Regeneron pubblica nuovi dati su cemiplimab nel carcinoma cutaneo a cellule squamose


Carcinoma cutaneo a cellule squamose, con cemiplimab adiuvante riduzione del 68% del rischio di recidiva o morte

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Regeneron Pharmaceuticals, Inc. ha annunciato oggi i dati dello studio di Fase 3 C-POST, che ha valutato l’inibitore di PD-1 cemiplimab in pazienti con carcinoma cutaneo a cellule squamose (CSCC) ad alto rischio dopo intervento chirurgico. I risultati, presentati durante una sessione orale al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), a Chicago, e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine (NEJM), includono i dati relativi all’endpoint primario di sopravvivenza libera da malattia (DFS) e la prima presentazione dei risultati degli endpoint secondari principali.

«Sebbene la chirurgia e la radioterapia rimangano il cardine del trattamento per il carcinoma cutaneo a cellule squamose ad alto rischio, esiste un bisogno critico e insoddisfatto di terapie sistemiche per aiutare a prevenire le recidive e le metastasi, al fine di ottenere risultati migliori per i pazienti», ha affermato Danny Rischin, Research Lead, Head and Neck Cancer and Cutaneous SCC, Department of Medical Oncology, presso il Peter MacCallum Cancer Centre di Melbourne, autore principale dello studio.

All’inizio del 2025 sono stati condivisi tramite comunicato stampa i risultati ad interim dello studio di fase 3 C-POST, in cui è stato riportato che il trattamento adiuvante con l’inibitore PD-1 cemiplimab ha portato a un miglioramento statisticamente significativo nell’endpoint primario di sopravvivenza libera da malattia (DFS) in pazienti con carcinoma squamoso cutaneo (CSCC) ad alto rischio dopo l’intervento chirurgico.

I dati di cemiplimab presentati al congresso ASCO di quest’anno forniscono ulteriori informazioni sull’endpoint primario di DFS – definito come tempo dalla randomizzazione alla prima recidiva di malattia documentata o al decesso – nonché i primi risultati per gli endpoint secondari di libertà da recidiva locoregionale, libertà da recidiva a distanza e sopravvivenza globale (OS).

Con una durata mediana del follow-up di 24 mesi (range: 2-64 mesi), i risultati di efficacia per cemiplimab rispetto al placebo sono stati i seguenti:
• riduzione del 68% del rischio di recidiva di malattia o decesso ( hazard ratio [HR] 0,32; intervallo di confidenza al 95% [IC] 0,20-0,51; P < 0,0001), con DFS mediana non raggiunta per i pazienti trattati con cemiplimab (vs 49 mesi per il placebo);
o a 2 anni, 87% di DFS con cemiplimab vs 64% con placebo;
• riduzione dell’80% del rischio di recidiva locoregionale (HR 0,20; IC al 95% 0,09-0,40);
• riduzione del 65% del rischio di recidiva a distanza (HR 0,35; IC al 95% 0,17-0,72).

I dati aggiornati sull’OS da un recente data-cut, con circa 6 mesi di follow-up aggiuntivo dopo l’analisi primaria di DFS, suggeriscono un beneficio emergente dell’OS per cemiplimab (HR: 0.78, IC al 95% 0,39-1,56) rispetto al placebo.

Inoltre, un’analisi esplorativa dei risultati di C-POST ha mostrato tassi simili di DFS indipendentemente dal livello di espressione di PD-L1. Nello specifico, cemiplimab ha ridotto il rischio di recidiva di malattia o decesso del 72% nei tumori con PD-L1 ≥1% (HR 0,28; IC al 95% 0,15-0,52; n = 309) e del 68% nei tumori con PD-L1 <1% (HR 0,32; IC al 95% 0,12-0,86; n = 85), rispetto al placebo.

La sicurezza è stata valutata in 205 pazienti nel braccio cemiplimab e 204 pazienti nel braccio placebo. Eventi avversi (AE) di qualsiasi grado si sono verificati nel 91% e nell’89% dei pazienti nel braccio cemiplimab e nel braccio placebo, rispettivamente. AE di grado ≥3 si sono verificati nel 24% e nel 14% dei pazienti nel braccio cemiplimab e nel braccio placebo, rispettivamente.

Gli AE più comuni che si sono verificati in almeno il 10% dei pazienti nel braccio cemiplimab sono stati affaticamento, prurito, eruzione cutanea, diarrea, artralgia, ipotiroidismo ed eruzione maculo-papulare. L’unico AE di grado ≥ 3 che si è verificato in più del 2% dei pazienti nel braccio cemiplimab è stata l’ipertensione. Le interruzioni del trattamento dovute ad AE, indipendentemente dall’attribuzione, si sono verificate nel 10% e nel 2% dei pazienti nel braccio cemiplimab e nel braccio placebo, rispettivamente. Due pazienti hanno manifestato un AE che ha portato al decesso in ciascun braccio.

L’uso potenziale di cemiplimab descritto sopra è sperimentale e la sua sicurezza ed efficacia non sono state valutate da alcuna autorità regolatoria per questa indicazione. Sono state presentate domande di autorizzazione regolatoria per cemiplimab nel trattamento adiuvante del CSCC negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.

Lo studio C-POST
C-POST è uno dei numerosi studi del portafoglio oncologico e della pipeline di Regeneron presentati al cogresso dell’ASCO.

C-POST è uno studio globale di fase 3 randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco e multicentrico che valuta cemiplimab rispetto al placebo come trattamento adiuvante per pazienti con caratteristiche associate a un alto rischio di recidiva di CSCC e che hanno completato la chirurgia e la radioterapia post-operatoria. I partecipanti allo studio erano ad alto rischio di recidiva a causa di caratteristiche linfonodali (estensione extracapsulare o ≥3 linfonodi coinvolti) e/o caratteristiche non linfonodali (metastasi in-transit, lesione T4, invasione perineurale o tumore localmente ricorrente con ≥1 ulteriori caratteristiche prognostiche sfavorevoli).

Lo studio ha arruolato 415 pazienti che sono stati randomizzati a ricevere cemiplimab (n = 209) o placebo (n = 206) per un massimo di 48 settimane. Per le prime 12 settimane, cemiplimab 350 mg o placebo sono stati somministrati per via endovenosa ogni 3 settimane, seguiti da cemiplimab 700 mg o placebo somministrati per via endovenosa ogni 6 settimane per 36 settimane.

Cemiplimab e la tecnologia VelocImmune di Regeneron
Cemiplimab è un anticorpo monoclonale completamente umano che ha come bersaglio il recettore del checkpoint immunitario PD-1 sulle cellule T ed è stato inventato utilizzando la tecnologia proprietaria VelocImmune® di Regeneron. Legandosi a PD-1, cemiplimab ha dimostrato di bloccare le cellule tumorali dall’utilizzare il pathway di PD-1 per sopprimere l’attivazione delle cellule T.

La tecnologia VelocImmune® di Regeneron utilizza una piattaforma proprietaria di topi geneticamente modificati, dotati di un sistema immunitario geneticamente umanizzato, per produrre anticorpi ottimizzati completamente umani. George D. Yancopoulos, cofondatore, presidente e direttore scientifico di Regeneron, era uno studente laureato quando insieme al suo mentore Frederick W. Alt nel 1985 sono stati i primi a immaginare di realizzare un topo geneticamente umanizzato e Regeneron ha trascorso decenni a inventare e sviluppare VelocImmune e le tecnologie VelociSuite® correlate.

Il Dr. Yancopoulos e il suo team hanno utilizzato la tecnologia VelocImmune per creare circa uno su cinque di tutti gli anticorpi monoclonali completamente umani originali, approvati o autorizzati dalla Food and Drug Administration.