La malattia da immunoglobulina G4-correlata (IgG4-RD) è una patologia immunomediata rara: la necessità di terapie alternative ha portato allo sviluppo di inebilizumab
![]()
La malattia da immunoglobulina G4-correlata (IgG4-RD) è una patologia immunomediata rara, caratterizzata da un’infiammazione fibro-infiammatoria che può coinvolgere diversi organi, tra cui pancreas, vie biliari e fegato. Tradizionalmente, il trattamento si basa sull’uso di corticosteroidi, che, sebbene efficaci nel controllo delle riacutizzazioni, sono associati a numerosi effetti collaterali a lungo termine.
La necessità di terapie alternative ha portato allo sviluppo di inebilizumab un anticorpo monoclonale umanizzato che ha recentemente ottenuto l’approvazione dalla Fda per il trattamento della IgG4-RD.
Meccanismo d’azione di inebilizumab
Inebilizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che si lega specificamente all’antigene CD19 presente sulla superficie dei linfociti B, inclusi i plasmablasti e alcune plasmacellule. Il legame con CD19 induce la deplezione di queste cellule attraverso meccanismi di citotossicità cellulare anticorpo-dipendente (ADCC) e fagocitosi anticorpo-dipendente (ADCP). Poiché i linfociti B svolgono un ruolo centrale nella patogenesi della IgG4-RD, la loro deplezione rappresenta una strategia terapeutica mirata per ridurre l’infiammazione e la fibrosi associate alla malattia.
Risultati dello studio MITIGATE
MITIGATE è un trial clinico di fase III, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di inebilizumab in pazienti adulti con IgG4-RD. Lo studio ha coinvolto 135 pazienti, di cui 68 trattati con inebilizumab e 67 con placebo, seguiti per un periodo di 52 settimane. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa del rischio di riacutizzazioni nei pazienti trattati con inebilizumab rispetto al placebo (10% vs 60%; hazard ratio 0,13; p<0,001). Inoltre, il tasso annualizzato di riacutizzazioni è risultato inferiore nel gruppo inebilizumab rispetto al gruppo placebo (rate ratio 0,14; p<0,001).
Un’analisi post-hoc ha evidenziato che, tra i pazienti con coinvolgimento pancreatico, solo 1 su 27 trattati con inebilizumab ha avuto una riacutizzazione, rispetto a 17 su 24 nel gruppo placebo, rappresentando una riduzione del rischio del 97%. Nei pazienti con coinvolgimento delle vie biliari, nessuno dei 13 trattati con inebilizumab ha avuto riacutizzazioni, rispetto a 12 su 15 nel gruppo placebo. Per quanto riguarda il coinvolgimento epatico, nessuno dei 2 pazienti trattati con inebilizumab ha avuto riacutizzazioni, mentre 3 su 3 nel gruppo placebo hanno avuto almeno una riacutizzazione.
Inoltre, una percentuale maggiore di pazienti nel gruppo inebilizumab ha raggiunto la remissione completa senza riacutizzazioni e senza necessità di ulteriori trattamenti (odds ratio 4,68; p<0,001), nonché la remissione completa senza l’uso di corticosteroidi (odds ratio 4,96; p<0,001).
Sicurezza e tollerabilità
Durante il periodo di trattamento, eventi avversi gravi si sono verificati nel 18% dei pazienti trattati con inebilizumab e nel 9% di quelli trattati con placebo. Gli eventi avversi più comuni includevano infezioni del tratto urinario, linfopenia e infezioni da COVID-19. Non sono stati riportati decessi né eventi avversi gravi ricorrenti in più di un partecipante. Importante sottolineare che non sono emersi nuovi segnali di sicurezza, e in particolare non è stata osservata colangite infettiva nei pazienti trattati con inebilizumab.
Prospettive future
L’approvazione di inebilizumab rappresenta un importante passo avanti nel trattamento della IgG4-RD, offrendo una terapia mirata che riduce significativamente il rischio di riacutizzazioni e la necessità di corticosteroidi. Tuttavia, è necessario un follow-up a lungo termine per valutare la sicurezza e l’efficacia continuativa di inebilizumab, nonché per identificare i sottogruppi di pazienti che possono trarre maggior beneficio da questa terapia. Ulteriori studi potrebbero anche esplorare l’uso di inebilizumab in combinazione con altre terapie immunomodulanti per ottimizzare i risultati clinici.
Bibliografia
Stone, J. H., Khosroshahi, A., Zhang, W., Della Torre, E., et al.. (2025). Inebilizumab for Treatment of IgG4-Related Disease. New England Journal of Medicine, 392(12), 1168-1177. leggi
European Association for the Study of the Liver. Culver E, et al “Safety and efficacy of inebilizumab in Ig4 related disease in participants with pancreatic, biliary, and hepatic involvement: results from the phase 3 MITIGATE trial” EASL 2025; Abstract GS-002. Disponibile su https://www.easlcongress.eu/
RxReasoner. Inebilizumab Pharmacology – Active Ingredient. RxReasoner. leggi