclitaxel.
L’endpoint primario era la PFS valutata da un comitato centrale di revisori indipendenti, in cieco, secondo i criteri RECIST 1.1. mentre l’endpoint secondario chiave era la sopravvivenza globale (OS).
La popolazione studiata
Le caratteristiche al basale delle pazienti erano ben bilanciate tra i due gruppi di trattamento. L’età mediana era di 61 anni nel braccio sperimentale e di 62 anni in quello di confronto (≥65 anni rispettivamente nel 38% e 41% dei casi), e la maggior parte delle pazienti era bianca (72% e 70%).
Per lo più le pazienti avevano un performance status ECOG pari a 0 (72% e 66%) o 1 (28% e 32%), uno stadio iniziale di malattia 1-3 (59% entrambi i bracci) e un tumore con i geni BRCA1/2 wild-type (71% e 66%).
Riduzione del rischio di progressione o morte del 30%
A un follow-up mediano di 9 mesi, la PFS mediana è risultata di 6,54 mesi nel braccio della combinazione e di 5,52 mesi nel braccio di controllo (HR 0,70; IC al 95% 0,54-0,91; P = 0,0076), mentre i tassi di PFS a 6 mesi sono risultati rispettivamente del 52% contro 42% e i tassi di PFS a 12 mesi rispettivamente del 25% e del 13%. I risultati di PFS valutata dagli sperimentatori sono stati simili.
A un follow-up mediano di 13,9 mesi, i dati di OS non erano ancora maturi. Tuttavia, la mediana di OS è risultata di 15,97 mesi nel braccio sperimentale e 11,50 mesi in quello di controllo (HR 0,69; IC al 95% 0,52-0,92; P = 0,0121), con tassi di OS a 12 mesi rispettivamente del 60% e 49%.
Il tasso di risposta obiettiva (ORR) è risultato del 37% nel braccio trattato con relacorilant e dl 30% in quello di controllo (P = 0,17) con un tasso di risposta completa rispettivamente del 3,2% e 2,1% e un tasso di beneficio clinico rispettivamente del 51% e 39% (P = 0,016).
Buona tollerabilità della combinazione
Il tasso di eventi avversi emergenti dal trattamento è risultato del 100% nel braccio relacorilant e 99,5% nel braccio di controllo, mentre il tasso di eventi avversi di grado 3 o superiore è stato rispettivamente del 74,5% e 59,5%. Inoltre, non si sono verificati eventi avversi fatali correlati a relacorilant.
Gli eventi avversi di qualsiasi grado più comuni sono stati neutropenia (64% e 49%), anemia (61% e 55%), affaticamento (53% e 45%) e nausea (44% e 35%), mentre gli eventi avversi di grado 3 o superiore più comuni sono stati neutropenia (44% e 25%), anemia (18% e 8%) e affaticamento (9% e 2%).
Olawaiye ha precisato che, dopo essere stati aggiustati in base alla durata dell’esposizione alla terapia, i tassi di neutropenia e anemia sono risultati comparabili tra i due bracci di trattamento.
L’ascite è risultata meno frequente tra le pazienti trattate con relacorilant rispetto alle pazienti di controllo: 5% contro 11% per gli eventi di qualsiasi grado, e 3% contro 5% per quelli di grado 3 o superiore.
Bibliografia
A. Olawaiye et al. ROSELLA: Studio di fase 3 di relacorilant in combinazione con nab-paclitaxel rispetto a nab-paclitaxel in monoterapia in pazienti con carcinoma ovarico resistente al platino (GOG-3073, ENGOT-ov72). J Clin Oncol. 43, 2025 (suppl 17; riassunto LBA5507); doi: 10.1200/JCO.2025.43.17_suppl.LBA5507.
AB Olawaiye et al. Relacorilant e nab-paclitaxel in pazienti con carcinoma ovarico resistente al platino (ROSELLA): Studio di fase 3 in aperto, randomizzato, controllato. Lancet. Pubblicato online il 2 giugno 2025; doi:10.1016/S0140-6736(25)01040-2. leggi