Linfoma diffuso a grandi cellule B, sì a glofitamab in aggiunta alla chemioterapia


Linfoma diffuso a grandi cellule B: via libera europeo a glofitamab in aggiunta alla chemio, primo bispecifico in combinazione approvato in seconda linea

Linfomi diffusi a grandi cellule recidivanti o refrattari: arriva l'approvazione europea per glofitamab, primo anticorpo bispecifico per la malattia

La Commissione europea ha appena dato il suo via libera all’anticorpo bispecifico glofitamab in combinazione con la chemioterapia con gemcitabina e oxaliplatino per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivante o refrattario (R/R) non altrimenti specificato, non idonei al trapianto autologo di cellule staminali.

Con questa approvazione, glofitamab diventa il primo bispecifico in combinazione disponibile in Europa per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B che hanno una ricaduta della malattia o che non hanno risposto al trattamento iniziale.
A luglio 2023, glofitamab aveva ricevuto l’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio per il trattamento di persone con linfoma diffuso a grandi cellule B R/R dopo due o più linee di terapia sistemica. In aggiunta all’approvazione odierna, è stata soddisfatta la condizione per convertire l’autorizzazione all’immissione in commercio esistente in un’approvazione regolare.

«Questo regime di anticorpi bispecifici è il primo del suo genere a dimostrare di migliorare la sopravvivenza dei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B che affrontano una recidiva di malattia dopo la prima linea di trattamento», ha affermato Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche, lazienda che sviluppa il farmaco. «Grazie a questa approvazione, glofitamab può offrire benefici anche ai pazienti in fasi più precoci di trattamento, aggiungendo così ulteriore valore al suo impiego come importante terapia per il linfoma diffuso a grandi cellule B».

«I pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B R/R non idonei al trapianto autologo di cellule staminali rappresentano una popolazione difficile da trattare, in particolare quelli con malattia refrattaria primaria o recidiva precoce e il loro bisogno per un trattamento prontamente accessibile ed efficace era insufficientemente soddisfatto a livello globale», ha affermato Franck Morschhauser, Professore di Ematologia dell’Ospedale Universitario di Lille e autore dello studio registrativo STARGLO. «La nuova combinazione di glofitamab può essere immediatamente disponibile nei casi in cui il tumore di un paziente ritorna o non risponde alla terapia di prima linea e rappresenta una valida opzione aggiuntiva per gestire il linfoma diffuso a grandi cellule B».

L’autorizzazione si basa sui risultati dello studio di fase 3 STARGLO, nel quale glofitamab in combinazione con la chemioterapia ha dimostrato di produrre un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza globale (OS) rispetto a rituximab in combinazione con la chemioterapia in persone con linfoma diffuso a grandi cellule B R/R. Nell’analisi primaria (condotta dopo un follow-up mediano di 11,3 mesi) è stata osservata una riduzione del 41% del rischio di morte nei pazienti trattati con glofitamab più gemcitabina e oxaliplatino (HR 0,59; IC al 95% 0,40-0,89; P = 0,011).

Le analisi di follow-up sono state condotte dopo che tutti i pazienti avevano completato la terapia (follow-up mediano di 20,7 mesi). L’OS mediana è risultata di 25,5 mesi per i pazienti trattati con la combinazione con glofitamab, quasi il doppio di quanto osservato per quelli trattati con  rituximab più la chemioterapia, cioè 12,9 mesi (HR 0,62; IC al 95% 0,43-0,88). Inoltre, più del doppio dei pazienti ha avuto una risposta completa: 58,5% contro 25,3%, rispettivamente, con una differenza del 33,2% (IC al 95% 20,9-45,5). La sicurezza della combinazione è risultata coerente con i profili di sicurezza già noti dei singoli farmaci.

Il linfoma diffuso a grandi cellule B è una forma aggressiva (a rapida crescita) di linfoma non-Hodgkin (NHL), la più comune, ed è uno dei tumori del sangue più diffusi tra gli adulti. In Europa si stima che la malattia venga diagnosticata ogni anno a 38.000 persone, nel mondo a 160.000. Sebbene sia generalmente responsivo al trattamento in prima linea, il 40% delle persone avrà una recidiva o una malattia refrattaria, una situazione nella quale le opzioni terapeutiche salva-vita sono scarse e la sopravvivenza è limitata.

Sebbene siano stati fatti progressi nelle terapie di seconda linea, le sfide legate all’accessibilità ai farmaci esistenti, associate alla natura aggressiva del linfoma diffuso a grandi cellule B, rendono urgente la necessità di opzioni di trattamento immediatamente disponibili, che possano garantire un controllo della malattia e migliorare la sopravvivenza. Glofitamab in combinazione con la chemioterapia offre un regime di trattamento pronto all’uso, immediatamente disponibile per l’infusione in qualsiasi contesto, il che significa che i pazienti possono evitare ritardi nell’iniziare il trattamento successivo. Glofitamab è inoltre progettato per essere somministrato per un periodo fisso, offrendo ai pazienti la possibilità di prevedere una data di fine per il ciclo di terapia e un periodo senza trattamento dopo il suo completamento.

Lo studio STARGLO
STARGLO (GO41944; NCT04408638) è uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in aperto, in cui si valutano la sicurezza e l’efficacia di glofitamab in combinazione con gemcitabina e oxaliplatino rispetto a rituximab in combinazione con gemcitabina e oxaliplatino nei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario, che hanno ricevuto almeno una  linea di terapia precedente e che non sono idonei al trapianto autologo di cellule staminali o coloro che hanno ricevuto due o più linee di trattamento precedenti. Ricerche precliniche hanno indicato un effetto antitumorale crescente quando glofitamab è utilizzato in combinazione con gemcitabina e oxaliplatino rispetto a gemcitabina e oxaliplatino da soli e lo studio STARGLO è stato per questo avviato per indagare ulteriormente i potenziali effetti complementari che derivano dal trattamento in combinazione. I risultati dello studio includono l’OS (endpoint primario), la sopravvivenza libera da progressione, il tasso di risposta completa, il tasso di risposta obiettiva e la durata della risposta (endpoint secondari), la sicurezza e la tollerabilità.

Glofitamab
Glofitamab è un anticorpo bispecifico CD20xCD3 attivante i linfociti T progettato per legarsi in modo specifico alla proteina CD3 presente sulla superficie delle cellule T e alla proteina CD20 sulla superficie delle cellule B maligne. Glofitamab è stato ingegnerizzato con un nuovo formato strutturale 2:1. Questo anticorpo bispecifico è stato progettato per avere una regione che si lega al CD3 e due regioni che si legano al CD20. Questo duplice targeting porta il linfocita T in prossimità della cellula B maligna, attivando il rilascio da parte della cellula T di sostanze che uccidono le cellule B tumorali.

Glofitamab è al centro di un programma di sviluppo clinico nel quale la molecola è valutata come monoterapia e in combinazione con altri medicinali per il trattamento di pazienti con linfomi non-Hodgkin a cellule B. Nell’ambito dell’impegno di Roche per ottimizzare gli standard di trattamento nelle fasi iniziali del linfoma diffuso a grandi cellule B, dove sussistono maggiori opportunità per migliorare gli esiti a lungo termine della malattia e prevenire le recidive, glofitamab è  in fase di studio anche in combinazione con polatuzumab vedotin più la combinazione di rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (regime R-CHP) nel linfoma diffuso a grandi cellule B precedentemente non trattato nello studio di fase 3 SKYGLO [GO44145; NCT06047080).