Sibeprenlimab è un’innovazione nella lotta alla nefropatia da immunoglobulina A, una delle principali cause di malattia renale cronica di origine autoimmune
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La nefropatia da immunoglobulina A (IgAN) rappresenta una delle principali cause di malattia renale cronica di origine autoimmune, caratterizzata dall’accumulo anomalo di complessi immunitari contenenti IgA nei reni. Questa condizione colpisce prevalentemente adulti tra i 20 e i 40 anni e può evolvere nel tempo fino alla malattia renale allo stadio terminale (ESKD). Nonostante l’impiego di terapie standard come inibitori del sistema renina-angiotensina e, più recentemente, gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2), resta una forte necessità di trattamenti innovativi in grado di agire direttamente sui meccanismi patogenetici della malattia.
APRIL (A PRoliferation-Inducing Ligand) è una citochina appartenente alla famiglia del fattore di necrosi tumorale (TNF) che gioca un ruolo chiave nella produzione di IgA, in particolare della forma galattosio-deficiente (Gd-IgA1), considerata un fattore determinante nella progressione della nefropatia da IgA.
L’inibizione mirata di APRIL potrebbe rappresentare un’opzione terapeutica rivoluzionaria, ed è proprio su questo meccanismo d’azione che si basa il sibeprenlimab. Otsuka Pharmaceutical ha comunicato il deposito di una domanda di licenza biologica (BLA) presso la Food and Drug Administration statunitense.
Sibeprenlimab: un anticorpo monoclonale contro APRIL
Sibeprenlimab è un anticorpo monoclonale sperimentale progettato per legarsi selettivamente a APRIL, inibendone l’attività. Questo meccanismo d’azione permette di ridurre la produzione di Gd-IgA1 e, di conseguenza, la formazione di complessi immunitari responsabili del danno renale. La riduzione di questi depositi può contribuire a rallentare la progressione della malattia e a migliorare la funzione renale nei pazienti affetti da IgAN.
Il farmaco è formulato come siringa preriempita per iniezione sottocutanea con una somministrazione prevista ogni quattro settimane. Questa modalità di somministrazione consente una maggiore flessibilità terapeutica, permettendo ai pazienti di autogestire il trattamento o di riceverlo da un assistente domiciliare.
Evidenze cliniche: i risultati degli studi ENVISION e VISIONARY
Il percorso clinico di sibeprenlimab è stato supportato da due studi fondamentali: lo studio di fase 2 ENVISION e lo studio di fase 3 VISIONARY. I dati ottenuti hanno contribuito alla recente presentazione di una domanda di licenza biologica (BLA) presso la Food and Drug Administration (FDA) statunitense.
Lo studio ENVISION (NCT04287985), condotto su pazienti con nefropatia da IgA, ha fornito risultati incoraggianti che hanno portato la FDA a concedere a sibeprenlimab la designazione di Breakthrough Therapy. Questo riconoscimento viene assegnato ai farmaci che dimostrano un potenziale significativo nel trattamento di condizioni gravi e per i quali esiste un bisogno medico non soddisfatto.
Successivamente, lo studio VISIONARY (NCT05248646), uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha coinvolto circa 530 pazienti con nefropatia da IgA già in trattamento con le terapie standard, tra cui inibitori del sistema renina-angiotensina e/o inibitori SGLT2. Dopo nove mesi di trattamento, sibeprenlimab ha mostrato una riduzione statisticamente e clinicamente significativa del rapporto proteine urinarie/creatinina (uPCR) rispetto al placebo, confermando la sua efficacia nel ridurre la proteinuria, un indicatore chiave della progressione della malattia.
Inoltre, lo studio ha evidenziato un profilo di sicurezza favorevole, coerente con i dati precedenti, senza eventi avversi rilevanti che ne limitassero l’utilizzo. Tra gli endpoint secondari, è in corso la valutazione della variazione della velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) su un periodo di 24 mesi, parametro fondamentale per determinare l’effetto del farmaco sulla funzionalità renale a lungo termine.
Prospettive future
L’approvazione di sibeprenlimab potrebbe rappresentare un passo significativo nel trattamento della nefropatia da IgA, offrendo ai pazienti un’opzione terapeutica innovativa in grado di intervenire direttamente sui meccanismi patogenetici della malattia. Se confermato dai dati a lungo termine, l’inibizione di APRIL potrebbe diventare una strategia chiave nella gestione della malattia, potenzialmente modificando il decorso della nefropatia da IgA e ritardando la necessità di dialisi o trapianto renale.