Artrite psoriasica, guselkumab unico inibitore di IL-23 efficace sul danno articolare


Nuovi dati dimostrano l’efficacia a 24 settimane di guselkumab nel ridurre significativamente sia i segni sia i sintomi dell’artrite psoriasica attiva (PsA) e di inibire la progressione del danno strutturale articolare

artrite psoriasica

Presentati da Johnson & Johnson nuovi dati su guselkumab in occasione del Congresso europeo di Reumatologia (EULAR) 2025. In particolare, i nuovi risultati si riferiscono allo studio di fase 3b APEX che dimostrano l’efficacia a 24 settimane di guselkumab nel ridurre significativamente sia i segni sia i sintomi dell’artrite psoriasica attiva (PsA) e di inibire la progressione del danno strutturale articolare, comprese le erosioni articolari e il restringimento dello spazio articolare, rispetto al placebo, come valutato dal punteggio van der Heijde-Sharp modificato per la PsA (vdH-S).

Nello specifico, la variazione media dal basale alla settimana 24 nel punteggio van der Heijde-Sharp (vdH-S) è stata di 0,55 e 0,54 per i pazienti trattati con guselkumab ogni quattro settimane (Q4W) e ogni otto settimane (Q8W), rispettivamente, rispetto a 1,35 nel gruppo placebo (p=0,002 per il dosaggio Q4W e p<0,001 per il dosaggio Q8W rispetto al placebo, rispettivamente).1,a Nei due gruppi trattati con guselkumab, il 67 per cento (Q4W) e il 63 per cento (Q8W) dei 644 pazienti non hanno presentato progressione radiografica, rispetto al 53 per cento dei 376 pazienti nel gruppo placebo.

Questi dati sono tra i 30 abstract e presentazioni accettati che Johnson & Johnson ha presentato al Congresso EULAR di quest’anno.

«Nell’artrite psoriasica, il danno articolare può insorgere precocemente e progredire rapidamente se non trattato, compromettendo in modo significativo la capacità del paziente di muoversi, lavorare e mantenere l’indipendenza», ha affermato Philip J. Mease, MD, direttore della ricerca reumatologica presso lo Swedish Medical Center e ricercatore dello studio.b «I risultati dello studio APEX sono promettenti poiché dimostrano che guselkumab è in grado di inibire la progressione del danno strutturale nei pazienti, fornendo così nuove informazioni cliniche per i pazienti affetti da malattia psoriasica e sottolineando la necessità di avere opzioni terapeutiche ben tollerate ed efficaci che tengano conto dell’intero peso della malattia».

Guselkumab, inoltre, ha migliorato i sintomi articolari e cutanei nei pazienti con PsA attiva:
– una percentuale significativamente maggiore di pazienti trattati con guselkumab (67 per cento per Q4W e 68 per cento per Q8W) ha raggiunto i criteri di risposta dell’American College of Rheumatology (ACR20c) alla settimana 24 rispetto al 47 per cento dei pazienti    trattati con placebo (p<0,001).
– più del doppio dei pazienti trattati con guselkumab ha raggiunto l’ACR50b (41 per cento per Q4W e 42 per cento per Q8W) rispetto al 20 per cento dei pazienti trattati con placebo alla settimana 24.
– nella valutazione della clearance cutanea, una percentuale maggiore di pazienti trattati con guselkumab (73 per cento per Q4W e 68 per cento per Q8W) ha raggiunto un punteggio IGA (Investigator’s Global Assessment) di 0/1d (pelle “pulita” o “quasi pulita”) alla settimana 24 rispetto al 31 per cento dei pazienti trattati con placebo.

«Con questi risultati dello studio APEX, guselkumab ha stabilito un nuovo standard nel preservare le articolazioni, diventando l’unico inibitore dell’IL-23 che ha dimostrato di inibire in modo significativo il danno strutturale», ha affermato Terence Rooney, Vice President, Rheumatology Disease Area Leader, Johnson & Johnson Innovative Medicine. «Il profilo di efficacia e sicurezza di guselkumab offre agli operatori sanitari e ai pazienti con malattia psoriasica un’opzione innovativa per il controllo della malattia».

«L’artrite psoriasica è una malattia cronica che causa dolore, rigidità e gonfiore delle articolazioni e ha un impatto negativo sulla qualità della vita dei pazienti. I risultati dello studio APEX rafforzano il nostro impegno a fornire ai pazienti e agli operatori sanitari un sollievo a lungo termine», ha affermato Mark Graham, Senior Director, Therapeutic Area Head, Immunology, Johnson & Johnson Innovative Medicine EMEA.

Alla settimana 24, si sono verificati eventi avversi (EA) nel 38, 42 e 37 per cento dei pazienti (più comunemente infezioni respiratorie, cefalea, diarrea e artropatia psoriasica), mentre eventi avversi gravi si sono verificati nel 2, 3 e 3 per cento dei pazienti nei gruppi trattati con guselkumab Q4W, Q8W e placebo, rispettivamente. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza.

Guselkumab è il primo inibitore approvato della subunità p19 di IL-23, completamente umano e a doppia azione, che agisce bloccando l’interleuchina 23 (IL-23) e legandosi al CD64, un recettore presente sulle cellule che producono l’IL-23.e,2,3,4,5,6,7 Questa è una citochina secreta dai monociti/macrofagi attivati e dalle cellule dendritiche, nota per essere un fattore scatenante delle malattie immuno-mediate, tra cui l’artrite psoriasica attiva.
 
Studio APEX (EudraCT 2020-004981-20)
APEX è uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su 1020 pazienti con PsA attiva che non hanno mai assunto farmaci biologici e hanno avuto una risposta inadeguata alle terapie standard (ad es. csDMARD, apremilast e/o FANS). La durata del trattamento comprende un periodo di 24 settimane in doppio cieco, controllato con placebo, seguito da un periodo di trattamento attivo di 24 settimane e da un periodo di follow-up di sicurezza di 12 settimane. Per i pazienti che accettano di partecipare all’estensione a lungo termine, è previsto un ulteriore periodo di trattamento attivo di 2 anni prima del follow-up finale di sicurezza.12

Guselkumab
Sviluppato da Johnson & Johnson, guselkumab è il primo anticorpo monoclonale completamente umano approvato, che si lega selettivamente alla subunità p19 dell’IL-23 e ne inibisce l’interazione con il recettore. I risultati relativi alla doppia azione sono limitati a studi in vitro che dimostrano che guselkumab si lega anche al CD64, che è espresso sulla superficie delle cellule produttrici di IL-23 in un modello di monociti infiammatori. Il significato clinico di questa scoperta non è noto.

Guselkumab è approvato nell’UE per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa (PsO) in pazienti adulti che sono candidati alla terapia sistemica e per il trattamento dell’artrite psoriasica attiva (PsA) in pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che sono risultati intolleranti a una precedente terapia con farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD).4 Inoltre, è approvato per il trattamento di pazienti adulti con colite ulcerosa da moderata a grave che hanno avuto una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono intolleranti alla terapia convenzionale o a un trattamento biologico4 e per il trattamento di pazienti adulti con malattia di Crohn da moderata a grave che hanno avuto una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono intolleranti alla terapia convenzionale o a un trattamento biologico.

È anche approvato negli Stati Uniti, in Canada, in Giappone e in numerosi altri paesi per il trattamento di adulti con psoriasi da moderata a severa candidati a terapia sistemica (iniezioni o pillole) o fototerapia (trattamento con luce ultravioletta) e per il trattamento di pazienti adulti con artrite psoriasica attiva.

Johnson & Johnson detiene i diritti esclusivi di commercializzazione mondiale di guselkumab.