L’aggiunta di farmaci agonisti del recettore GLP-1 alla terapia insulinica nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 e obesità sta sempre più emergendo come opzione per le due patologie
![]()
L’aggiunta di farmaci agonisti del recettore GLP-1 alla terapia insulinica nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 e obesità sta sempre più emergendo come opzione per trattare l’eccesso di peso e al contempo apportare benefici nella gestione del diabete, come discusso in occasione del congresso 2025 Advanced Technologies & Treatments for Diabetes (ATTD).
Gli attuali GLP-1 agonisti come semaglutide e il doppio agonista GIP/GLP-1 tirzepatide sono approvati per il trattamento del diabete di tipo 2 e dell’obesità, ma non per il diabete di tipo 1. Anche se l’insulina rimane la terapia essenziale per il diabete di tipo 1, nuove teorie suggeriscono che la perdita di peso con i farmaci GLP-1 consentirebbe anche una riduzione della dose di insulina e un ulteriore beneficio cardiorenale nei pazienti in sovrappeso o obesi.
Dati provenienti da diverse fonti, tra cui uno studio del T1D Exchange condotto dal relatore Satish Garg, professore di medicina e pediatria presso il Barbara Davis Center for Diabetes dell’Università del Colorado a Denver, e colleghi, hanno dimostrato che circa due terzi delle persone con diabete di tipo 1 negli Stati Uniti sono sovrappeso o obese, e che questo comporta un ulteriore rischio per la salute.
Tuttavia l’obesità nel diabete di tipo 1 è in aumento anche in Europa. Le tendenze all’aumento di sovrappeso e obesità negli adulti con diabete di tipo 1 osservate in altri paesi, tra cui Finlandia, Svezia, Italia e Germania/Austria, rispecchiano quelle degli Stati Uniti, come riferito da Shlomit Shalitin, professore di pediatria presso l’Università di Tel Aviv in Israele.
In quattro registri pediatrici sul diabete di tipo 1, la prevalenza di sovrappeso/obesità variava dal 15,3% in Germania/Austria nel periodo 1995-2011 al 36,0% negli Stati Uniti nel periodo 2016-2018. Una meta-analisi del 2022 ha mostrato che i bambini con diabete di tipo 1 avevano una massa grassa corporea totale maggiore rispetto a quelli senza diabete.
Fattori che influiscono sull’aumento di peso nel diabete di tipo 1
Diversi fattori contribuiscono all’aumento di peso nel diabete di tipo 1, tra cui l’uso di insulina esogena, la paura dell’ipoglicemia che porta a un apporto calorico eccessivo e alla mancanza di esercizio fisico, fattori psicologici e un’alterazione della regolazione alimentare.
L’obesità nel diabete di tipo 1 può esacerbare la resistenza all’insulina, portando a un controllo glicemico inadeguato, oltre ad aumentare il rischio di complicanze cardiovascolari e microvascolari, anche dopo aver aggiustato i dati per età, durata del diabete e livelli di emoglobina glicata (HbA1c).
Vi sono inoltre evidenze che l’obesità gioca un ruolo nello sviluppo del diabete di tipo 1 attraverso l’ipotesi dell’acceleratore, secondo la quale la resistenza all’insulina indotta dall’obesità aumenta il carico sulle isole pancreatiche nelle persone già geneticamente a rischio, aumentando la richiesta di insulina e inducendo o accelerando la distruzione autoimmune.
«La presenza di obesità nei pazienti con diabete di tipo 1 ha un impatto sul loro controllo glicemico e sulla salute a lungo termine. Pertanto, la prevenzione e il trattamento del sovrappeso/obesità rimangono una priorità assoluta per le persone con diabete di tipo 1» ha sottolineato Shatilin.
Benefici dei GLP-1 agonisti nel diabete di tipo 1
I dati dimostrano una significativa perdita di peso e un miglioramento dei livelli di HbA1c nel diabete di tipo 1 con l’utilizzo dei farmaci di nuova generazione. In uno studio, 10 pazienti con diabete di tipo 1 di nuova insorgenza hanno iniziato un regime che includeva insulina e semaglutide. Dopo 3 mesi, nessuno assumeva insulina prandiale e dopo 10 mesi, sette non assumevano più insulina.
In una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche di 50 pazienti con diabete di tipo 1 e sovrappeso o obesità, i pazienti trattati con semaglutide off-label hanno mostrato riduzioni significativamente maggiori di BMI, peso e del tempo di monitoraggio continuo della glicemia rispetto ai controllo con solo diabete di tipo 1.
Un piccolo studio con tirzepatide su 62 pazienti ha mostrato una perdita di peso media del 18%, unitamente a un miglioramento significativo della HbA1c. In un altro studio che ha coinvolto 150 pazienti con diabete di tipo 1, la perdita di peso è stata doppia con tirzepatide (21,4%) rispetto a semaglutide (9,1%).
In un recente studio in doppio cieco, randomizzato e crossover su semaglutide con somministrazione automatizzata di insulina in 28 pazienti con diabete di tipo 1, semaglutide ha aumentato significativamente il time-in-range (P=0,006) rispetto al placebo, senza aumentare l’ipoglicemia.
In un altro studio pubblicato di recente e presentato al congresso, condotto da Garg e colleghi, 84 adulti con diabete di tipo 1 e sovrappeso o obesità che avevano assunto tirzepatide off-label per almeno 6 mesi sono stati abbinati in base a fattori clinici, tra cui BMI, età, durata del diabete e HbA1c, a 38 pazienti non trattati con tirzepatide.
Nell’arco di 21 mesi, i partecipanti sottoposti a tirzepatide hanno perso in media il 23% del peso (25 kg), mentre i controlli hanno guadagnato 0,7 kg. Dopo gli aggiustamenti per peso e HbA1c, i pazienti trattati con tirzepatide hanno anche registrato maggiori diminuzioni della HbA1c rispetto al basale (P=0,017) e maggiori miglioramenti nel colesterolo LDL, trigliceridi, pressione sanguigna e velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR), che si è ridotta significativamente nei controlli ma non negli utilizzatori di tirzepatide.
Al termine dei 21 mesi, i partecipanti hanno anche ridotto di circa 16 volte la quantità totale di insulina giornaliera. «Una riduzione così significativa delle dosi di insulina espone le persone al rischio di chetoacidosi diabetica e ipoglicemia, ma nessuno di questi effetti collaterali è stato segnalato, almeno in questa coorte» ha sottolineato.
Rispetto agli studi su semaglutide, nei quali il 30-40% dei partecipanti ha interrotto il trattamento causa di effetti collaterali, Garg ha osservato che l’unica ragione per cui i pazienti hanno interrotto lo studio su tirzepatide è stata il costo (non potevano più permettersi il farmaco o la loro assicurazione non lo copriva più). Ha spiegato che il motivo dei minori effetti collaterali con tirzepatide è probabilmente dovuto al fatto che gli aumenti della dose sono stati molto lenti (nell’arco di 4-5 mesi) e che la maggior parte dei soggetti ha interrotto il trattamento alla dose di 10 mg anziché alla dose massima di 15 mg.
Il relatore ha concluso citando uno studio del 2024, che mostrava un aumento significativo della prescrizione off-label sia di agonisti del recettore GLP-1 che di inibitori SGLT2 nel diabete di tipo 1 tra il 2010 e il 2023, spesso associato a profili di rischio cardiorenale elevati. «Che si tratti di diabete di tipo 2 o di tipo 1, entrambi presentano un alto rischio di decesso per cause cardiovascolari e di malattia renale diabetica. Dal momento che è risaputo che questi farmaci prevengono entrambi gli eventi, è sensato utilizzarli indipendentemente dalla diagnosi di diabete di tipo 1 e di tipo 2».
Referenze
Garg SK et al. Cardiovascular and Renal Biomarkers in Overweight and Obese Adults with Type 1 Diabetes Treated with Tirzepatide for 21 Months. Diabetes Technol Ther. 2025 Mar;27(3):152-160.