L’ora in cui viene somministrata l’immunoterapia può influenzare la sopravvivenza


Una recente meta-analisi ha evidenziato come il momento della giornata in cui viene somministrata l’immunoterapia possa influenzare significativamente la sopravvivenza

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Una recente meta-analisi ha evidenziato come il momento della giornata in cui viene somministrata l’immunoterapia possa influenzare significativamente la sopravvivenza e la progressione del tumore in diversi tipi di cancro.

Studi su melanoma metastatico, carcinoma renale, carcinoma esofageo e carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) hanno mostrato che i pazienti che ricevono l’immunoterapia al mattino presentano un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione e della sopravvivenza globale rispetto a coloro che ricevono il trattamento più tardi nella giornata.

Uno degli studi più recenti, condotto su pazienti anziani con NSCLC localmente avanzato, ha rivelato che coloro che hanno ricevuto almeno la metà delle infusioni di durvalumab (Imfinzi, principio attivo durvalumab) entro tre ore dal tramonto hanno mostrato un rischio più che raddoppiato di metastasi a distanza (HR 2,13) e una peggiore sopravvivenza libera da progressione.

Il meccanismo alla base dell’efficacia temporale dell’immunoterapia
Il ritmo circadiano regola numerosi processi biologici, tra cui l’attività del sistema immunitario, la riparazione del DNA e la proliferazione cellulare. La cronoterapia, un approccio che prevede la somministrazione dei trattamenti oncologici in specifiche finestre circadiane, si basa proprio su queste evidenze.

Diversi studi suggeriscono che la concentrazione di linfociti nei tumori è più elevata al mattino, diminuendo nel corso della giornata. Poiché l’immunoterapia agisce stimolando l’attività dei linfociti, il trattamento potrebbe essere più efficace quando il numero di queste cellule è massimo. Un’altra ipotesi supportata da studi sul carcinoma renale metastatico indica che l’attività delle cellule T in risposta all’immunoterapia è più alta nelle prime ore del giorno, un periodo in cui si sono registrati anche i maggiori benefici in termini di sopravvivenza.

L’orario ottimale varia a seconda della terapia
Sebbene i dati sull’immunoterapia siano sempre più consistenti, il ruolo del ritmo circadiano sembra meno chiaro per altre terapie oncologiche. Un recente studio sui pazienti con NSCLC ha rilevato che la radioterapia effettuata nel tardo pomeriggio riduceva il rischio di progressione (HR 0,39) e di metastasi a distanza (HR 0,27). I pazienti sottoposti a radioterapia più tardi nella giornata presentavano anche livelli più elevati di linfociti alla fine del trattamento, suggerendo che la radiazione potesse avere un impatto minore sulla riduzione di queste cellule rispetto al mattino.

Per altre terapie, i dati sono più contraddittori. Ad esempio, in uno studio sulla radioterapia per il tumore alla prostata non sono state riscontrate differenze significative nella progressione biochimica o nella metastatizzazione in base all’orario di trattamento. Tuttavia, un sottogruppo di pazienti bianchi ha mostrato una maggiore libertà dalla progressione se trattato al mattino. Per quanto riguarda la chemioterapia, le evidenze sono ancora più contrastanti: uno studio ha dimostrato che la somministrazione mattutina peggiorava la sopravvivenza nelle donne con linfoma diffuso a grandi cellule B, mentre i dati preliminari nel glioblastoma suggeriscono che il trattamento mattutino potrebbe essere più efficace.

Sfide nella pratica clinica e prospettive future
Nonostante le evidenze scientifiche, l’orario di somministrazione dell’immunoterapia non è ancora considerato un fattore determinante nella pratica clinica. La programmazione delle infusioni dipende da vincoli logistici, come la disponibilità delle farmacie ospedaliere, piuttosto che da ragioni biologiche. Inoltre, l’assenza di studi randomizzati multicentrici rappresenta un ostacolo all’adozione di un approccio basato sulla cronoterapia.

Gli sforzi per organizzare un ampio studio randomizzato su scala internazionale si sono rivelati difficili. Il dottor David Qian, oncologo radioterapista presso il MD Anderson Cancer Center, ha sottolineato la difficoltà nel reperire finanziamenti, poiché le aziende farmaceutiche potrebbero non avere interesse a supportare una ricerca che possa limitare la flessibilità degli orari di somministrazione dell’immunoterapia.

Attualmente, è in corso un piccolo studio monocentrico presso l’Università di Emory ad Atlanta, che prevede la randomizzazione di oltre 100 pazienti con melanoma metastatico in tre diversi orari di infusione. I risultati potrebbero fornire dati cruciali per future ricerche multicentriche. Anche altri centri stanno manifestando interesse per l’argomento, ma finora non sono stati presi impegni concreti.

Mentre la comunità oncologica continua a dibattere sull’importanza della cronoterapia, alcuni pazienti stanno già richiedendo di ricevere le infusioni di immunoterapia al mattino, sulla base delle evidenze emergenti. Il dottor Matthew McMillan, ricercatore presso il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center, ha affermato che, nonostante lo scetticismo diffuso, continuerà a studiare l’impatto dell’orario di trattamento sulla prognosi oncologica.

Uno studio del 2023 condotto su pazienti con melanoma in stadio IV ha rilevato che coloro che hanno ricevuto più del 75% delle infusioni dopo le 14:00 avevano una sopravvivenza mediana più breve (14,9 mesi) rispetto a quelli trattati in orari precedenti (38,1 mesi, HR 0,45). Questi dati rafforzano l’ipotesi che l’immunoterapia possa essere più efficace se somministrata nelle prime ore della giornata, aprendo la strada a nuove prospettive terapeutiche nel trattamento del cancro.

Bibliografia
Qian D, et al. “Chronotherapy and Immunotherapy: An Emerging Field in Oncology.” Science, 2025.

McMillan M, et al. “Timing of Immunotherapy in NSCLC: Impact on Survival.” J Clin Oncol, 2025.

Sancar A, Gelder R. “Biological Rhythms and Cancer Therapy.” Science, 2025.