Psoriasi, inibitori dell’interleuchina-17 mantengono efficacia anche con dosi intervallate


Psoriasi: secondo nuovi studi, gli inibitori dell’interleuchina-17 mantengono efficacia anche intervallando il dosaggio

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Nei pazienti con psoriasi stabile, aumentare l’intervallo tra le dosi degli inibitori dell’interleuchina-17 secukinumab e brodalumab non ha ridotto l’efficacia terapeutica, senza differenze sostanziali osservate tra le due molecole e con una drug survival accettabile fino a 12 mesi, secondo i risultati di uno studio italiano di reale pratica clinica pubblicato sulla rivista Clinical and Experimental Dermatology.

Farmaci biologici come gli inibitori dell’interleuchina (IL)-17 hanno dimostrato elevata efficacia e sicurezza nel trattamento della psoriasi moderata-grave. Queste terapie consentono il raggiungimento di una risposta PASI 90/100 (riduzione di almeno il 90/100% vs basale nello Psoriasis Area Severity Index) e hanno un impatto positivo sostanziale sulla qualità della vita dei pazienti, misurato come raggiungimento di un punteggio pari a 0/1 (impatto nullo o quasi della malattia) nel Dermatology Life Quality Index (DLQI).

Negli ultimi anni è aumentato l’interesse per la modulazione del trattamento in termini di riduzione (de-escalation) o aumento (escalation) della dose. Le strategie di de-escalation consistono nella riduzione della singola dose terapeutica, nella riduzione del rapporto mg/kg o del numero di iniezioni e nel dose-spacing, ovvero nell’estensione dell’intervallo tra le somministrazioni previste.

Anche se sono disponibili diversi studi real-life sulla modulazione della dose per i pazienti con dermatite atopica, con malattie infiammatorie croniche intestinali e con malattie reumatologiche, non vi sono dati relativi alla de-escalation per gli inibitori della IL-17, in particolare nell’estensione dell’intervallo tra le somministrazioni previste, hanno premesso i ricercatori guidati dall’autore senior Simone Ribero, della Clinica Dermatologica, Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Torino.

La de-escalation in pazienti selezionati può rappresentare una strategia economicamente vantaggiosa nei paesi con copertura sanitaria universale, può ridurre il carico psicologico nei pazienti grazie al minor numero di iniezioni e potrebbe aumentare la compliance, con una conseguente riduzione degli effetti collaterali.

Uno studio di real life italiano
Questo studio retrospettivo di coorte ha analizzato l’efficacia e la drug survival (il periodo di tempo che intercorre tra l’inizio e la sospensione della terapia) con un aumento dell’intervallo tra le dosi in 80 pazienti, il 38,75% di quali ha ricevuto secukinumab e il 61,25% brodalumab.

Come hanno osservato gli autori, i diversi meccanismi d’azione dei due farmaci, ossia l’inibizione della subunità A della IL-17 per secukinumab e del recettore alfa per brodalumab, potrebbero influire non solo sulla velocità d’azione nel regime di dosaggio standard, ma anche sul maggiore mantenimento della risposta dopo la de-escalation.

La riduzione dell’intervallo di dose è stata definita come la somministrazione di secukinumab ogni 6 settimane (anziché 4) e di brodalumab a ogni 3 settimane (anziché 2) dopo l’induzione. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a un intervallo di dose pari al 50% dell’intervallo approvato dopo una durata media del trattamento di 35 mesi.

I ricercatori hanno monitorato le risposte PASI 100, PASI 90 e un punteggio PASI ≤ 1 per un follow-up medio con tale regime di dosaggio pari a 6,7 mesi.

Riduzione della dose degli inibitori della IL-17 efficace nei pazienti con psoriasi con risposta stabile
Il valore medio del PASI era 0,7 dopo 3 mesi di intervallo di dose e 0,1 dopo 12 mesi, senza differenze significative nei punteggi PASI medi tra secukinumab e brodalumab in nessun momento dopo la de-escalation.

Ha raggiunto la risposta PASI 100 il 91,25% dei pazienti all’inizio dell’intervallo della dose, che è rimasta stabile per tutto l’anno successivo. Il 99% dei soggetti ha raggiunto la risposta PASI 90 e il 100% ha ottenuto un punteggio PASI ≤ 1 all’inizio dell’intervallo di dose, ed entrambi i tassi si sono mantenuti a 12 mesi.

A 12 mesi il tasso di drug survival del nuovo regime di dosaggio era del 66,1%, con il 25% dei pazienti che è tornato al dosaggio standard e dei quali il 66,7% ha riacquistato la risposta PASI 100. Secukinumab ha mostrato una drug survival maggiore dopo l’intervallo della dose rispetto a brodalumab (78,3% vs 58,9%, non significativo).

In sintesi, nell’anno successivo alla de-escalation è stato osservato un minimo peggioramento complessivo degli esiti tra i 3 e i 6 mesi, con 20 pazienti che sono tornati ai regimi standard, e una drug survival stimata del 66% a 1 anno. Riguardo all’inferiore drug survival di brodalumab rispetto a secukinumab, i ricercatori hanno ipotizzato che la modulazione della dose con l’inibizione del recettore delle citochine sia meno fattibile rispetto al blocco di una citochina circolante, ma sono necessari studi più ampi e il monitoraggio delle citochine per confermare questa possibilità.

«Non sono state riscontrate differenze significative di efficacia tra secukinumab e brodalumab nei pazienti sottoposti a regime di intervallo delle dose» hanno scritto gli autori. «Nel complesso, la riduzione della dose degli inibitori della IL-17 nei pazienti con psoriasi che hanno ottenuto una risposta stabile sembra essere una strategia terapeutica efficace, anche se 2 pazienti su 5 sono tornati al regime originale dopo 1 anno. Il ritorno al regime di dosaggio standard ha consentito a due terzi dei pazienti di riacquisire la risposta PASI dopo 6 mesi».

Referenze

Mastorino L et al. Dose modulation strategies in psoriatic patients: real-world comparison between secukinumab and brodalumab for up to one year after dose spacing. Clin Exp Dermatol. 2025 Jun 12:llaf250. 

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