Allergie alimentari: la somministrazione di omalizumab per via iniettiva si è rivelata nettamente superiore rispetto all’immunoterapia orale
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La somministrazione di omalizumab per via iniettiva si è rivelata nettamente superiore rispetto all’immunoterapia orale (OIT) nell’aumentare la tolleranza ai cibi allergenici nei bambini con allergia multipla, principalmente perché molti pazienti non riescono a tollerare l’OIT. Questo è quanto emerge dalla fase 2 dello studio randomizzato OUtMATCH, presentato al congresso annuale dell’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology (1). La fase 3 di questo studio, invece, suggerisce che omalizumab sarebbe in grado di garantire una tolleranza duratura (2).
Razionale d’impiego di omalizumab nelle allergie alimentari
Nel 2023, la FDA ha approvato l’omalizumab per il trattamento delle allergie alimentari mediate dall’immunoglobulina E (IgE) negli adulti e nei bambini di almeno un anno. Questo per ridurre il rischio di reazioni allergiche gravi, compresa l’anafilassi, in caso di esposizione accidentale agli allergeni. L’approvazione si basava sui risultati della fase 1 dello studio OUtMATCH, che aveva dimostrato come le iniezioni regolari di omalizumab aumentassero la quantità di alimenti allergenici che i bambini con allergie multiple potevano consumare senza sviluppare reazioni.
Sia l’omalizumab che l’immunoterapia orale (OIT) vengono utilizzati per trattare l’allergia multipla agli alimenti, ma i due trattamenti non erano mai stati confrontati direttamente, fino ad ora. Di qui le fasi 2 e 3 dello studio OUrMATCH che hanno cercato di colmare questo gap.
Ecco, di seguito, una breve disamina dei risultati dei due abstract presentati al congresso.
Disegno e risultati principali della fase 2 dello studio
La fase 2 ha coinvolto 117 bambini con allergie confermate, reattivi a meno di mezza arachide e a quantità analoghe di almeno altri due alimenti comuni (latte, uova, anacardi, grano, nocciole o noci). L’età mediana era di 7 anni e il 55% dei partecipanti erano maschi.
I pazienti erano stati randomizzati a trattamento con:
– omalizumab e placebo OIT (doppio cieco)
– OIT multi-allergenico e placebo iniezioni
Tutti erano stati sottoposti inizialmente a trattamento con 16 settimane di omalizumab in aperto. A partire dalla settimana 9, è stato avviato il trattamento con OIT o placebo OIT, con una progressiva escalation fino a un obiettivo di mantenimento di 1.000 mg per ciascun alimento allergenico. Alla settimana 16, i partecipanti hanno iniziato la fase in doppio cieco con omalizumab o placebo per 44 settimane, prima di essere sottoposti a una nuova esposizione agli allergeni.
L’analisi intent-to-treat su 117 bambini allergici alle arachidi e ad almeno altri due alimenti ha rivelato che il 36% dei pazienti trattati con un ciclo prolungato di omalizumab ha tollerato una dose cumulativa di 4.044 mg per tutti e tre gli alimenti, rispetto al 19% dei bambini sottoposti a OIT multi-allergenica (OR: 2,6; IC95%: 1,1-6,3; P=0,031).
Non solo: omalizumab ha dimostrato una chiara superiorità anche relativamente ad alcuni endpoint secondari, in particolare l’aumento della tolleranza ad almeno due alimenti (P=0,004). Inoltre, la percentuale di completamento della fase 2 è risultata significativamente più elevata nel gruppo omalizumab (88%) rispetto al gruppo OIT (51%), dato che molti pazienti sottoposti a OIT hanno dovuto interrompere il trattamento a causa di reazioni allergiche o altri effetti collaterali.
Quanto agli altri risultati:
– nell’analisi per protocollo condotta su 81 pazienti, la differenza tra i gruppi nel raggiungere l’endpoint primario non è risultata statisticamente significativa (41% omalizumab vs. 37% OIT; OR 1,2; IC95%: 0,5-3,3; P=0,66)
– gli eventi avversi si sono manifestati in quasi tutti i pazienti (97%)
– gli eventi avversi gravi sono, però, risultati molto più frequenti nel gruppo OIT rispetto al gruppo omalizumab (30,5% vs 0%)
– Il 22% dei pazienti del gruppo OIT, rispetto allo 0% dei pazienti del gruppo omalizumab ha interrotto il trattamento per l’insorgenza di effetti avversi
– l’impiego di epinefrina per reazioni allergiche è stato documentato nel 37,3% dei pazienti del gruppo OIT vs. 6,9% dei pazienti del gruppo omalizumab
Disegno e risultati principali della fase 3 dello studio
Un altro abstract presentato al congresso ha riportato i risultati della fase 3 dello studio OUtMATCH, dimostrando che la maggior parte dei bambini trattati con omalizumab ha mantenuto la capacità di tollerare alimenti allergenici anche un anno dopo la fine del trattamento.
Nello specifico, su un totale di 60 bambini allergici a tre alimenti:
– l’80% ha continuato a consumare almeno un alimento allergenico a un anno dalla terapia
– il 58% ha mantenuto la tolleranza a tutti e tre gli alimenti
– il 18% ha evitato tutti e tre gli allergeni
– il 3% ha dovuto ricorrere all’OIT di salvataggio per tutti gli alimenti
Quanto, infine, alle percentuali di successo per il consumo quotidiano di almeno 300 mg di proteina allergenica, queste sono state pari al 56% per le arachidi, al 50 per gli anacardi, al 44% per le noci, al 38% per le nocciole, al 70% per le uova, al 61% per il latte e al 63% per il grano.
Ciò detto, alcuni bambini hanno deciso di interrompere il consumo degli allergeni perché non gradivano il gusto o non volevano assumerli quotidianamente.
Sicurezza del trattamento
Passando alla safety, il numero di eventi avversi, considerando la quantità di dosi somministrate, è stato relativamente basso. Tuttavia, si sono registrati:
– 216 eventi avversi in 32 pazienti
– 78 episodi legati al consumo alimentare, inclusi 17 casi di anafilassi
– 34 episodi correlati all’OIT, inclusi 7 casi di anafilassi
– 4 casi di anafilassi associati a entrambi i trattamenti
– 4 pazienti hanno sviluppato esofagite eosinofila
Implicazioni dei risultati dello studio OUtMATCH
Questi risultati, estremamente promettenti ma da confermare, rafforzano l’idea che l’omalizumab possa rappresentare un’opzione rivoluzionaria nella gestione delle allergie alimentari, non solo migliorando la tolleranza, ma anche riducendo significativamente i rischi e gli effetti collaterali rispetto alla tradizionale OIT.
Ciò detto, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici dello studio: la dimensione del campione era ridotta e lo studio non ha confrontato direttamente l’omalizumab con altre strategie terapeutiche.
Bibliografia
1) Wood R, et al “Treatment of multi-food allergy with omalizumab compared to omalizumab-facilitated multi-allergen OIT” AAAAI 2025; Abstract L48.
2) Dantzer J, et al “Introduction of allergenic foods after treatment with omalizumab” AAAAI 2025; Abstract L50.