Con “Smokey Joe”, JayWolf – cantautore country-rock di Forlì – ci accompagna in un viaggio intimo e viscerale tra il dolore della perdita e la potenza del ricordo
Con il nuovo singolo “Smokey Joe”, JayWolf – cantautore country-rock di Forlì – ci accompagna in un viaggio intimo e viscerale tra il dolore della perdita e la potenza del ricordo. Una ballad sospesa tra cielo e terra, tra il suono caldo delle chitarre e il silenzio lasciato da un padre che non c’è più
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C’è un momento preciso in cui la musica smette di essere solo musica. Diventa preghiera. Diventa memoria. Diventa voce per chi non può più parlare.
Il titolo non è casuale: Smokey Joe è il nome di un whiskey, ma nel brano diventa molto di più. È il simbolo di un gesto quotidiano trasformato in rituale: “Hand me that Smokey Joe”, canta JayWolf, come a dire “dammi ancora un attimo di te, anche solo un sorso del tuo mondo”.
“Smokey Joe è nato da un bisogno. Non di scrivere, ma di sopravvivere al vuoto. Ho cercato mio padre tra le stelle, nei tramonti, nei sogni. Alla fine l’ho ritrovato qui, in questa canzone,” spiega l’artista.
“La musica è diventata il mio modo di parlargli, e ogni volta che la suono, è come se lo avessi di nuovo accanto.” Il brano è un crescendo emotivo: inizia in punta di dita, come una lettera sussurrata nel buio, e si apre lentamente, fondendo la delicatezza del country con la forza sporca del rock, in una miscela che sa di polvere, legno e anima. Le immagini scorrono come in un film:
“What I’d give to see another sun / Sitting on your knees” – ed è subito un’infanzia che ritorna, una carezza mai dimenticata. “Smokey Joe” è un omaggio universale a tutti quei padri che hanno lasciato un’impronta così profonda da non sparire mai davvero. Una canzone che non consola, ma abbraccia. Che non risponde, ma resta.