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Nuovi dati su mepolizumab per la granulomatosi eosinofila con poliangioite

Benralizumab, utilizzato con successo nell'asma grave eosinofilico, è efficace e sicuro anche per la granulomatosi eosinofila con poliangioite

Granulomatosi eosinofila con poliangioite: la somministrazione di mepolizumab a lungo termine è sicura e riduce la dipendenza dai corticosteroidi

L’impiego a lungo termine di mepolizumab per il trattamento della granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) è risultato ben tollerato e ha comportato una riduzione sostenuta del ricorso agli steroidi sistemici. Queste le conclusioni della fase di estensione in aperto dello studio registrativo MIRRA, di fase III, relativo all’ìmpiego dell’inibitore di IL-5 nel trattamento di questa condizione clinica, recentemente pubblicato sulla rivista Arthritis & Rheumatology.

Razionale e obiettivo dello studio
La granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) è una malattia rara che colpisce le pareti dei vasi sanguigni e può causare danni agli organi, in primis il polmone, ma anche a reni, cuore, derma e sistema nervoso (centrale e periferico) e altro ancora. La malattia un tempo era conosciuta come sindrome di Churg-Strauss, dal nome dei due scienziati che l’hanno scoperta nel 1951.

Le terapie tradizionali come i corticosteroidi e gli immunosoppressori hanno un impatto limitato sull’EGPA, perché non agiscono alla sua origine e aumentano il rischio infettivo, favorendo un circolo vizioso.

Sei anni fa mepolizumab, anticorpo monoclonale anti-IL-5 ha rappresentato una svolta nella cura dell’asma severo, dimostrando di essere efficace anche per altre tre patologie legate all’eosinofilia: la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP), a sindrome ipereosinofila (HES) e la granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA).

Nello studio registrativo MIRRA, pubblicato  su NEJM nel 2017, si è visto chiaramente come, a 24 settimane, oltre la metà dei pazienti in cura con mepolizumab fosse in remissione di malattia e che l’impiego del farmaco ha permesso di ridurre significativamente il consumo di corticosteroidi orali (OCS) necessari per mantenere la malattia sotto controllo.

L’obiettivo di questo nuovo studio di estensione in aperto è stato quello di valutare la sicurezza a lungo termine e gli effetti di “risparmio di steroidi” (steroid-sparing) di mepolizumab in pazienti provenienti dallo studio MIRRA.

Disegno dello studio e risultati principali
I ricercatori hanno selezionato per questo studio di estensione in aperto i partecipanti dello studio MIRRA (pazienti con EGPA recidivante o refrattaria) che necessitavano di almeno 5 mg al giorno di OCS entro sei mesi dal termine del trial di fase III. A questi pazienti è stato somministrato mepolizumab alla dose di 300 mg sottocute ogni quattro settimane, in aggiunta alla terapia standard.

I 100 pazienti reclutati avevano un’età media di 49,6 anni, con una leggera prevalenza di pazienti di sesso femminile (57%) e una preponderanza di individui di etnia Caucasica (91%). La maggior parte dei partecipanti proveniva dagli Stati Uniti (49%) e dalla Germania (15%). La durata media del trattamento con mepolizumab è stata di 38,5 mesi (mediana: 27 mesi), con un’esposizione totale pari a 320,5 anni-paziente.

Passando ai risultati, è emerso che mepolizumab ha mantenuto un profilo di sicurezza stabile, in assenza di emersione di nuovi segnali di safety. Eventi avversi (AE) sono stati segnalati nel 98% dei partecipanti, di cui il 43% correlati al trattamento. Gli AE più comuni sono stati: rinofaringite (33%), infezioni delle vie respiratorie superiori (31%), peggioramento dell’asma (30%) e sinusite (30%). Eventi avversi gravi (SAE) si sono verificati nel 38% dei pazienti, con il 6% considerati correlati al trattamento. I SAE più frequenti sono stati il peggioramento dell’asma (6%) e la polmonite (3%). Solo tre pazienti hanno interrotto il trattamento a causa di eventi avversi.

Il trattamento con mepolizumab, inoltre, ha permesso una notevole riduzione d’impiego di OCS.  La dose mediana giornaliera è passata da 10 mg al momento dell’ingresso nello studio a 5 mg al termine.
Inizialmente, il 75% dei pazienti assumeva più di 7,5 mg/giorno di OCS, ma questa percentuale si è ridotta al 32% alla fine dello studio.
Al contrario, la percentuale di chi assumeva 7,5 mg/giorno o meno è aumentata dal 25% al 68%, e quella di chi prendeva 4 mg/giorno o meno è salita dal 2% al 43%. Alla fine dello studio, il 28% dei partecipanti aveva completamente sospeso i corticosteroidi.

Riassumendo
Nel complesso, questo studio di estensione in aperto, il primo studio prospettico internazionale a lungo termine su pazienti con EGPA trattati con mepolizumab 300 mg SC, estende e amplia i precedenti dati di follow-up a lungo termine con mepolizumab 300 mg SC. I
Incorporando gli AE, i dati di esposizione e la riduzione d’impiego degli OCS, questi risultati suggeriscono un profilo di sicurezza positivo a lungo termine e un’efficacia sostenuta dell’impiego prolungato di mepolizumab nel trattamento dell’EGPA.

A questo punto, aggiungono i ricercatori, sono necessari studi  ulteriori per esaminare la capacità di mepolizumab di contribuire alla riduzione di altri farmaci immunosoppressori, di prevenire i danni d’organo associati all’impiego di OCS a lungo termine e di consentire ai pazienti di raggiungere la remissione completa.

Bibliografia
Wechsler ME et al. Long-term safety and efficacy of mepolizumab in eosinophilic granulomatosis with polyangiitis. Arthritis Rheumatol. Published online February 26, 2025. doi:10.1002/art.43146
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