Luigi Maria Perotti, nel doc proposto domenica 11 maggio alle 21.15 in prima visione di Rai 5, torna a Macerata nei luoghi della sua giovinezza universitaria
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Macerata è una città che non si lascia capire al primo sguardo. Sta lì, adagiata sulle colline marchigiane, sospesa tra il Conero e i Sibillini, con l’aria austera di chi sa molto, ma non lo dice. Eppure, per chi la attraversa davvero, rivela un mondo stratificato, fatto di storie silenziose, memorie dimenticate, intuizioni improvvise. Luigi Maria Perotti, nel doc proposto domenica 11 maggio alle 21.15 in prima visione di Rai 5, torna nei luoghi della sua giovinezza universitaria, non per nostalgia, ma per capire cosa resta – e cosa cambia – quando si decide di ascoltare davvero.
Dai passi del gesuita Matteo Ricci, alla voce teatrale del dolore recente, dai poeti nascosti nelle biblioteche ai sognatori della Cantinetta, un’osteria di ispirazione garibaldina, dalla lirica dello Sferisterio agli sport dimenticati come il gioco del bracciale fino alla magia del “Cinema a Pennello”, ogni incontro disegna una tessera del mosaico invisibile che è Macerata.
Macerata è una città-dispositivo, più che da ammirare, da attraversare, dove il sapere si conquista in salita, e ogni vicolo è una domanda aperta. Tra studenti, artisti e vecchi maestri, si capisce che il vero senso di un luogo è ciò che riesce, ancora, a insegnarci su di noi. Perché, alla fine, perdersi è l’unico modo per ritrovarsi.