Delitto di Garlasco, Lovati: “Stasi non ha ucciso Chiara, non è mai entrato a Casa Poggi”


Delitto di Garlasco, a “Chi l’ha visto” parla il legale di Andrea Sempio che aggiunge dettagli al suo ‘sogno’: “Stasi non ha ucciso Chiara, non è mai entrato a Casa Poggi”

lovati

“Il capo d’accusa è nullo, ondivago, indeterminato, mutevole e non permette alcun tipo di difesa. Deve essere specifico”. L’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, in collegamento durante la trasmissione “Chi l’ha visto” esprime tutti i suoi dubbi sul ‘Garlasco Bis’, l’indagine che ha riaperto il caso dell’omicidio di Chiara Poggi di 18 anni fa e vede ora imputato il suo cliente, accusato di concorso in omicidio.
E proprio sull’imputazione il legale scuote la testa: “Perché- chiede- ora la Procura di Pavia parla di concorso?”. E prosegue: “Siamo in presenza di un processo durato 7 anni che ha visto per protagonisti, oltre a Stasi, 50 magistrati, e non si è mai parlato di concorso”. Allo stesso modo, “Nella prima indagine contro Sempio che è stata archiviata”, non si è mai fatto riferimento a più possibili autori del delitto. Allora, “come mai adesso-torna a domandare Lovati- la procura di Pavia enuncia da zero questo tipo di capo di accusa di un concorso mutevole, o con Stasi o con ignoti?”.

“STASI INNOCENTE, MA HA DETTO UN SACCO DI BUGIE”

L’avvocato pone quindi l’accesso sull’attuale condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, il fidanzato Alberto Stasi, che nel corso delle indagini passate “ha sempre detto un sacco di bugie- spiega- compreso quella in cui che dice che la vittima è stesa per terra, non sulle scale, poi condisce il racconto con imprecisioni inverosimili, ‘aveva la faccia pallida’, poi le sue scarpe pulite”. Tutto porta a concludere insomma che “lui non è mai entrato in quella casa“, tira le somme il legale del nuovo indagato.

“LA PEDINA GIUSTA PER MENTIRE E COPRIRE ALTRI”

Che però torna ripetere di essere convinto che “Stasi non ha mai ucciso Chiara Poggi, si amavano- sottolinea- erano due fidanzati, in mezzo c’è solo un sentimento d’amore, perché avrebbe dovuto ucciderla?”. E allora, perché avrebbe dovuto mentire, chiede il giornalista che lo interroga. Lovati dà la sua risposta: “Perché era la pedina giusta per mentire e coprire, non se stesso, visto che è stato condannato, per dire le bugie che gli hanno inculcato altri, perché lui si tradisce ogni piè sospinto”, ribadisce. Quando la redazione torna a porre la fatidica domanda, perché ‘avrebbe mentito?’, Lovati risponde con un’altra domanda, retorica: “Hanno assassinato Chiara, cosa ci mettevano a uccidere anche lui?”.

LA SUGGESTIVA PISTA DEL SANTUARIO DELLA BOZZOLA

Quindi tira fuori dal cilindro la ‘solita’ pista che porta ai segreti del Santuario della Bozzola: quello che accadeva lì “era già noto nel 2006”, è convinto l’avvocato, e il 2006 è un anno prima dell’omicidio di Garlasco. “Qualcuno diceva che c’era anche la pedofilia e il traffico di minori”, e l’omicidio di Chiara sarebbe riconducibile a certi traffici perché lei, insomma, avrebbe potuto esserne venuta a conoscenza, come più volte è stato ipotizzato dallo stesso Lovati, in altre occasioni sui media, attraverso quello che definisce il suo “sogno”.

IL “SOGNO” DI LOVATI

E nella trasmissione di mercoledì sera 11 giugno torna a raccontare questo suo sogno che “parte dal 14 agosto 2007”, all’indomani dell’omicidio, all’inizio delle indagini che non hanno fatto quello che, lascia intendere l’avvocato, era ovvio fare: “Gli inquirenti non fanno l’esperimento giudiziario per capire se Stasi diceva la verità o il falso- prosegue- (NDR: non verificano se) c’erano impronte sul campanello, sulla maniglia e sul muretto”. E non indagano sull’incongruenza delle parole e dell’atteggiamento di Stasi, che sarebbe stato la prima persona a trovare il cadavere di Chiara, sua fidanzata: “Ma che senso ha- chiede- che questo chiude la porta e non aspetta l’ambulanza?”.

La teoria che Chiara Poggi era a venuta a conoscenza di fatti gravi avvenuti al Santuario della Bozzola viene ribadita dalle suggestioni sollevate nei giorni scorsi sulla stampa relative alle parole criptiche lasciate su Fb da Michele Bertani, amico di Sempio che si è suicidato nel 2016, su cui torna la trasmissione. Secondo alcune ipotesi avvallate da alcune testate dietro quel messaggio si cela una frase in ebraico: “C’era una ragazza lì che sapeva. E lì rincara Lovati: “Il sicario viene mandato per fare fuori un personaggio scomodo”, quindi Chiara Poggi, come lasciano pensare i file conservati nel suo pc sul tema degli abusi negli ambienti ecclesiastici su minori.

IL PADRE DI ANDREA SEMPIO: “ERA A CASA CON ME. LO SCONTRINO, ECCO PERCHÈ LO ABBIAMO TENUTO”

La mattina del delitto “mio figlio era con me e questo che ci rende forti”. Lo dice il padre di Andrea Sempio, nuovo indagato. “Il punto fermo qual è? Era a casa mia mio figlio quel giorno- ribadisce- quello è il punto fermo”. Prima dell’intervento di Lovati, la trasmissione manda in onda l’intervista fatta a Giuseppe Sempio che cerca di venire a capo del ‘giallo’ dello scontrino in un parcheggio di Vigevano, usato come alibi del figlio. L’uomo racconta che a trovarlo nell’auto di famiglia è lui stesso, mentre la stava pulendo, qualche giorno dopo il delitto. “Lo mostro a mia moglie e chiedo ‘chi è che è andato a Vigevano?’- spiega- e lei dice ‘teniamolo’”, in quel periodo gli amici dei Poggi venivano sentiti dagli inquirenti, chiosa, “non si sa mai”.
L’uomo spiega poi di non aver mai avuto il sospetto che il figlio non fosse andato alla librerie di Vigevano, come dichiarato: “Mio figlio è una enciclopedia vivente, ama i libri, le librerie..”, si giustifica.

DOPO LE INDAGINI: “LA GENTE QUI TI TOGLIE IL SALUTO”

La breve intervista termina con delle constatazioni amare su quello che hanno portato nella propria vita i nuovi sospetti sul figlio: “Allora perdi la fiducia nelle persone”, dice con fatica. “Non sono mai stato una persona cattiva, ma quando vedo le persone che prima ti salutavano e oggi ti guardano e basta- conclude con estrema schiettezza- allora raccogli la tua roba al supermercato e ti togli dalle palle”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)