Artrite psoriasica, secukinumab efficace anche sugli entesiofiti


Secukinumab ha dimostrato un potenziale beneficio nel facilitare la riparazione dell’erosione parziale e nel prevenire la progressione degli entesiofiti in pazienti affetti da artrite psoriasica

artrite psoriasica

Secukinumab ha dimostrato un potenziale beneficio nel facilitare la riparazione dell’erosione parziale e nel prevenire la progressione degli entesiofiti in pazienti affetti da artrite psoriasica (PsA). Queste le conclusioni di un trial clinico randomizzato della durata di un anno, pubblicato sulla rivista Arthritis & Rheumatology, che si è avvalso della tomografia computerizzata periferica quantitativa a risoluzione elevata (HR-pQCT).

Razionale e obiettivi dello studio
La PsA è una malattia infiammatoria che colpisce articolazioni ed entesi, con un impatto negativo sia sulla funzionalità che sulla qualità della vita.  Un segno precoce della PsA è l’entesite, spesso accompagnata da nuova formazione ossea (entesiofiti) e da erosioni ossee, entrambe rilevabili con tecniche avanzate come la tomografia computerizzata ad alta risoluzione (HR-pQCT), più sensibile rispetto a radiografia e risonanza.

L’evoluzione delle erosioni durante trattamento con inibitori del TNF è controversa, mentre la progressione degli entesiofiti sembra proseguire nonostante la terapia.
Un ruolo chiave nella malattia è svolto dall’interleuchina 17 (IL-17), prodotta dai linfociti Th17, che contribuisce sia all’erosione che alla nuova formazione ossea. In modelli animali, il blocco di IL-17 riduce infiammazione e danni strutturali.

Secukinumab, anticorpo monoclonale anti-IL-17A, si è dimostrato efficace, come è noto, nel ridurre l’attività di malattia e i danni articolari. Studi preliminari indicano che potrebbe anche rallentare l’evoluzione di erosioni ed entesiofiti, ma ad oggi mancano dati confermativi a lungo termine.

In questo nuovo studio, i ricercatori si sono proposti l’obiettivo di valutare gli effetti di secukinumab rispetto al placebo sulla progressione delle erosioni ossee e degli entesiofiti in pazienti con PsA, nell’arco di un anno, mediante ricorso alla HR-pQCT.

Disegno dello studio
Il trial, uno studio clinico controllato e randomizzato condotto tra maggio 2020 e agosto 2021 in quattro ospedali di Hong Kong, ha arruolato 40 pazienti adulti con malattia attiva, con un’età media di 51,9 anni, di cui il 50% di sesso femminile, e una durata media della malattia di circa 4,7 anni.

Tutti presentavano una risposta insoddisfacente ai FANS o ai DMARDcs e, al momento dell’inclusione, non mostravano segni di distruzione articolare a livello delle articolazioni metacarpofalangee (MCP), ma almeno una erosione nelle articolazioni MCP dalla seconda alla quarta, rilevata tramite tomografia computerizzata ad alta risoluzione (HR-pQCT).

I partecipanti allo studio sono stati randomizzati ad uno dei due gruppi di trattamento: secukinumab sottocute al dosaggio di 150 mg (20 pazienti) oppure placebo sotto forma di soluzione salina (20 pazienti). Il trattamento assegnato dalla randomizzazione è stato somministrato una volta alla settimana per le prime quattro settimane e poi ogni quattro settimane fino alla settimana 48.

L’obiettivo principale dello studio era valutare la variazione del volume delle erosioni ossee tra l’inizio del trattamento e le settimane 24 e 48, a livello delle articolazioni MCP dalla seconda alla quarta della mano più colpita — o della mano dominante se entrambe erano coinvolte in modo simile. Questa misurazione è stata effettuata utilizzando HR-pQCT. Tra gli obiettivi secondari vi era anche l’analisi della variazione del volume degli entesofiti.

Per quanto riguarda le definizioni adottate nello studio, le erosioni sono state descritte come lesioni ossee con margini netti, localizzate in prossimità delle articolazioni e caratterizzate da interruzioni della corticale ossea in almeno due sezioni adiacenti, spesso associate alla perdita dell’osso trabecolare circostante.

Gli entesofiti, invece, sono stati definiti come nuove formazioni ossee che si sviluppano a partire dalla corticale periostale nei punti di inserzione di tendini, legamenti o capsule, oppure in sedi funzionalmente simili.

Risultati principali
Dopo un anno di trattamento, i risultati dello studio hanno mostrato una differenza significativa nella variazione del volume delle erosioni ossee preesistenti tra i due gruppi: nei pazienti trattati con secukinumab, il volume delle erosioni è diminuito (mediana: −0,1 mm³), mentre nel gruppo placebo non si è registrata alcuna variazione (0,0 mm³). Questa differenza è risultata statisticamente significativa.

Inoltre, una percentuale maggiore di erosioni ha mostrato segni di guarigione parziale nel gruppo trattato con secukinumab rispetto a quello trattato con placebo: il 51% vs. il 30%. Anche in questo caso la differenza è risultata rilevante dal punto di vista statistico.
Non solo: il trattamento con secukinumab è risultato associato anche ad una probabilità significativamente più bassa di progressione degli entesofiti e a una probabilità più elevata di guarigione parziale delle erosioni. In particolare, le probabilità di peggioramento degli entesofiti si sono ridotte di circa il 74% rispetto al placebo, mentre le probabilità di guarigione parziale delle erosioni sono risultate quasi tre volte superiori.

Da ultimo, per quanto riguarda la sicurezza del trattamento, nel gruppo secukinumab sono stati segnalati 25 eventi avversi, contro 15 nel gruppo placebo. Tuttavia, non è stato osservato alcun evento avverso grave in nessuno dei due gruppi in studio.

Implicazioni cliniche dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come il loro sia stato il primo studio clinico randomizzato (RCT) ad aver analizzato gli effetti del secukinumab nella prevenzione del danno osseo nella PsA utilizzando la HR-pQCT. Studi precedenti avevano già dimostrato che il secukinumab è efficace nel ridurre la progressione radiografica della malattia, misurata attraverso la variazione rispetto al basale del punteggio Sharp modificato (mTSS), rispetto al placebo, nell’arco di 24 settimane. Inoltre, l’84,3% dei pazienti trattati con 150 mg di secukinumab non aveva mostrato alcuna progressione radiografica della malattia dopo due anni di trattamento.  Tuttavia, va sottolineato che il mTSS valuta esclusivamente la presenza di erosioni e il restringimento dello spazio articolare, ma non prende in considerazione la formazione di nuovo tessuto osseo, che rappresenta una caratteristica distintiva del danno strutturale nella PsA.

I ricercatori, nella discussione del lavoro, non hanno sottaciuto alcuni limiti metodologici dello studio.
Tra questi si segnalano:
– Il numero ridotto di pazienti e la durata breve dello studio
– Il disegno monocentrico dello studio, per cui i risultati potrebbero non essere applicabili a popolazioni più varie a livello globale
– La mancanza di conferma dei risultati mediante valutazione esterna fatta in studi indipendenti
– La pianificazione dello studio risalente al 2017 prima che fossero pubblicati altri lavori sull’uso di HR-pQCT in pazienti con PsA trattati con secukinumab
– La potenza statistica non ottimale

Ciò detto, nel complesso secukinumab è risultato in grado di ridurre l’erosione ossea e di prevenire la progressione della formazione di nuovo osso, a sottolineare il suo impatto vantaggioso nella gestione delle patologie ossee nei pazienti affetti da PsA.

Bibliografia
Jin Y et al. Effects of secukinumab on enthesiophyte and erosion progression in psoriatic arthritis -a one-year double-blind, randomized, placebo-controlled trial utilizing high-resolution peripheral quantitative computed tomography. Arthritis Rheumatol. 2025 Mar 14. doi: 10.1002/art.43154. Epub ahead of print. PMID: 40083242.
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