Policitemia vera, con rusfertide si riduce la necessità di ricorso alla flebotomia


L’aggiunta di rusfertide alle cure standard può ridurre la necessità di ricorso alla flebotomia e migliorare i sintomi nei pazienti affetti da policitemia vera che necessitano di frequenti flebotomie

policitemia vera

L’aggiunta di rusfertide alle cure standard può ridurre la necessità di ricorso alla flebotomia e migliorare i sintomi nei pazienti affetti da policitemia vera che necessitano di frequenti flebotomie (salassi). Lo dimostrano i risultati dello studio di fase 3 VERIFY, presentato al convegno annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), a Chicago.

Secondo Andrew Kuykendall, del Moffitt Cancer Center di Tampa (Florida), che ha presentato i risultati durante il congresso, i risultati di questo studio suffragano l’impiego di rusfertide come possibile nuova opzione terapeutica per la policitemia vera.

Razionale d’impiego di rusfertide nella policitemia vera
La policitemia vera è una neoplasia mieloproliferativa cronica caratterizzata da una produzione eccessiva di globuli rossi da parte del midollo osseo, con conseguente aumento della viscosità del sangue e del rischio di eventi cardiovascolari e trombotici. Attualmente, la gestione della malattia si basa su trattamenti come il salasso terapeutico, volto a mantenere i livelli di ematocrito al di sotto del 45%. Tuttavia, questa procedura può causare effetti collaterali significativi, tra cui affaticamento, disturbi visivi e carenza di ferro.

Rusfertide (PTG-300), un farmaco sviluppato da Protagonist Therapeutics in collaborazione con Takeda, è un peptide mimetico dell’epcidina, un regolatore chiave del metabolismo del ferro, che agisce modulando l’assorbimento e il rilascio del ferro dai depositi intracellulari, contribuendo così a mantenere l’equilibrio dell’ematocrito.

Lo studio VERIFY (NCT05210790)
Lo studio VERIFY (NCT05210790) è un trial randomizzato di fase 3, articolato in tre parti. Kuykendall ha presentato i risultati della parte 1a, che ha coinvolto 293 pazienti con policitemia vera necessitanti di frequenti salassi, definiti come almeno tre salassi effettuati nelle 28 settimane precedenti o almeno cinque salassi effettuati nel corso dell’ultimo anno.

I pazienti inclusi nello studio sono stati assegnati al trattamento con rusfertide o un placebo, entrambi in combinazione con le cure standard.

La dose iniziale di rusfertide era di 20 mg a settimana, con titolazione fino ad un massimo di 90 mg, su un periodo di 20 settimane. A seguire, i pazienti sono stati trattati per ulteriori 12 settimane, per un totale di 32 settimane nella parte 1a (I pazienti potevano poi proseguire nelle parti 1b e 2 del trial).

Caratteristiche dei pazienti e terapie concomitanti
Le caratteristiche dei pazienti al basale erano generalmente ben bilanciate tra i due gruppi in studio. Tuttavia, nel gruppo rusfertide c’era una percentuale maggiore di pazienti “fortemente salassati” (definiti come sottoposti a sette o più salassi nelle ultime 28 settimane): 10,9% contro 4,8% nel gruppo placebo.

La maggior parte dei pazienti (il 56%) era sottoposta anche a una terapia citoriduttiva concomitante, a base di idrossiurea (39,2%), formulazioni di interferone (13,3%) e ruxolitinib (2,7%).

Tasso di risposta clinica significativamente superiore con rusfertide
L’endpoint primario dello studio era rappresentato dalla risposta clinica, definita come l’assenza dei criteri per il salasso (ematocrito confermato ≥45% e ≥3% superiore al basale, oppure ≥48%) e misurata tra la settimana 20 e la 32.

La risposta clinica è risultata significativamente più elevata nel gruppo rusfertide rispetto al placebo: 76,9% contro 32,9% (P <0,0001).

Numero di salassi e controllo dell’ematocrito
Il numero medio di salassi tra la settimana 0 e 32 è risultato significativamente superiore nel gruppo rusfertide rispetto al gruppo placebo: 0,5 e 1,8 (P < 0,0001). Il 72,8% dei pazienti nel gruppo rusfertide non ha avuto bisogno di salassi, rispetto al 21,9% nel gruppo placebo.

Inoltre, il 62,6% dei pazienti trattati con rusfertide ha mantenuto un ematocrito inferiore al 45% tra la settimana 0 e 32, rispetto al 14,4% nel gruppo placebo (P < 0,0001).

Miglioramento dei sintomi e della qualità di vita
I pazienti trattati con rusfertide hanno avuto maggiori probabilità di miglioramento relativamente a questi outcome:
– PROMIS Fatigue Short Form-8a Total T-score, dal basale alla settimana 32 (media LS: -1,78 per rusfertide vs 0,17 per placebo; P = 0,0268)
– Myelofibrosis Symptom Assessment Form Total Symptom Score, sempre dal basale alla settimana 32 (media LS: -2,40 per rusfertide vs -0,54 per placebo; P =0.0239).

Sicurezza e tollerabilità
Eventi avversi emergenti a seguito del trattamento (TEAE) si sono verificati nell’89% dei pazienti trattati con rusfertide e nell’86,3% dei controlli. Gli eventi avversi più comuni risultati le reazioni nel sito d’iniezione (55,9% contro 32,9%), la fatigue (15,2% contro 15,8%), l’anemia (15,9% contro 4,1%), il mal di testa (10,3% contro 11,6%), COVID-19 (9,7% contro 11%).

Il tasso di interruzioni del trattamento dovute a eventi avversi è risultato del 5,5% nel braccio rusfertide contro 2,7% nel braccio placebo.

Bibliografia
Kuykendall et al. Results from VERIFY, a phase 3, double-blind, placebo (PBO)-controlled study of rusfertide for treatment of polycythemia vera (PV). J Clin Oncol 43, 2025 (suppl 17; abstr LBA3); 10.1200/JCO.2025.43.17_suppl.LBA3; doi: 10.1200/JCO.2025.43.17_suppl.LBA3.