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Granulomatosi eosinofila con poliangioite: benralizumab efficace e sicuro

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Benralizumab, utilizzato con successo nell’asma grave eosinofilico, è efficace e sicuro anche per la granulomatosi eosinofila con poliangioite

Benralizumab, inibitore del recettore alfa di IL-5, utilizzato con successo nell’asma grave eosinofilico, risulta essere efficace e sicuro nella pratica clinica reale anche in pazienti affetti da granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA). Lo dimostrano i risultati di uno studio osservazionale multicentrico pubblicato su Lancet Rheumatology condotto da un gruppo di studio europeo per l’EGPA, coordinato in Italia dal prof. Giacomo Emmi dell’Università di Firenze.

Razionale e disegno dello studio
La granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA), in passato nota come sindrome di Churg-Strauss, è una malattia rara caratterizzata da eosinofilia e manifestazioni vasculitiche sistemiche. L’EGPA è una patologia che è preceduta da asma o rinite con poliposi nasale. La malattia è causa di sintomi diversi a causa della vasculite, tra i quali spiccano febbre e porpora e un innalzamento della conta di eosinofili periferici.

I corticosteroidi per via orale (OCS), spesso in combinazione con DMARD, rappresentano un pilastro nel trattamento di questa condizione clinica. Tuttavia, i pazienti con EGPA vanno spesso incontro a recidiva di malattia durante la fase di riduzione della posologia di somministrazione di OCS; pertanto questa fase è spesso molto difficoltosa da affrontare.

Recentemente, l’approccio farmacologico a questa malattia è cambiato in modo sostanziale grazie alla disponibilità di nuove terapie mirate dirette contro citochine chiave coinvolte nella patogenesi dell’EGPA.
Tra queste c’è l’interleuchina-5 (IL-5), che è fondamentale per la maturazione, la differenziazione e la sopravvivenza degli eosinofili.

Ad oggi, mepolizumab rappresenta l’unico farmaco che agisce sul pathway mediato da IL-5 ad avere l’indicazione al trattamento per l’EGPA: il target dell’IL-5 con questo anticorpo monoclonale non solo ha controllato la malattia respiratoria ma anche le manifestazioni sistemiche, oltre a possedere un effetto “risparmiatore di steroidi” (steroid sparing).

Alla luce di queste evidenze, altri agenti anti IL-5 sviluppati negli ultimi anni per l’asma e per altre malattie eosinofile sono stati proposti anche per il trattamento dell’EGPA.

Benralizumab è un anticorpo monoclonale che si lega direttamente al recettore α dell’IL-5 sugli eosinofili e attrae le cellule natural killer per indurre una riduzione rapida e quasi completa degli eosinofili tramite apoptosi (morte cellulare programmata).

I risultati dello studio di Fase III MANDARA (alcuni di quali anticipati il mese scorso in un comunicato stampa) hanno dimostrato che benralizumab ha raggiunto l’endpoint primario, dimostrando tassi di remissione non inferiori a quelli di mepolizumab in pazienti affetti da granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) in trattamento con OCS, con o senza terapia immunosoppressiva stabile.

L’obiettivo di questo studio, condotto nella real life e appena pubblicato, è stato quello di analizzare l’efficacia e la sicurezza di benralizumab, utilizzato in qualsiasi linea di trattamento in pazienti con EGPA.
Questo studio – osservazionale multicentrico, retrospettivo, di coorte – ha incluso pazienti con EGPA provenienti da 28 centri di riferimento europei facenti parte del gruppo di Studio Europeo per l’EGPA, dislocati in 6 Paesi (Italia, Francia, UK, Russia, Spagna e Svizzera) e trattati con benralizumab nel periodo compreso dal primo gennaio 2019 al 30 settembre 2022.

I ricercatori hanno valutato i tassi di risposta completa – definita come assenza di attività di malattia (Birmingham Vasculitis Activity Score [BVAS] pari a 0) e una dose di prednisone fino a 4 mg/die – rispetto alla risposta parziale – definita come BVAS pari a 0 e una dose di prednisone superiore a 4 mg/die.

Inoltre, sono state oggetto di valutazione anche le diverse manifestazioni di malattia attiva, la funzionalità polmonare, la variazione del dosaggio di OCS e gli outcome di safety nel corso di un follow-up di 12 mesi.

Risultati principali
I ricercatori hanno incluso nello studio 121 pazienti con EGPA recidivante-refrattaria, trattati con benralizumab alla dose approvata per l’asma eosinofilo (64 [53%] donne e 57 [47%] uomini; età mediana al momento dell’inizio del trattamento con benralizumab:  54,1 anni [IQR 44,2-62,2]).

Dall’analisi dei dati è emerso che la risposta completa è stata riportata in 15 pazienti su 121 (12,4%; IC95%: 7,1-19,6) a 3 mesi, in 25 pazienti su 87 (28;7%; IC95%: 19,5-39,4) a 6 mesi e in 32 pazienti su 69 (46,4%; IC95%: 34,3-58,8) di 69 pazienti a 12 mesi.

La risposta parziale è stata osservata in altri 43 pazienti (35,5%; IC95%: 27-44,8) a 3 mesi, in 23 pazienti (26,4%; IC95%: 17,6-37) a 6 mesi e in 13 pazienti (18,8%; IC95%: 10,4-30,1) ad un anno.
Il punteggio BVAS è passato da 3 (IQR: 2-8) al basale a 0 (IQR: 0-2) a 3 e a 6 mesi e a 0 (IQR: 0-1) ad un anno.

La percentuale di pazienti con manifestazioni sistemiche, malattia neurologica periferica attiva, coinvolgimento dell’orecchio, del naso e della gola e coinvolgimento polmonare è diminuita, con un miglioramento dei test di funzionalità polmonare.

Sei pazienti sono andati incontro a recidiva dopo aver raggiunto una risposta completa.

La dose di prednisone orale (o equivalente) è diminuita da 10 mg/die (5-12,5) al basale a 5 mg/die (3,6-8,5) a 3 mesi (p<0-01), a 5 mg/die (2,5-6,3) a 6 mesi e a 2,5 mg/die (0-5) a 12 mesi (p<0,0001).

Passando ai dati di safety, 19 (16%) dei 121 pazienti dello studio sono andati incontro ad eventi avversi (AE) e 16 (13%) hanno interrotto il trattamento con benralizumab.

Implicazioni dello studio
I risultati di questo studio indicano che benralizumab è associato ad un miglioramento significativo dell’attività complessiva di malattia, oltre ad un efficace controllo delle manifestazioni respiratorie dell’EGPA.

Durante il follow-up, benralizumab è stato associato ad un effetto “steroid sparing” significativo, oltre che ad una riduzione d’impiego dei DMARD; in parallelo, l’impiego di benralizumab è risultato associato ad una riduzione della necessità di ricorrere ad una terapia inalatoria concomitante per gestire i sintomi respiratori.

Da ultimo, per quanto riguarda la safety, l’impiego del farmaco è risultato generalmente ben tollerato, con un tasso di recidive molto ridotto.

In conclusione, pertanto, i risultati di questo studio europeo condotto nella real life sembrano essere in linea con i primi risultati a favore provenienti dal trial clinico randomizzato MANDARA, suffragando il possibile impiego futuro di benralizumab anche alla dose approvata per l’asma grave eosinofilico, nel ridurre il controllo della manifestazioni respiratorie e dell’attività di malattia complessiva nei pazienti con EGPA, insieme ad un tasso ridotto di recidive e al buon profilo di safety.

Bibliografia
Bettiol A et al. Benralizumab for eosinophilic granulomatosis with polyangiitis: a retrospective, multicentre, cohort study Lancet 2023
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