Un controllo intensivo della pressione arteriosa sistolica (SBP) inferiore a 130 mm Hg negli adulti di età pari o superiore a 80 anni, in terapia antipertensiva, riduce il rischio di mortalità cardiovascolare
Uno studio pubblicato sul “Journal of the American College of Cardiology” ha evidenziato che un controllo intensivo della pressione arteriosa sistolica (SBP) inferiore a 130 mm Hg negli adulti di età pari o superiore a 80 anni, in terapia antipertensiva, è associato a una riduzione significativa del rischio di mortalità cardiovascolare rispetto ai valori compresi tra 130 e 160 mm Hg.
Questi risultati forniscono un importante contributo alle linee guida cliniche, sostenendo la necessità di una gestione intensiva della pressione arteriosa per ridurre i decessi correlati alle malattie cardiovascolari in questa popolazione vulnerabile.
Valutato il rapporto tra valori pressori e mortalità cardiovascolare
Le attuali linee guida per la gestione della pressione arteriosa propongono una maggiore intensità nel controllo, ma mancano evidenze solide per gli ultraottantenni.
Il team di ricerca, guidato da Huanhuan Yang dello Yale New Haven Hospital, ha analizzato un campione di 1.593 adulti, incluse 949 donne, utilizzando i dati della National Health and Nutrition Examination Survey raccolti tra il 1988 e il 2014.
La pressione arteriosa sistolica è stata misurata seguendo protocolli standardizzati, considerando la media dei valori della seconda e terza misurazione per una maggiore accuratezza.
I partecipanti sono stati suddivisi in tre categorie di SBP: inferiore a 130 mm Hg, tra 130 e 160 mm Hg e superiore a 160 mm Hg. L’obiettivo primario dello studio era determinare la relazione tra i valori di SBP e la mortalità cardiovascolare.
I ricercatori hanno monitorato i partecipanti per un periodo medio di follow-up di 6,7 anni. Il 46% dei decessi registrati durante questo periodo è stato attribuito a malattie cardiovascolari. I dati raccolti sono stati analizzati utilizzando modelli statistici avanzati, inclusi aggiustamenti per fattori confondenti come età, sesso e condizioni di salute preesistenti.
Rischio significativamente ridotto con sistolica <130 mm Hg
I risultati hanno mostrato che i partecipanti con SBP inferiore a 130 mm Hg avevano un rischio significativamente ridotto di mortalità cardiovascolare rispetto a quelli con valori compresi tra 130 e 160 mm Hg, con un rapporto di rischio aggiustato pari a 0,74 e un intervallo di confidenza al 95% compreso tra 0,57 e 0,96.
Analisi di sensibilità, che hanno escluso i decessi verificatisi entro uno o cinque anni e hanno considerato la fragilità dei pazienti, hanno confermato la validità e la coerenza dei risultati. D’altra parte, il confronto tra SBP superiore a 160 mm Hg e valori intermedi (130-160 mm Hg) non ha evidenziato differenze significative nel rischio di mortalità cardiovascolare.
Questi dati suggeriscono che un controllo intensivo della SBP, mantenendola al di sotto di 130 mm Hg, potrebbe rappresentare una strategia efficace per ridurre la mortalità cardiovascolare negli ultraottantenni. Tuttavia, è necessario un approccio prudente, considerando la possibilità di complicazioni, quali l’ipotensione e gli effetti negativi legati a un controllo troppo aggressivo.
Limiti dello studio e prospettive future
Nonostante le conclusioni promettenti, lo studio presenta alcune limitazioni. La misurazione della pressione arteriosa è stata effettuata in un unico momento, senza possibilità di valutare le variazioni a lungo termine o gli effetti delle modifiche terapeutiche nel corso del tempo.
Inoltre, non sono stati analizzati gli eventuali rischi correlati all’ipotensione. Sebbene siano stati effettuati aggiustamenti statistici, la presenza di fattori confondenti residui non può essere esclusa.
Gli autori hanno sottolineato la necessità di ulteriori studi randomizzati controllati (RCT) per determinare con maggiore precisione il bilancio tra rischi e benefici associati a un controllo intensivo della SBP, in particolare per valori estremi della pressione arteriosa.
Conclusioni e implicazioni cliniche
Questo studio rafforza l’importanza di un approccio personalizzato nella gestione della pressione arteriosa negli anziani.
I risultati supportano le linee guida esistenti e suggeriscono che una strategia di controllo intensivo possa avere un impatto positivo sulla mortalità cardiovascolare in questa fascia di età. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per integrare queste evidenze nella pratica clinica quotidiana, assicurando che i benefici superino i potenziali rischi.
Bibliografia:
Yang H, Huang C, Sawano M, et al. Systolic Blood Pressure and Cardiovascular Mortality in U.S. Adults Aged 80+ Taking Antihypertensive Medications. J Am Coll Cardiol. 2025 Feb 26:S0735-1097(25)00335-3. doi: 10.1016/j.jacc.2025.01.033. Epub ahead of print. leggi