Il successo della suzetrigina, alternativa agli oppioidi, rivoluziona il settore degli antidolorifici


Il successo della suzetrigina, alternativa agli oppioidi sviluppata da Vertex Pharmaceuticals, potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di farmaci antidolorifici

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Il successo della suzetrigina, alternativa agli oppioidi sviluppata da Vertex Pharmaceuticals, potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di farmaci antidolorifici sviluppati da biotecnologie emergenti, come SiteOne Therapeutics, che stanno puntando sull’inibizione selettiva dei canali del sodio NaV1.8 e NaV1.7.

Fondata nel 2010, SiteOne si è posta l’obiettivo di sviluppare antidolorifici non oppioidi in un periodo in cui negli Stati Uniti gli oppioidi causavano oltre 20.000 decessi l’anno. Tuttavia, nonostante l’urgenza sanitaria, la ricerca sul dolore non attirava investimenti: i meccanismi fisiologici del dolore, sebbene in parte noti, restavano poco chiari, e la percezione soggettiva rendeva la condizione clinicamente complessa.

Per anni, SiteOne ha sopravvissuto grazie a piccoli finanziamenti e sovvenzioni. “C’è stato un periodo difficile”, ha ammesso il CEO John Mulcahy, “il dolore era un settore fuori moda per gli investitori.” Oggi però lo scenario è cambiato radicalmente: SiteOne ha raccolto 100 milioni di dollari con il supporto di Novo Holdings (azionista di maggioranza di Novo Nordisk) e ha siglato un accordo di acquisizione da parte di Eli Lilly, potenzialmente del valore di 1 miliardo di dollari.

Gran parte di questo rinnovato interesse è merito di Vertex, che per oltre 25 anni ha lavorato su una classe di proteine regolatrici del dolore note come canali ionici del sodio. Il risultato è suzetrigina, un bloccante selettivo del canale NaV1.8, approvato dalla FDA nel gennaio 2025 per il trattamento del dolore acuto post-traumatico o post-operatorio.

Come funzionano i canali del sodio e i loro inibitori?
I canali del sodio sono proteine presenti sulle membrane cellulari che, aprendosi, permettono il flusso di ioni sodio nella cellula. Questo flusso genera impulsi elettrici che viaggiano lungo il sistema nervoso fino al cervello, dove vengono interpretati come segnali di dolore. Dei nove sottotipi noti, tre sono cruciali per la trasmissione del dolore periferico: NaV1.7, NaV1.8 e NaV1.9.
Bloccando specificamente NaV1.7 o NaV1.8, si interrompe questa cascata di segnalazione fin dalle prime fasi, riducendo il dolore senza interferire con altre funzioni sensoriali. NaV1.7 agisce come un interruttore (accende o spegne il segnale), mentre NaV1.8 funziona più come un dimmer, rendendolo potenzialmente più adatto per il dolore cronico, dove l’obiettivo è ridurre l’intensità piuttosto che eliminarlo del tutto.

Perché questi farmaci sono promettenti?
A differenza degli oppioidi, i bloccanti dei canali del sodio agiscono fuori dal sistema nervoso centrale, evitando il rischio di dipendenza e gli effetti collaterali tipici (nausea, sonnolenza, confusione). I dati di fase 3 su suzetrigina hanno dimostrato un’efficacia superiore al placebo e una tollerabilità elevata, con effetti avversi lievi o moderati (come prurito o spasmi muscolari).
Tuttavia, il confronto diretto con gli oppioidi ha mostrato una potenza simile solo a quella degli oppioidi più deboli. Ciò ha generato un dibattito tra i clinici: alcuni ritengono suzetrigina una soluzione utile ma non rivoluzionaria, altri lo vedono come una base su cui costruire opzioni più potenti.

Quali aziende stanno sviluppando bloccanti NaV1.7 e NaV1.8?
Oltre a SiteOne e Vertex, altre biotecnologie stanno entrando in gioco:
Latigo Biotherapeutics (in fase intermedia con LTG001, sostenuta da investitori come Westlake e 5AM Ventures),
Dogwood Therapeutics (nata da una fusione e in sviluppo con Halneuron, basato su una tossina del pesce palla),
Praxis Precision Medicines, RaQualia, Xenon, Newron Pharmaceuticals (Italia),

Navega Therapeutics e Sangamo Therapeutics, che stanno esplorando approcci genetici per silenziare il gene che codifica NaV1.7.
Alcune grandi case farmaceutiche stanno esplorando l’area in modo più discreto. AbbVie aveva un candidato bifunzionale (ABBV-318) ora rimosso dalla pipeline. Merck non ha programmi pubblici attivi ma continua a registrare brevetti nel settore.

Qual è lo stato attuale degli studi clinici?
Vertex sta conducendo uno studio di fase 3 sull’uso di suzetrigina per il dolore neuropatico nei pazienti diabetici, oltre a sviluppare un successore (VX-993). Latigo sta per concludere uno studio su 250 pazienti per il dolore da estrazione dentale, mentre Dogwood punta al dolore neuropatico indotto da chemioterapia. SiteOne, intanto, prevede di avviare rapidamente la fase 2 con il proprio farmaco STC-004.

In conclusione, l’approvazione di suzedtrigina rappresenta una svolta storica nella lotta al dolore senza oppioidi. Ma il cammino è appena iniziato: tra promesse biologiche, sfide nella selettività molecolare e dibattiti sull’efficacia reale, il settore resta fertile ma competitivo. L’interesse delle big pharma e l’afflusso di capitali suggeriscono che i bloccanti dei canali del sodio potrebbero diventare protagonisti nella prossima generazione di analgesici.