Dolore oncologico: uno studio clinico, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, ha confrontato la radioterapia conformazionale 3D con la radioterapia stereotassica
![]()
Uno studio clinico randomizzato, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, ha confrontato la radioterapia conformazionale 3D con la radioterapia stereotassica (SBRT), evidenziando che la SBRT in singola frazione non mostra un’efficacia superiore nella riduzione del dolore osseo associato a metastasi tumorali rispetto alla radioterapia convenzionale.
A un mese, la risposta completa (assenza totale di dolore) è aumentata dal 25% con 3D-CRT al 37% con SBRT, ma la differenza non è risultata statisticamente significativa. Lo stesso vale per il follow-up a 3 mesi.
La radioterapia conformazionale tridimensionale (3D-CRT) e la radioterapia stereotassica corporea (SBRT) sono due tecniche utilizzate per trattare i tumori con radiazioni, ma si differenziano per precisione, intensità del trattamento e tipo di paziente a cui sono più adatte.
Radioterapia conformazionale 3D (3D-CRT)
La 3D-CRT è una tecnica ampiamente utilizzata nella radioterapia oncologica. Si basa sull’uso di immagini tridimensionali del tumore (ottenute tramite TAC o risonanza magnetica) per modellare i fasci di radiazioni in modo che si adattino alla forma del tumore stesso. Questo consente di colpire con maggiore precisione la massa tumorale rispetto alle tecniche più tradizionali, riducendo l’esposizione dei tessuti sani circostanti.
Viene spesso impiegata sia a scopo curativo, per esempio nei tumori della prostata o della mammella, sia a scopo palliativo, come nel caso delle metastasi ossee dolorose. Di solito il trattamento si svolge in più sedute, chiamate “frazioni”, e la dose di radiazioni somministrata in ogni sessione è moderata, per permettere al corpo di tollerarla meglio.
Pur essendo più precisa della radioterapia tradizionale bidimensionale, la 3D-CRT ha alcuni limiti: per esempio, non è sempre possibile aumentare molto la dose per singola seduta, e questo può limitare l’efficacia in alcuni contesti, specialmente se si vogliono ottenere risultati rapidi o trattare lesioni molto aggressive.
Radioterapia stereotassica corporea (SBRT)
La SBRT è una tecnica più recente e sofisticata. A differenza della 3D-CRT, consente di erogare dosi molto elevate di radiazioni in pochissime sedute — a volte anche in una sola. Questo è possibile grazie all’estrema precisione con cui viene pianificato e somministrato il trattamento: vengono utilizzati sistemi di imaging avanzati e dispositivi per immobilizzare il paziente e monitorare costantemente il movimento del corpo (come quello respiratorio), così da concentrare l’energia esattamente dove serve, millimetro per millimetro.
La SBRT è particolarmente indicata per lesioni di piccole dimensioni, ben localizzate, come alcune metastasi ossee, epatiche o polmonari. Viene spesso usata in pazienti che non possono essere operati o in cui si cerca una risposta rapida. In alcuni casi, può essere usata anche con intento curativo, ad esempio in tumori polmonari in stadio iniziale non operabili.
Tuttavia, proprio per la sua potenza e precisione, la SBRT richiede un’infrastruttura tecnologica molto avanzata e un’elevata esperienza da parte del team radioterapico. Inoltre, non è adatta per tutti i pazienti: per esempio, nei casi in cui il tumore è molto esteso o diffuso, la 3D-CRT resta più indicata.
In generale, entrambe le tecniche sono valide e, se utilizzate correttamente, contribuiscono in modo importante al controllo del dolore e alla qualità della vita dei pazienti oncologici.
Il confronto
Secondo i ricercatori guidati dalla dott.ssa Carole Mercier dell’Iridium Network di Anversa (Belgio), l’analisi per-protocol ha mostrato una differenza significativa a favore della SBRT (54% vs 31%) tra i pazienti ancora valutabili a 3 mesi.
“Lo studio è coerente con la letteratura esistente: la radioterapia palliativa convenzionale è efficace nel breve termine,” scrivono gli autori. “L’idea iniziale che una dose più elevata con SBRT inducesse un sollievo più rapido dal dolore non è più supportata.”
Tuttavia, sottolineano che la durata della risposta clinica diventa sempre più importante, dato il miglioramento della sopravvivenza nei pazienti con cancro metastatico. Anche se il disegno dello studio non era pensato per valutare il beneficio oltre 1 mese, la maggiore risposta osservata a 3 mesi nei pazienti trattati con SBRT sembra rilevante dal punto di vista clinico, pur non potendo escludere del tutto un bias di selezione.
Un editoriale accompagnatorio ha osservato che, pur trattandosi tecnicamente di uno studio “negativo”, il trial ROBOMET fornisce dati utili a supporto di entrambe le tecniche:
“Per i pazienti con metastasi ossee dolorose, i risultati del ROBOMET rafforzano l’evidenza a favore della SBRT nei pazienti con prognosi favorevole, tenendo conto dei limiti delle stime mediche sulla sopravvivenza,” ha concluso Shankar Siva, del Peter MacCallum Cancer Center di Melbourne.
Tuttavia, i dati rassicurano anche sul fatto che la radioterapia convenzionale mantiene un’efficacia palliativa simile a breve termine, restando quindi un’opzione valida.
Anche il dott. Jonathan P.S. Knisely del Weill Cornell Medicine ha condiviso questa posizione, sottolineando:
“La radioterapia conformazionale 3D a singola frazione da 8 Gy allevia il dolore con la stessa rapidità della SBRT da 20 Gy e dovrebbe essere preferita nei pazienti con aspettative di vita limitate.”
Dettagli dello studio ROBOMET
Si tratta di uno studio multicentrico randomizzato con pazienti adulti affetti da metastasi ossee dolorose e aspettativa di vita superiore ai 3 mesi, basato sul confronto tra SBRT (20 Gy in singola frazione) e 3D-CRT (8 Gy in singola frazione). L’endpoint primario era la risposta completa a 1 mese (punteggio 0 su scala del dolore da 0 a 10).
Su 126 pazienti valutabili, i tumori primari più frequenti erano: polmone (n=40), prostata (n=30), seno (n=26). Il vantaggio assoluto in favore della SBRT (12%) non è risultato statisticamente significativo (p=0,25). A 3 mesi, la risposta completa è stata del 33% per SBRT e 24% per 3D-CRT (p=0,32).
L’analisi per-protocol su 87 pazienti ha mostrato un tasso di risposta completa del 54% per SBRT contro il 31% per 3D-CRT, con significatività statistica (p=0,048).
Altri risultati importanti evidenziano una riaccensione del dolore nel 27% nei pazienti 3D-CRT rispetto al 18% SBRT, una re-irradiazione nell’11% (3D-CRT) vs 2% (SBRT), p=0,06, eventi scheletrici sintomatici nell’11% (3D-CRT) vs 3% (SBRT), p=0,16.
Per quanto riguarda la tossicità di grado 2/3 è stata osservata nel 14% (3D-CRT) vs 15% (SBRT); con nessun caso di grado 4 ed è stato osservato solo un caso di fratture di grado pari o superiore a 3.
Carole Mercier et al., Dose-Escalated Stereotactic Versus Conventional Radiotherapy for Painful Bone Metastases (ROBOMET): A Multicenter, Patient-Blinded Randomized Clinical Trial
leggi