Studio ha implementato un nuovo schema diagnostico della BPCO che include l’imaging del torace, i sintomi respiratori e la spirometria
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Uno studio pubblicato su JAMA e presentato nel corso del congresso annuale dell’American Thoracic Society (ATS) ha implementato un nuovo schema diagnostico della BPCO che include l’imaging del torace, i sintomi respiratori e la spirometria, in grado di identificare gli individui a rischio più elevato ed escludere quelli a basso rischio.
Utilizzando questo nuovo schema diagnostico della BPCO, rispetto agli individui classificati come non affetti da BPCO, è emerso che quelli con una nuova diagnosi di BPCO presentavano una maggiore mortalità per tutte le cause e specifica per l’apparato respiratorio, riacutizzazioni più frequenti e un declino più rapido di FEV1.
Questo nuovo schema diagnostico di BPCO integra valutazioni multidimensionali per includere ulteriori individui con elevata morbilità respiratoria e per escludere individui con ostruzione del flusso d’aria che non presentano sintomi respiratori o evidenza di malattia polmonare strutturale.
Razionale e obiettivi dello studio
La BPCO, come è noto, rappresenta una delle principali cause di disabilità e mortalità a livello globale. Stando alle attuali raccomandazioni delle società scientifiche internazionali, la diagnosi di BPCO si basa sulla presenza di ostruzione delle vie aeree rilevata tramite spirometria post-broncodilatatore, definita da un rapporto FEV₁/FVC inferiore a 0,70 o al di sotto del limite inferiore di normalità, in presenza di sintomi respiratori e un contesto clinico appropriato.
Tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato che la spirometria non è sufficientemente sensibile per rilevare le alterazioni strutturali tipiche della BPCO, che spesso compaiono prima che la funzione respiratoria scenda sotto i valori soglia stabiliti.
Fino al 50% dei fumatori attuali o ex fumatori presenta segni di enfisema o ispessimento delle pareti bronchiali alla tomografia computerizzata (TC) del torace, anche in assenza di ostruzione spirometrica. Inoltre, tra chi non mostra ostruzione, il rischio di svilupparla nei successivi 5 anni è:
– 2 volte maggiore in presenza di ispessimento bronchiale
– 4 volte maggiore in presenza di enfisema alla Tac rispetto a chi non presenta alterazioni strutturali.
Inoltre, circa la metà dei fumatori attuali o ex fumatori senza ostruzione spirometrica riferisce sintomi respiratori rilevanti (come tosse, fiato corto), spesso sottovalutati o attribuiti ad altri fattori come invecchiamento, sedentarietà o aumento di peso.
Diventa, pertanto, sempre più evidente che la spirometria non riesce a cogliere tutta la complessità e l’eterogeneità clinica della BPCO, e cresce il consenso nella comunità scientifica sull’idea che la diagnosi non debba basarsi esclusivamente su questo esame.
Nel 2019, il progetto COPDGene è stato il primo a proporre nuovi criteri diagnostici che includessero l’imaging polmonare, basandosi su un sistema a 4 elementi (fattori di rischio, sintomi, imaging e spirometria), ciascuno con pari importanza. Per una diagnosi certa di BPCO, dovevano essere presenti tutti e quattro i criteri — criterio che ha portato a riclassificare alcuni pazienti precedentemente diagnosticati come affetti da BPCO.
Nel 2022, anche la Commissione Lancet sulla BPCO ha sottolineato la necessità di una diagnosi multidimensionale, senza però fornire soglie specifiche. Nel 2023, il documento GOLD ha riconosciuto che la presenza di enfisema o alterazioni delle vie aeree deve sollevare il sospetto clinico di BPCO, ma non ha incluso la Tac nel suo algoritmo diagnostico.
Obiettivo di questo studio è stato valutare l’impatto di uno schema diagnostico BPCO ampliato, che includesse più dimensioni cliniche, testando le associazioni con outcome clinici importanti quali la mortalità e la morbilità respiratoria. A tal fine, sono stati utilizzati dati di due ampi studi multicentrici di coorte per elaborare e validare il nuovo schema diagnostico, con particolare attenzione a identificare pazienti che non sarebbero diagnosticati sulla base della sola spirometria.
Disegno dello studio
Questo studio di coorte ha incluso 2 coorti longitudinali: la Genetic Epidemiology of COPD (COPDGene), che ha arruolato 10 305 partecipanti tra il 9 novembre 2007 e il 15 aprile 2011, con follow-up longitudinale fino al 31 agosto 2022; e la Canadian Cohort Obstructive Lung Disease (CanCOLD), che ha arruolato 1561 partecipanti tra il 26 novembre 2009 e il 15 luglio 2015, con follow-up fino al 31 dicembre 2023.
L’esposizione comprendeva il nuovo schema diagnostico multidimensionale della BPCO, definito da:
1) categoria diagnostica principale: presenza del criterio principale (ostruzione al flusso d’aria basata sul rapporto post-broncodilatatore FEV₁/FVC inferiore a 0,70) e almeno 1 dei 5 criteri minori (enfisema o ispessimento della parete bronchiale alla tomografia computerizzata, dispnea, scarsa qualità di vita respiratoria e bronchite cronica)
oppure da:
2) categoria diagnostica minore: presenza di almeno 3 dei 5 criteri minori (che devono includere enfisema e ispessimento della parete bronchiale per i soggetti con sintomi respiratori potenzialmente dovuti ad altre cause).
Gli outcome considerati sono stati la mortalità per tutte le cause, la mortalità per cause respiratorie specifiche, le riacutizzazioni e la variazione annualizzata di FEV1.
Risultati principali
Sul totale dei 9.416 adulti della coorte COPDGene (età media [SD] all’arruolamento: 59,6 [9,0] anni; 5.035 [53,5%] di sesso maschile; 3.071 [32,6%] di etnia Afro-Americana; 6.345 (67,4%) di etnia Caucasica; 4.943 [52,5%] fumatori), 811 dei 5.250 individui (15,4%) senza ostruzione del flusso aereo sono stati classificati come affetti da BPCO in base alla categoria diagnostica minore, e 282 dei 4.166 individui (6,8%) con ostruzione del flusso aereo sono stati classificati come non affetti da BPCO.
Gli individui riclassificati con una nuova diagnosi di BPCO presentavano una mortalità maggiore per tutte le cause ( hazard ratio aggiustato: 1,98; IC95%:1,67-2,35; P < 0,001) e mortalità specifica per le vie respiratorie (hazard ratio aggiustato: 3,58; IC95%: 1,56-8,2; P = 0,003), un maggior numero di riacutizzazioni (rapporto di incidenza aggiustato: 2,09; IC95%: 1,79-2,44; P < 0,001) e un più rapido declino del FEV1 (β aggiustato = -7,7 mL/y; IC95%: da -13,2 a -2,3; P = 0,006) rispetto agli individui classificati come non affetti da BPCO.
Tra gli individui con ostruzione del flusso d’aria alla spirometria, quelli non più classificati come affetti da BPCO in base a questo nuovo schema diagnostico presentavano outcome simili a quelli senza ostruzione del flusso d’aria.
Tra i 1.341 adulti della coorte CanCOLD, invece, gli individui recentemente classificati come affetti da BPCO hanno avuto un maggior numero di riacutizzazioni (rapporto di incidenza aggiustato: 2,09; IC95%: 1,25-3,51; P < 0,001).
Implicazioni dello studio
Utilizzando 2 ampie coorti longitudinali multicentriche di adulti con rischio variabile di BPCO, questo studio ha dimostrato che, rispetto all’utilizzo dei criteri diagnostici GOLD per la BPCO, l’applicazione di un nuovo schema diagnostico multidimensionale per la BPCO ha portato all’inclusione di ulteriori soggetti con elevata mortalità e morbilità respiratoria e all’esclusione di soggetti con ostruzione del flusso aereo alla spirometria senza sintomi o evidenza di malattia polmonare strutturale. Questo nuovo schema ancorerà la diagnosi di BPCO alla spirometria, se disponibile, e includerà ulteriori elementi (dispnea, qualità della vita respiratoria e reperti TC) per soddisfare i criteri di diagnosi di BPCO.
Bibliografia
COPDGene 2025 Diagnosis Working Group and CanCOLD Investigators. A Multidimensional Diagnostic Approach for Chronic Obstructive Pulmonary Disease. JAMA. Published online May 18, 2025. doi:10.1001/jama.2025.7358
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