Granulomatosi eosinofila con poliangioite, benefici da mepolizumab 100 mg per 4 settimane


Granulomatosi eosinofila con poliangioite, mepolizumab, al dosaggio di 100 mg ogni 4 settimane, è sicuro ed efficace nel lungo termine

Benralizumab, utilizzato con successo nell'asma grave eosinofilico, è efficace e sicuro anche per la granulomatosi eosinofila con poliangioite

Il trattamento a lungo termine con mepolizumab 100 mg ogni 4 settimane sembra essere efficace e sicuro per la granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA). Lo switch ad un dosaggio più elevato (300 mg ogni 4 settimane) potrebbe, però, rivelarsi utile nei pazienti non adeguatamente controllati con il dosaggio più basso.

Questi i primi risultati di follow-up a lungo termine provenienti da uno studio osservazionale retrospettivo multicentrico europeo di real life, messo a punto su una coorte multicentrica di pazienti dal gruppo di studio europeo per l’EGPA e presentato al congresso EULAR di Barcellona.

I risultati ottenuti confermano l’efficacia e la sicurezza di questo inibitore di IL-5, approvato da tempo nel trattamento di questa condizione clinica.

Razionale e obiettivi dello studio
L’EGPA è una vasculite rara prevalentemente caratterizzata da asma, sinusite, infiltrati polmonari e altre manifestazioni sistemiche. Le manifestazioni a carico di orecchio, naso e gola sono spesso associate a sintomi sistemici di tipo vasculitico e con eosinofilia, e sappiamo che gli eosinofili sono attori chiave nella patogenesi della malattia e che l’interleuchina-5 (IL-5) rappresenta un attore cruciale per la proliferazione, la maturazione e differenziazione degli eosinofili.

Come è noto, i farmaci aventi come target il pathway guidato da IL-5 – come mepolizumab e l’antagonista recettoriale di IL-5 benralizumab, stanno acquisendo grande importanza nel trattamento dell’EGPA.
Dopo lo studio MIRRA del 2017, mepolizumab ha ottenuto da EMA l’autorizzazione all’impiego nell’EGPA al dosaggio di 300 mg ogni 4 settimane.

Nel 2022, il gruppo di studio EGPA ha pubblicato uno studio osservazionale, condotto su una coorte di pazienti europei piuttosto ampia, per valutare l’impiego di mepolizumab nella real life in pazienti affetti da questa condizione clinica.
Grazie ai dati raccolti su oltre 200 pazienti di questa coorte è stato osservato che, nella pratica clinica reale, mepolizumab veniva utilizzato principalmente al dosaggio di 100 mg ogni quattro settimane, cioè la dose approvata per l’asma eosinofilico grave, mentre solo una piccola parte di questi pazienti era trattata con il dosaggio specifico approvato per il trattamento di EGPA.

Valutando l’efficacia e la sicurezza ai mesi 3, 6 e 12 di follow-up per la maggior parte dei pazienti inclusi nello studio, e disponendo dei dati a 24 mesi di follow-up solo per una minoranza dei pazienti, i ricercatori hanno osservato che mepolizumab è efficace nel controllo sia delle manifestazioni sistemiche che respiratorie della malattia, nonchè dotato di un buon profilo di sicurezza; inoltre, mepolizumab potrebbe rappresentare anche un’alternativa efficace come trattamento sequenziale, dopo induzione con rituximab.

Su questi presupposti, nel nuovo studio presentato al congresso i ricercatori hanno voluto verificare, nei pazienti con EGPA provenienti dalla real life, l’efficacia e la sicurezza del trattamento con mepolizumab a lungo termine, nonché la persistenza in terapia con il farmaco al dosaggio di 100 mg ogni 4 settimane.

Disegno dello studio
In questo studio osservazionale retrospettivo multicentrico europeo, condotto nell’ambito dell’European EGPA Study Group, i ricercatori hanno raccolto i dati relativi a  560 pazienti con EGPA trattati con mepolizumab a qualsiasi dosaggio.
Nell’analisi presentata al congresso, sono stati inclusi 28 pazienti con EGPA che erano in trattamento attivo con mepolizumab 100 mg ogni quattro settimane al mese 12 di follow-up dall’inizio della terapia con l’inibitore di IL-5.

Questa coorte includeva anche 6 pazienti inizialmente trattati con mepolizumab 300 mg ogni 4 settimane e poi passati al dosaggio inferiore.

Caratteristiche dei pazienti
I 28 pazienti sopra indicati provenivano da 116 centri specialistici di riferimento per l’EGPA, dislocati in 16 paesi; tutti soddisfacevano i criteri classificativi ACR o quelli usati per l’inclusione nello studio MIRRA e, già ricordato, risultavano in trattamento con mepolizumab 100 mg/mese al mese 12.

Il 51% dei pazienti era di sesso femminile, con un BVAS mediano alla diagnosi pari a 12, mentre il 33% era sieropositivo agli anticorpi ANCA alla diagnosi.
Considerando le manifestazioni cliniche prima dell’inizio del trattamento con mepolizumab, praticamente tutti i pazienti erano affetti da asma e manifestazioni ORL (87%), seguite da sintomi neurologici, cutanei e cardiaci.

Al momento dell’inizio del trattamento, l’età mediana era di 55 anni, la durata mediana della malattia era di 5 anni, con BVAS mediano di 4, e il 40% dei pazienti proveniva da un trattamento pregresso con rituximab.

Tassi di risposta
I tassi di risposta utilizzati in questo studio sono stati tratti dallo studio registrativo MIRRA: i ricercatori hanno definito la risposta come:
– risposta completa in presenza di un punteggio BVAS pari a 0 e dell’impiego di una dose giornaliera di prednisone ≤ 4 mg
– risposta parziale in presenza di un punteggio BVAS pari a zero, ma una dose di prednisone utilizzata > 4 mg/die
– nessuna risposta in presenza di un punteggio BVAS > 0

Risultati principali
A 12 mesi di follow-up, il 35% dei pazienti ha ottenuto una risposta completa.

Tra i 12 e i 24 mesi di follow-up, 24 pazienti hanno aumentato il dosaggio di mepolizumab a 300 mg/4 settimane a causa dell’inefficacia, e a 24 mesi di follow-up, 49/136 pazienti (36%) avevano ottenuto una risposta completa.

A 48 mesi di follow-up, 88 pazienti erano ancora attivamente trattati con mepolizumab 100mg/4 settimane e di questi, 40 (45%) avevano ottenuto una risposta completa. Altri 8 pazienti hanno aumentato il mepolizumab a 300 mg/4 settimane a causa dello scarso controllo della malattia, in particolare delle manifestazioni respiratorie.

Tra i 48 e i 60 mesi di follow-up, altri 6 pazienti hanno aumentato il dosaggio di mepolizumab a 300 mg/4 settimane. Dei 48 pazienti con follow-up attivo su mepolizumab 100mg/4 settimane a 60 mesi, 22 (46%) erano in risposta completa.

Andamento di BVAS e trattamento corticosteroideo a seguito del trattamento
Considerando l’andamento delle due variabili chiave per la definizione di risposta al trattamento (attività di malattia e trattamento corticosteroideo), dallo studio è chiaramente emerso, in 12 mesi, un decremento del valore mediano del punteggio BVAS da 4 (all’inizio dello studio) a 0 (al mese 12). Inoltre, in linea con il trend precedentemente rilevato, è stata osservata una riduzione progressiva  del dosaggio d’impiego giornaliero di prednisone durante tutto il follow-up.

Safety
Per quanto riguarda la sicurezza, circa 5 pazienti all’anno hanno sperimentato un evento avverso, ma per lo più di entità non grave, legati a infezioni, riacutizzazioni respiratorie o astenia.
Inoltre, sono stati riportati solo tre eventi avversi gravi: uno nel primo anno e gli altri due tra il 33° e il 60° mese di follow-up, entrambi relativi a tumori.
Va sottolineato comunque, che si tratta di eventi avversi e non di reazioni avverse al trattamento, non essendo stato verificato il nesso di causalità.

Riassumendo
Nel concludere la presentazione al congresso, i ricercatori hanno sottolineato la natura preliminare dei risultati ottenuti, da prendere con cautela in ragione anche della natura dello studio (a braccio singolo).
Tuttavia, sulla base di questi dati, si può dire che il trattamento a lungo termine con mepolizumab alla dose approvata per l’asma eosinofilico grave si associa ad un controllo efficace dell’attività di malattia nell’EGPA, insieme al buon profilo di sicurezza.

A questo punto, in ragione della natura preliminare di questi risultati, i ricercatori hanno concluso la presentazione affermando che i prossimi step di ricerca che intendono perseguire consisteranno nel:
– valutare la percentuale di pazienti che hanno interrotto il trattamento e i motivi dell’interruzione
– studiare le riacutizzazioni (in pazienti con risposta da completa a parziale o assente), e il tipo di riacutizzazione (sistemica o respiratoria)
– valutare in modo specifico l’efficacia sugli outcome respiratori, come la funzione polmonare (FEV1), e gli effetti del cambio di dosaggio (aumento o riduzione della posologia di somministrazione).

Bibliografia 
1) Bettiol A. et al. Long-term treatment with low-dose mepolizumab for eosinophilic granulomatosis with polyangiitis: follow-up results from the European EGPA Study Group. OP0170; EULAR 2025