Efficacia, sicurezza e impatto sugli esiti di malattia della Fidaxomicina per l’infezione da Clostridioides difficile nei pazienti con IBD
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La fidaxomicina è un’opzione efficace e sicura per la l’infezione da Clostridioides difficile (CDI) nei pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale (IBD), con maggior beneficio nei primi episodi. La sua efficacia potrebbe ridurre la necessità di intensificare la terapia per l’IBD a breve termine, suggerendo un impatto positivo sulla malattia. Questi risultati, pubblicati sul Journal of Crohn’s and Colitis, ne supportano l’uso e evidenziano la necessità di studi prospettici controllati.
I pazienti con malattia infiammatoria intestinale (IBD) hanno un rischio quasi cinque volte superiore di sviluppare un’infezione da Clostridioides difficile (CDI) rispetto alla popolazione generale. La prevalenza stimata è di 37,3 per 1000 pazienti con colite ulcerosa (UC) e 10,9 per 1000 pazienti con malattia di Crohn (CD). La CDI in questi pazienti può manifestarsi con caratteristiche atipiche, tra cui insorgenza in età più giovane, assenza di recente uso di antibiotici e trasmissione comunitaria. Tra i fattori di rischio indipendenti vi sono il coinvolgimento colico dell’IBD, l’uso di terapie biologiche e di antibiotici. Inoltre, i pazienti con IBD e CDI presentano un rischio aumentato di esacerbazioni, necessità di intensificazione della terapia, ricoveri prolungati, colectomia e mortalità.
Le linee guida attuali raccomandano la vancomicina per almeno 14 giorni nei pazienti con IBD e CDI. L’European Crohn’s and Colitis Organization (ECCO) considera vancomicina e fidaxomicina ugualmente efficaci nel trattamento delle CDI non severe, ma queste indicazioni si basano su dati della popolazione generale. Mentre diversi studi hanno valutato l’efficacia della vancomicina nei pazienti con IBD, i dati sull’uso della fidaxomicina sono limitati. Inoltre, non è chiaro se la risoluzione della CDI possa influenzare gli esiti della IBD.
Questo studio ha quindi analizzato l’efficacia e la sicurezza della fidaxomicina nella CDI in pazienti con IBD, valutando il tasso di recidiva e l’impatto sugli esiti della IBD.
Metodi
Sono stati esaminati retrospettivamente i dati clinici di pazienti con IBD e CDI trattati con fidaxomicina fino a settembre 2024 in diversi centri specializzati. Sono stati inclusi 96 pazienti (57 con UC e 39 con CD) con una durata mediana di malattia di 4 anni e il 73% dei quali era in trattamento con terapie avanzate. Il 48% era al primo episodio di CDI, il 31% aveva una prima recidiva e il 21% due o più recidive. La mediana di tempo tra un episodio e l’altro era di 2,7 mesi.
Il trattamento con fidaxomicina è stato somministrato nell’ 86% dei casi con il regime standard (200 mg due volte al giorno per 10 giorni), mentre il restante ha ricevuto dosaggi alternativi. Il 55% dei pazienti è stato diagnosticato in regime ambulatoriale e il 45% durante un ricovero, principalmente per complicanze dell’IBD. Il 50% ha richiesto l’ospedalizzazione e il 16% ha sviluppato una CDI severa.
Risultati
A otto settimane, il tasso di recidiva della CDI è stato del 10%, mentre l’82% dei pazienti ha ottenuto una risposta sostenuta fino a 12 settimane. Il primo episodio di CDI è stato associato a un tasso di recidiva inferiore (4% vs 16%) e a una risposta sostenuta superiore (91% vs 75%) rispetto a episodi ricorrenti. Non sono emerse associazioni tra caratteristiche demografiche, tipo di IBD, terapie avanzate o gravità della CDI e il rischio di recidiva.
Per quanto riguarda l’IBD, il 48% dei pazienti ha necessitato di un’intensificazione della terapia entro 180 giorni dalla diagnosi di CDI. Tuttavia, i pazienti che hanno ottenuto una risoluzione sostenuta della CDI hanno mostrato una minore necessità di intensificazione della terapia entro 30 giorni (12% vs 20%). Cinque pazienti con UC hanno subito una colectomia nei tre mesi successivi alla CDI, ma nessun intervento è stato direttamente attribuito all’infezione. Un solo paziente, con comorbidità gravi, è deceduto per urosepsi, senza relazione con la CDI o la IBD.
Il profilo di sicurezza della fidaxomicina è risultato favorevole, con eventi avversi lievi in cinque pazienti (eruzione cutanea, nausea, congiuntivite, astenia, ipokaliemia e ipocalcemia) e un solo evento moderato di nausea, nessuno dei quali ha portato all’interruzione del trattamento.
Questo studio multicentrico ha fornito il più ampio set di dati disponibili sull’uso della fidaxomicina nei pazienti con IBD e CDI. La fidaxomicina si è dimostrata efficace e sicura, con un tasso di recidiva comparabile a quello della popolazione generale e maggiore efficacia nei primi episodi rispetto a quelli ricorrenti.
L’uso della fidaxomicina al primo episodio di CDI potrebbe essere particolarmente vantaggioso nei pazienti con IBD, contribuendo a ridurre il ciclo di recidive e la necessità di intensificazione delle terapie per IBD. Inoltre, la risoluzione della CDI potrebbe avere un impatto positivo sul controllo della IBD nel breve termine. Il tasso di colectomia osservato è stato del 5%, in linea con il range riportato in letteratura per i pazienti con IBD e CDI.
Dal punto di vista della sicurezza, il profilo di fidaxomicina è risultato coerente con quello osservato nella popolazione generale, senza eventi avversi gravi. Tuttavia, gli autori sottolineano che devono essere considerate alcune limitazioni dello studio: la natura retrospettiva, l’assenza di un gruppo di confronto e le variazioni nei regimi di trattamento potrebbero aver influenzato i risultati.
In conclusione, la fidaxomicina si è dimostrata un’opzione efficace e sicura per il trattamento della CDI nei pazienti con IBD, con particolare beneficio nei primi episodi rispetto a quelli ricorrenti. La risoluzione della CDI potrebbe ridurre la necessità di intensificazione della terapia per IBD nel breve termine, suggerendo un impatto positivo sul controllo della malattia. Questi risultati supportano l’utilizzo della fidaxomicina nella gestione della CDI nei pazienti con IBD e sottolineano la necessità di studi prospettici controllati per confermare questi dati.
Daniele Noviello et al., Fidaxomicin for Clostridioides difficile infection in patients with inflammatory bowel disease: a multicentre retrospective cohort study J Crohns Colitis. 2025 Apr 1:jjaf056.
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