Ischemia e coronarie prive di stenosi rilevanti: nuovo studio su terapia intensiva


La terapia medica intensiva non ha dimostrato di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari a cinque anni nelle donne con ischemia e coronarie prive di stenosi rilevanti

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Secondo lo studio WARRIOR, presentato al congresso dell’American College of Cardiology (ACC), la terapia medica intensiva (IMT), rispetto alla cura abituale, non ha dimostrato di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari a cinque anni nelle donne con ischemia e coronarie prive di stenosi rilevanti (INOCA, ischemia with non-obstructive coronary arteries).

Un trial ostacolato dalla pandemia e dalla metodologia pragmatica
Nonostante le aspettative dei ricercatori, i risultati non hanno evidenziato benefici significativi con l’IMT, in gran parte a causa delle difficoltà di reclutamento durante la pandemia di COVID-19 e della natura pragmatica dello studio, che ha portato molte pazienti nel gruppo di controllo a ricevere farmaci simili a quelli del gruppo trattato.

Il trial WARRIOR è stato condotto su 2.476 donne con un’età media di 64 anni e una prevalenza dell’89% di pazienti di etnia caucasica.

Il disegno dello studio prevedeva la randomizzazione tra IMT—comprendente statine ad alta intensità, ACE inibitori o bloccanti del recettore dell’angiotensina II (ARB) alla massima dose tollerata e aspirina a basso dosaggio—e cure abituali, lasciando ai medici la scelta terapeutica per quest’ultimo gruppo.

La metà delle partecipanti è stata diagnosticata con tomografia computerizzata coronarica (CCTA), mentre l’altra metà ha ricevuto una diagnosi tramite angiografia invasiva. Tra le condizioni preesistenti, si riscontrava ipertensione nel 66% delle pazienti e diabete nel 20%, con la maggior parte di loro in sovrappeso e postmenopausa.

Al termine del periodo di osservazione quinquennale, non è stata rilevata alcuna differenza statisticamente significativa nel rischio composito di morte per qualsiasi causa, infarto miocardico, ictus, ospedalizzazione per angina instabile o scompenso cardiaco (HR 1,13; IC 95% 0,94-1,37).

È interessante notare che l’83,4% degli eventi registrati riguardava ospedalizzazioni per dolore toracico, confermando l’elevato impatto della patologia sulla qualità della vita delle pazienti e sulla gestione clinica da parte dei medici.

Prospettive future e necessità di nuovi studi
Nonostante i risultati “neutri”, diversi esperti ritengono che WARRIOR rappresenti comunque un importante passo avanti nella ricerca su INOCA.

La scarsa separazione tra i gruppi di trattamento e l’ampia variabilità della pratica clinica hanno influenzato le conclusioni, ma il trial ha comunque contribuito a evidenziare la necessità di strategie terapeutiche più efficaci per ridurre i sintomi delle pazienti.

Nonostante i limiti dello studio, Eileen Handberg, dell’Università della Florida, ha affermato che WARRIOR non dovrebbe essere considerato uno studio negativo, né i risultati dovrebbero essere interpretati come un’approvazione dell’interruzione delle statine e dei farmaci ACE inibitori/ARB nelle donne con fattori di rischio cardiovascolare.

Sebbene lo studio non sposti l’ago della bilancia in termini di linee guida informative, Handberg ha osservato che WARRIOR fornisce preziose informazioni sulla fattibilità e la tollerabilità dei farmaci, l’aderenza e le pratiche di prescrizione che possono aiutare a informare gli studi futuri sul trattamento ottimale per le donne che manifestano segni di ischemia senza malattia coronarica.

Studi precedenti, come CorMiCA, hanno indicato un potenziale beneficio degli antianginosi in questa popolazione, ma mancano linee guida standardizzate.

Secondo gli esperti, il campo delle malattie cardiovascolari femminili rimane ancora poco studiato, e i dati raccolti da WARRIOR potrebbero stimolare ulteriori ricerche per migliorare la comprensione della patologia e l’ottimizzazione delle terapie.

Alcuni studi ancillari in corso stanno esplorando l’impiego dell’intelligenza artificiale per l’analisi dei dati CCTA, nonché l’utilizzo di biomarcatori per affinare le strategie diagnostiche.

Per il futuro, sarà fondamentale identificare approcci terapeutici personalizzati che possano non solo ridurre il rischio di eventi cardiovascolari, ma anche migliorare significativamente la qualità di vita delle pazienti, evitando che il dolore toracico persistente continui a essere sottovalutato nella pratica clinica.

Fonte:
Handberg E. Women’s IschemiA Trial to Reduce Events In Non-ObstRuctive CAD. ACC 2025. Chicago.