HIV: arrivano nuove conferme per il trapianto di staminali


Negli ultimi anni, la ricerca sulla cura dell’HIV ha compiuto progressi significativi, soprattutto grazie allo studio di pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali

Il trapianto di cellule staminali da donatore è l’unica arma contro la leucemia mielomonocitica cronica, un tumore raro del sangue

Negli ultimi anni, la ricerca sulla cura dell’HIV ha compiuto progressi significativi, soprattutto grazie allo studio di pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali. Recentemente, due nuovi casi di remissione del virus sono stati presentati alla Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI) 2025 a San Francisco, aumentando a nove il numero complessivo di persone considerate funzionalmente guarite. I due pazienti, noti come il “paziente di Chicago” e il “paziente di Oslo”, sembrano non presentare segni di replicazione virale dopo aver interrotto la terapia antiretrovirale (ART), offrendo nuove prospettive nella comprensione dei meccanismi di eradicazione dell’HIV.

I nuovi casi di remissione: il paziente di Chicago e il paziente di Oslo
Il paziente di Chicago, un uomo di 67 anni con una storia di HIV lunga 14 anni e una diagnosi di leucemia mieloide acuta (AML), ha ricevuto un trapianto di cellule staminali da un donatore con una doppia mutazione CCR5-delta-32. Dopo il trapianto, ha interrotto la terapia antiretrovirale per la prima volta, sperimentando però una ripresa virale. Tuttavia, una seconda interruzione della terapia ha portato a una remissione prolungata per oltre 10 mesi, suggerendo che un’iniziale riattivazione del virus non escluda la possibilità di una cura funzionale.

Il paziente di Oslo, un uomo di 58 anni con una diagnosi di sindrome mielodisplastica, ha ricevuto un trapianto da un fratello con la stessa mutazione CCR5-delta-32. Dopo il trapianto, ha sviluppato una grave malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD), trattata con ruxolitinib (Jakafi, ruxolitinib), un inibitore della Janus chinasi (JAK) che modula l’attivazione del sistema immunitario. Dopo due anni dall’interruzione della ART, il virus rimane non rilevabile nel suo organismo, suggerendo un possibile ruolo del farmaco nel ridurre i serbatoi virali.

L’importanza della mutazione CCR5-delta-32 e il ruolo della terapia immunosoppressiva
L’efficacia del trapianto di cellule staminali nel determinare la remissione dell’HIV è stata inizialmente attribuita alla mutazione CCR5-delta-32, che rende le cellule resistenti all’infezione da HIV impedendo l’ingresso del virus. Tuttavia, alcuni pazienti, come il “paziente di Ginevra”, hanno raggiunto la remissione pur ricevendo cellule senza questa mutazione, suggerendo che anche altri fattori, come la riduzione del serbatoio virale o l’azione della GVHD, possano contribuire alla cura.
Parallelamente, il ruolo di farmaci immunosoppressivi come ruxolitinib è oggetto di crescente attenzione. Il suo effetto sulla risposta immunitaria e sulla persistenza del virus nei tessuti potrebbe rappresentare una nuova strategia terapeutica per la riduzione del serbatoio virale nei pazienti con HIV.

Prospettive future: terapia genica e nuovi approcci alla cura dell’HIV
Nonostante i progressi ottenuti con il trapianto di cellule staminali, questa procedura rimane rischiosa e riservata a pazienti con patologie oncologiche gravi. Di conseguenza, la ricerca si sta concentrando su alternative meno invasive, come la terapia genica. L’editing genomico con CRISPR-Cas9, ad esempio, potrebbe consentire di modificare le cellule staminali di un paziente per renderle resistenti all’HIV senza la necessità di un donatore compatibile.

Un recente studio ha sperimentato l’inserimento di geni di resistenza all’HIV in cellule staminali autologhe, dimostrando che queste cellule possono mantenere la loro protezione dall’infezione per anni dopo il trapianto. Sebbene ancora in fase iniziale, tali strategie potrebbero rappresentare un passo verso una cura funzionale più accessibile e sicura.

Bibliografia
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