Uno studio ha evidenziato che l’infusione di lecanemab per il trattamento dei pazienti nelle prime fasi della malattia di Alzheimer, è sicura e ben tollerata
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Uno studio pubblicato su “JAMA Neurology” ha evidenziato che l’infusione di lecanemab, anticorpo monoclonale anti-amiloide approvato dalla Fda e dall’Ema per il trattamento dei pazienti nelle prime fasi della malattia di Alzheimer, è sicura e ben tollerata in un contesto ambulatoriale, con poche reazioni avverse e un numero limitato di soggetti che hanno interrotto il trattamento.
I risultati forniscono informazioni cruciali per l’uso di questa immunoterapia anti-amiloide nella pratica clinica, colmando il divario tra sperimentazione e applicazione reale.
Studio su pazienti con malattia in fase precoce
Pur essendo approvato, il farmaco è associato a possibili eventi avversi, tra cui reazioni correlate all’infusione e anomalie nelle immagini cerebrali, come edema/versamento (ARIA-E) e/o emorragia/deposizione di emosiderina (ARIA-H).
Per valutare la sicurezza e l’efficacia del trattamento, il team di ricerca, guidato da Madeline Paczynski del Memory Diagnostic Center presso il dipartimento di neurologia della Washington University School of Medicine a Saint Louis, ha condotto un’analisi retrospettiva su una coorte di 234 pazienti anziani (età media 74,4 anni, 50% donne), trattati tra agosto 2023 e ottobre 2024 presso la stessa struttura.
I pazienti hanno ricevuto infusioni di 10 mg/kg di lecanemab ogni due settimane e sono stati sottoposti a monitoraggio prima della quinta, settima e quattordicesima somministrazione.
Inoltre, sono stati eseguiti test per biomarcatori ematici al fine di confermare la presenza di amiloide, scansioni PET specifiche dell’amiloide e analisi genetiche per APOE e4. Le immagini MRI di base e di follow-up hanno permesso di individuare eventuali anomalie ARIA.
L’endpoint primario dello studio era l’incidenza di reazioni correlate all’infusione, l’ARIA e la sospensione del trattamento.
Gestione degli effetti avversi e sospensione della terapia
Gli effetti collaterali principali riguardavano le reazioni all’infusione, registrate in 87 pazienti (37%), prevalentemente di lieve entità. Cinque individui hanno sviluppato reazioni gravi nelle 24 ore successive alla somministrazione, tre dei quali hanno subito cadute con necessità di ricovero dopo la prima infusione.
Dai 194 pazienti considerati a rischio di ARIA, 44 (23%) presentavano microemorragie o siderosi superficiale già prima dell’inizio della terapia.
Durante il trattamento, della durata media di 6,5 mesi, almeno un’anomalia ARIA è stata rilevata in 42 pazienti (22%). In particolare, 29 (15%) hanno sviluppato ARIA-E, con o senza ARIA-H, mentre 13 (6,7%) hanno avuto ARIA-H isolata e 11 (5,7%) hanno manifestato sintomi clinici correlati ad ARIA, in due casi di grave entità.
Un totale di 23 pazienti (9,8%) ha deciso di interrompere la terapia, di cui 10 a causa delle anomalie ARIA. Tuttavia, non sono stati registrati decessi né macroemorragie tra i partecipanti.
Implicazioni per la pratica clinica
Secondo gli autori, lo studio fornisce indicazioni fondamentali per i medici impegnati nell’applicazione delle immunoterapie anti-amiloide, contribuendo alla selezione dei pazienti e alla gestione degli effetti collaterali.
Inoltre, sottolinea l’importanza di un approccio condiviso tra clinici e pazienti nella decisione terapeutica, favorendo un uso sicuro ed efficace di lecanemab nel trattamento dell’Alzheimer.
Bibliografia:
Paczynski M, Hofmann A, Posey Z, et al. Lecanemab Treatment in a Specialty Memory Clinic. JAMA Neurol. 2025 May 12:e251232. doi: 10.1001/jamaneurol.2025.1232. Epub ahead of print. leggi
https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2833457