L’addio “perfetto” di Fognini: “Dopo la sconfitta-vittoria con Alcaraz non voglio più tornare indietro”. L’annuncio del ritiro a Wimbledon
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“Ho carteggiato delle sedie e le ho passate con l’antiruggine, ho ridipinto un cancello”. Fabio Fognini assaggiò un po’ di futuro nel 2020, quando il mondo si barricò per la pandemia. Non si diede alla panificazione agonistica come il 99% degli italiani, perché era pur sempre Fognini: indefinibile, immarcabile, meravigliosamente insopportabile. Il “talento” che per definizione usava la sregolatezza dei comportamenti per autosabotarsi. E persino quando – sorridente, sereno, chissà se davvero in pace – annuncia l’addio a Wimbledon, prendendosi gli applausi dei giornalisti con i quali si è accapigliato per una intera carriera, ammette: “Potevo fare di più”, ma con riserva: “Se non ci sono riuscito è stata anche un po’ per colpa vostra”.
Eccolo in purezza, il Fogna che saluta il tennis per sempre. Cogliendo “il momento perfetto”: la “sconfitta-vittoria” (la chiama giustamente così) contro Alcaraz sul Centrale di Wimbledon. “E’ stata bella la fine, la maniera in cui sono uscito dal Centrale, gli applausi negli spogliatoi, davanti alla mia famiglia, vale più del miglior torneo vinto. E’ l’addio perfetto“.
“Non farò più nemmeno un torneo”, dice chiudendo il suo libro dei record con 425 vittorie e 396 sconfitte (più 130 vittorie e 80 sconfitte a livello Challenger). Nove titoli Atp in carriera. Il più importante nel 2019, a Monte-Carlo. Ha vinto uno Slam in doppio, lo Us Open. E’ stato numero 9 del mondo. Ora fa il padre. Ha usato la settimana post-Alcaraz per rifletterci: “Flavia (Pennetta, ndr) doveva lavorare in tv, non ho avuto nemmeno il tempo di sedermi con un calice di vino”.
“Gli ultimi anni della carriera sono stati difficili, è arrivato il momento di essere onesto con me stesso. Dopo la partita con Alcaraz non voglio tornare indietro. Ho avuto dei cali nel ranking. Amo questo sport e la motivazione è ancora alta, il tennis mi ha accompagnato per tutta la vita. Ho tanti bei ricordi che conservo nel cuore, qualcosa di speciale. Questo giorno, però, sapevo che sarebbe arrivato. Ho fatto questo lavoro per 20 anni e non so fare altro. Non farò il cuoco, so fare solo pasta al pesto. Ma questo annuncio è ancora lavoro. Ora andrò sul Centrale a vedere Cobolli, che è nella mia agenzia. E’ già lavoro”.
Fognini lascia mentre in Italia, forse, ancora dobbiamo consumare la patina che ce l’ha fatto amare con distacco: all’estero gli hanno riconosciuto il talento infinito che qui gli rinfacciamo come un po’ “sprecato”. “Spero non mi ricordino solo per le racchette spaccate”, dice.
“Conserverò per sempre tantissimi bei ricordi. Ho giocato nell’era di Djokovic, Nadal e Federer. I più forti della storia. E ora contro i due più forti della seconda storia. E di giocare una partita con Alcaraz in maniera inaspettata. Sono stato fortunato a vivere questa era. L’obiettivo era ritirarmi a Monte-Carlo l’anno prossimo, ma la vita è così. La notte prima del match con Alcaraz, il mio desiderio era divertirmi e giocare il miglior tennis possibile. Tutti gli elementi mi hanno portato a questa decisione. Ho sofferto tanto a causa degli infortuni degli ultimi anni. Dopo grandi infortuni, alla mia età, diventa sempre più difficile. Credo che questa sia la migliore decisione che io possa prendere. Ho giocato nel campo più importante al mondo, è l’addio perfetto”.
Che infatti lui include nella top 3 dei suoi match: “Con Alcaraz qui a Wimbledon, con Murray in Coppa Davis e con Nadal a Monte Carlo. È stata una bella corsa. È stato tutto bello. Mi mancherà un po’ la competizione, un po’ meno la routine. Sono entrato in punta di piedi ed esco a testa alta con una sconfitta-vittoria sul Centrale di Wimbledon che per il Fabio Fognini ragazzino, ad Arma di Taggia, è una cosa bellissima”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)