I pazienti con granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) hanno mostrato miglioramenti significativi in vari outcome clinici con mepolizumab a 12 mesi
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I pazienti con granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) hanno mostrato miglioramenti significativi in vari outcome clinici con mepolizumab a 12 mesi, stando ai risultati di uno studio di real life, condotto negli Usa e pubblicato su Annals of Allergy, Asthma & Immunology. Questi miglioramenti hanno incluso una riduzione dell’impiego di steroidi, delle ospedalizzazioni e delle recidive: il numero medio di cicli di corticosteroidi orali si è dimezzato dopo l’inizio del trattamento con mepolizumab.
Razionale dello studio
L’EGPA, come è noto, è caratterizzata da un’infiammazione dei vasi sanguigni di piccolo e medio calibro, che può ridurre il flusso sanguigno e danneggiare diversi organi e tessuti in tutto il corpo, ha continuato, oltre alla sovrapproduzione di eosinofili. Normalmente, gli eosinofili combattono le infezioni: tuttavia, nell’EGPA, il loro accumulo e attivazione eccessivi provocano un’infiammazione diffusa e un danno significativo a tessuti e organi, in particolare nei polmoni, nei nervi, nella pelle e nel tratto gastrointestinale. I pazienti fanno spesso uso di corticosteroidi ad alte dosi iniziali per ridurre rapidamente l’infiammazione, mentre i farmaci immunosoppressori vengono usati nei casi più gravi o per limitare gli effetti collaterali degli steroidi.
Mepolizumab è un inibitore di IL-5 recentemente approvato anche nel nostro paese per il trattamento di questa condizione clinica. La limitata disponibilità di evidenze sull’impatto del trattamento nella real life ha sollecitato la messa a punto di questo nuovo studio, finalizzato a fornire approfondimenti sull’efficacia del mepolizumab nel trattamento dell’EGPA in condizioni di cura abituali, proprie della pratica clinica reale.
Disegno dello studio
Lo studio retrospettivo di coorte ha incluso 114 pazienti (età media: 50,6 anni; 67,5%: donne) con EGPA che hanno impiegato mepolizumab. Un sottogruppo di 60 pazienti (53%; età media: 49,8 anni; 68,3% donne) è stato sottoposto ad un trattamento con un dosaggio di 300 mg di farmaco all’inizio dello studio.
Per ottenere questi dati, i ricercatori hanno attinto ai dati di un database amministrativo di rimborso di prestazioni sanitarie (Komodo Health’s Comprehensive Dataset) relativi ad un periodo compreso da dicembre 2016 e marzo 2020.
Durante il periodo di riferimento, il 91,2% della coorte era affetto da asma, mentre il 64% da rinosinusite cronica; nel sottogruppo da 300 mg, l’asma era presente nell’88,3% dei casi e la rinosinusite nel 70%.
La durata media del trattamento con mepolizumab è stata di 297 giorni, con 313 giorni per i pazienti con dosaggio da 300 mg e 291 giorni per quelli con 100 mg.
Risultati principali
Lo studio ha confermato i benefici osservati negli studi registrativi, dimostrando la capacità del farmaco d ridurre significativamente l’impatto della malattia su questi pazienti.
Le prescrizioni di corticosteroidi sistemici erano principalmente orali (75,9% nel periodo pre-index, 76% nel post-index). Le dosi giornaliere medie di corticosteroidi orali per dispensazione si sono ridotte del 21% (da 26,8 mg a 21,2 mg, P < 0,001), e del 18% per dose giornaliera media totale (da 7,8 mg a 6,4 mg, P = 0,038).
Il numero medio di cicli di corticosteroidi orali si è dimezzato (passando da 1,8 a 0,9; P <0,001).
Nel sottogruppo da 300 mg si è avuta una riduzione pari al 35% del dosaggio giornaliero medio (da 22,6 mg a 14,6 mg; P < 0,001), mentre i cicli di steroidi orali si sono praticamente dimezzati (-51%; da 1,6 a 0,8; P < 0,001).
Anche le dosi cumulative di corticosteroidi sono diminuite: nello specifico, le dosi cumulative di steroidi orali si sono ridotte del 18% (da 2.856 mg a 2.330 mg; P = 0,038), quelle di steroidi sistemici del 19% (da 3.149 mg a 2.542 mg; P = 0,01), mentre nel sottogruppo da 300 mg si sono ridotte del 24%(da 3.484 mg a 2.635 mg; P = 0,032).
I ricercatori hanno osservato anche una riduzione dell’impiego di antibiotici: considerando la coorte di pazienti in toto, questo è passato dall’89,5% al 76,3% (p=0,002), mentre nel gruppo da 300 mg, si è passati dall’86,7% al 73,3% (p=0,033).
L’impiego di farmaci di mantenimento è rimasto stabile in entrambi i gruppi dal basale fino al post-inizio del trattamento. Ma nella coorte in toto, l’impiego di ≥3 bombolette di beta2-agonisti a breve durata/anno è sceso dal 48,2% al 36,8% (P = 0,02), mentre l’impiego di antagonisti muscarinici è sceso dal 5,3% all’1,8% (p=0,046).
Inoltre, l’impiego dei farmaci modificatori dei leucotrieni si è contratto, passando dal 42,1% al 21,9% (p<0,01) nella coorte in toto e dal 33,3% al 16,7% (p=0,008) nel sottogruppo trattato inizialmente con mepolizumab 300 mg.
Quanto agli immunosoppressori, si è avuta una contrazione dell’impiego di ciclofosfamide – dal 6,1% al 2,6% (p=0,046), mentre non è stata rilevata nessuna differenza significativa relativamente all’impiego di altri farmaci di questa classe.
Passando alle ospedalizzazioni correlate ad EGPA (espresse per persona per anno: PPY), queste si sono praticamente dimezzate nella coorte in toto (-49%; da 1,55 a 0,86 PPY; P = 0,004), mentre nel gruppo da 300 mg si sono ridotte del 36% (da 1,61 a 1,1 PPY; non significativo).
Il numero di ricoveri totali si è ridotto del 56% (da 0,46 a 0,9 PPY; P = 0,006) nella coorte in toto, mentre il numero di recidive asmatiche si è ridotto del 42% (da 1,84 a 1,05 PPY; P =0,004) nella stessa coorte e del 48% (da 1,69 a 0,87 PPY; P = 0,002) nella coorte trattata inizialmente con mepolizumab 300 mg.
Passando alle recidive di EGPA, queste si sono ridotte del 19% (da 3,94 a 3,18 PPY; P = 0,004) nella coorte in toto e del 23% nel gruppo 300 mg (da 4,01 a 3,1 PPY; P = 0,006).
Le recidive gravi di EGPA, invece, si sono ridotte del 57% (da 0,6 a 0,25 PPY; P = 0,006) nella coorte in toto e del 49% (da 0,52 a 0,25 PPY; P = 0,02) nel gruppo 300 mg.
Riassumendo
In conclusione, ricercatori hanno concluso che i pazienti con EGPA ottengono numerosi benefici dal trattamento con mepolizumab, inclusa la riduzione dell’uso di corticosteroidi orali, delle recidive, delle ospedalizzazioni e delle riacutizzazioni asmatiche.
Le riduzioni d’impiego di steroidi possono anche ridurre l’impatto tossico del loro uso prolungato. La diminuzione nell’impiego di risorse sanitarie è un ulteriore vantaggio a favore dell’impiego di mepolizumab.
Nel complesso, dunque, i dati del mondo reale confermano in gran parte i risultati positivi degli studi clinici randomizzati su questo farmaco nel trattamento dell’EGPA.
Bibliografia
Mathur SK, et al. Real-world mepolizumab treatment in eosinophilic granulomatosis with polyangiitis reduces disease burden in the United States. Ann Allergy Asthma Immunol. 2024;doi:10.1016/j.anai.2024.11.004.
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