TAVI: dapagliflozin efficace nei pazienti con rischio insufficienza cardiaca


Nuovo studio ha evidenziato i benefici di dapagliflozin nei pazienti ad alto rischio con storia di insufficienza cardiaca (HF) sottoposti a impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI)

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Un nuovo studio, pubblicato sul “New England Journal of Medicine” e presentato a Chicago al congresso dell’American College of Cardiology (ACC) 2025, ha evidenziato i benefici di dapagliflozin nei pazienti ad alto rischio con storia di insufficienza cardiaca (HF) sottoposti a impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI). I risultati del trial DapaTAVI indicano una riduzione significativa del rischio di eventi avversi cardiovascolari rispetto alla terapia standard.

Il ruolo degli SGLT2 inibitori nella terapia post-TAVI
Negli ultimi vent’anni, il trattamento della stenosi aortica ha subito una radicale trasformazione grazie alla TAVI, riducendo la mortalità perioperatoria a meno dell’1% a 30 giorni.

Tuttavia, «i pazienti devono ancora affrontare alti tassi di insufficienza cardiaca, specialmente durante il primo anno post-procedura», ha detto il ricercatore principale Sergio Raposeiras-Roubín, Hospital Álvaro Cunqueiro, Estrada de Clara, Pontevedra, Spagna.

Dapagliflozin, un inibitore del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2), ha dimostrato un ampio spettro di benefici nei pazienti con insufficienza cardiaca indipendentemente dalla frazione di eiezione, ma finora non era stato testato nei pazienti con patologia valvolare, categoria spesso esclusa dagli studi clinici.

Il trial DapaTAVI ha dunque colmato questa lacuna, dimostrando che il farmaco può essere utile in una popolazione spesso trascurata dalle strategie terapeutiche tradizionali.

Lo studio ha coinvolto 1.257 pazienti di età media 82,4 anni, randomizzati a ricevere dapagliflozin 10 mg/die o la terapia standard. Tutti erano programmati per TAVI e presentavano almeno un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare: insufficienza renale (eGFR 25-75 mL/min/1.73 m²), diabete, o disfunzione ventricolare sinistra con frazione di eiezione ≤ 40%.

Riduzione della mortalità e delle ospedalizzazioni
A un anno, il tasso di morte per qualsiasi causa o peggioramento dell’insufficienza cardiaca (ospedalizzazione o visita urgente) è risultato inferiore nei pazienti trattati con dapagliflozin rispetto a quelli in terapia standard (15,0% vs 20,1%; HR 0,72; IC 95% 0,55-0,95).

La riduzione del rischio è stata principalmente guidata da un minor numero di ricoveri per HF (9,4% vs 14,4%; subHR 0,63; IC 95% 0,45-0,88), mentre la mortalità globale non ha mostrato differenze significative (7,8% vs 8,9%; HR 0,87; IC 95% 0,59-1,28).

Un aspetto rilevante è stata la rapida separazione delle curve di rischio, già evidente entro 30-60 giorni dal trattamento, suggerendo un effetto precoce del farmaco nel miglioramento della funzione cardiovascolare.

Nonostante i benefici, dapagliflozin ha mostrato alcuni effetti collaterali. In particolare, i pazienti trattati con il farmaco hanno riportato un’incidenza più alta di infezioni genitali (1,8% vs 0,5%; p=0,03) e ipotensione (6,6% vs 3,6%; p=0,01). Questi eventi avversi hanno portato circa il 20% dei pazienti a interrompere la terapia entro l’anno.

Secondo gli esperti, la gestione degli effetti collaterali sarà cruciale per massimizzare l’efficacia della terapia senza comprometterne la tollerabilità.

Nuova strategia rispetto all’approccio tradizionale
Il trial DapaTAVI mette in discussione l’approccio tradizionale che considera la stenosi aortica esclusivamente come un problema meccanico risolvibile con l’intervento, secondo Ori Ben-Yehuda, dell’Università della California, San Diego, La Jolla, autore di un editoriale di commento.

Anche dopo la correzione chirurgica, il cuore di questi pazienti non torna completamente normale: la presenza di fibrosi, alterazioni metaboliche e ipertrofia persistente rende necessaria un’attenzione farmacologica postoperatoria, aggiunge Yehuda.

Questi risultati suggeriscono che l’impiego di dapagliflozin potrebbe rappresentare una nuova strategia per la gestione dei pazienti sottoposti a TAVI, aprendo la strada a studi futuri su terapie complementari per migliorare la prognosi a lungo termine, conclude l’editorialista.

Bibliografia:
Raposeiras-Roubin S, Amat-Santos IJ, Rossello X, et al. Dapagliflozin in Patients Undergoing Transcatheter Aortic-Valve Implantation. N Engl J Med. 2025 Mar 29. doi: 10.1056/NEJMoa2500366. Epub ahead of print. leggi

Ben-Yehuda O. Aortic Stenosis – When Valve Intervention Is Not Enough. N Engl J Med. 2025 Mar 29. doi: 10.1056/NEJMe2503345. Epub ahead of print. leggi