Secondo nuovi risultati scientifici, funzione cognitiva migliorata nei pazienti con apnea ostruttiva del sonno trattati con solriamfetol
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Uno studio pubblicato su Chest ha dimostrato che solriamfetol, farmaco utilizzato per la gestione della sonnolenza diurna eccessiva (EDS), ha contribuito a migliorare la funzione cognitiva nei pazienti con apnea ostruttiva del sonno (OSA).
I risultati, ottenuti attraverso tre diverse misure di valutazione, rafforzano l’efficacia del trattamento e la sua potenziale applicazione per migliorare la qualità della vita di questi pazienti.
L’OSA è una condizione che comporta ripetuti episodi di ostruzione delle vie aeree superiori durante il sonno, con conseguenti risvegli frequenti, riduzione della qualità del riposo e sonnolenza diurna significativa.
Questa sonnolenza, oltre a compromettere la vigilanza, influisce negativamente sulla funzione cognitiva, causando difficoltà di concentrazione, rallentamento dei tempi di reazione e problemi di memoria.
Tradizionalmente, la terapia con pressione positiva continua (PAP) è considerata il trattamento di riferimento per l’OSA, ma non sempre riesce a risolvere del tutto l’EDS. In questi casi, l’uso di farmaci come solriamfetol può offrire un supporto aggiuntivo.
Dettagli dello studio SHARP
Il trial SHARP di fase 4, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a crossover, ha coinvolto 59 pazienti con un’età media di 52,2 anni. Tra questi, il 36% erano donne, il 73% di etnia caucasica e il 71% già in terapia con PAP.
I criteri di inclusione nello studio – coordinato da Hans P. A. Van Dongen, docente e direttore del Centro di Ricerca sul Sonno e le Prestazioni presso la Elson S. Floyd College of Medicine della Washington State University – prevedevano la presenza di deficit cognitivo associato a OSA e EDS, valutato attraverso la Digit Symbol Substitution Test della Repeatable Battery for the Assessment of Neuropsychological Status (DSST RBANS).
L’obiettivo era verificare se solriamfetol potesse determinare un miglioramento della funzione cognitiva rispetto al placebo.
I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: il primo ha ricevuto solriamfetol per due settimane, seguito da un periodo di washout e poi dal placebo; il secondo ha iniziato con il placebo e successivamente ha ricevuto solriamfetol dopo la fase di washout.
La dose iniziale del farmaco era di 75 mg al giorno per tre giorni, seguita da un dosaggio di 150 mg al giorno per il resto del periodo di trattamento.
Implicazioni cliniche dei risultati
I pazienti trattati con solriamfetol hanno mostrato un miglioramento significativo dei punteggi nei test cognitivi rispetto a chi riceveva il placebo. In particolare, il punteggio medio DSST RBANS è aumentato (differenza media: 1,75; intervallo di confidenza al 95%: 0,46-3,04).
I miglioramenti erano evidenti in tre delle quattro valutazioni effettuate nelle ore successive alla somministrazione:
• Dopo 2 ore dalla dose (1,91; IC 95%: 0,16-3,65)
• Dopo 6 ore dalla dose (2,33; IC 95%: 0,78-3,88)
• Dopo 8 ore dalla dose (1,58; IC 95%: 0,23-2,93)
In aggiunta, i pazienti trattati con solriamfetol hanno riportato miglioramenti nella British Columbia Cognitive Complaints Inventory (differenza media: –1,58; IC 95%: –2,53 a –0,63) e nella scala Patient Global Impression of Severity (differenza media: –0,29; IC 95%: –0,57 a –0,02).
Anche i punteggi della Epworth Sleepiness Scale hanno mostrato un miglioramento significativo (differenza media: –2,1; IC 95%: –3,51 a –0,68), suggerendo una riduzione della sonnolenza percepita dai pazienti.
Dal punto di vista della sicurezza, il 19% dei pazienti trattati con solriamfetol ha riportato almeno un evento avverso emergente dal trattamento, rispetto al 10% di chi assumeva il placebo.
Gli eventi avversi più comuni sono stati nausea (7%) e ansia (3%), sebbene nessuno abbia superato un livello di gravità moderato. Complessivamente, il farmaco ha mostrato un profilo di sicurezza accettabile.
Prospettive future
Gli autori dello studio evidenziano la necessità di ulteriori ricerche per confrontare l’efficacia di solriamfetol con altri farmaci promotori della veglia. Dati precedenti avevano già suggerito la superiorità di solriamfetol rispetto ad altri composti, ma studi comparativi diretti sarebbero utili per stabilire il miglior approccio terapeutico.
Questi risultati sottolineano il potenziale del solriamfetol nel migliorare la funzione cognitiva nei pazienti con OSA e EDS, suggerendo implicazioni cliniche importanti per il trattamento di questa popolazione, in particolare per chi continua a sperimentare sonnolenza nonostante la terapia standard con PAP.
L’integrazione di strategie terapeutiche mirate potrebbe aiutare a migliorare la qualità della vita di questi pazienti e ridurre i rischi associati al deficit di attenzione e alla sonnolenza diurna.
Bibliografia:
Van Dongen HPA, Leary EB, Drake C, et al. Results of the Solriamfetol’s Effect on Cognitive Health in Apnea Participants During a Randomized Placebo-Controlled Study (SHARP): A Randomized Placebo-Controlled Double-Blind Repeated-Measures Crossover Phase IV Clinical Trial of the Effect of the Wake-Promoting Agent Solriamfetol on Cognitive Function in OSA With Excessive Daytime Sleepiness and Cognitive Impairment. Chest. 2025 Mar;167(3):863-875. doi: 10.1016/j.chest.2024.10.050. leggi