Nei pazienti con orticaria cronica spontanea il trattamento con remibrutinib orale ha comportato un miglioramento significativo per il prurito dopo 12 settimane
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Nei pazienti con orticaria cronica spontanea il trattamento con remibrutinib orale ha comportato un miglioramento significativo in una misura composita di prurito e orticaria dopo 12 settimane, come evidenziato dai risultati di uno studio di fase IIb pubblicati sul New England Journal of Medicine (NEJM).
L’orticaria cronica spontanea è caratterizzata da prurito imprevedibile, orticaria o angioedema (o una combinazione di questi sintomi) che si ripresentano per più di 6 settimane senza fattori scatenanti specifici. Nonostante la malattia abbia un effetto negativo sulla qualità della vita, la diagnosi richiede in media 2-3 anni. Dopo la diagnosi i pazienti spesso ricevono un trattamento subottimale, inappropriato o nullo, che porta a un’elevata elevata incidenza di un controllo inadeguato della malattia.
Gli antistaminici H1 di seconda generazione sono il trattamento di prima linea per l’orticaria cronica spontanea, tuttavia in oltre il 50% dei pazienti non alleviano la sintomatologia e fino al 75% dei pazienti continua ad avere sintomi nonostante l’aumento della dose fino a 4 volte la posologia standard. Le linee guida internazionali raccomandano l’aggiunta di un agente biologico anti-IgE come trattamento di seconda linea in caso di permanenza dei sintomi.
La patologia è causata principalmente dalla degranulazione dei mastociti cutanei, che porta al rilascio di mediatori proinfiammatori tra cui istamina, leucotrieni, prostaglandine, fattore di attivazione piastrinica, citochine e chemiochine. La tirosin-chinasi di Bruton (BTK) è una chinasi citoplasmatica della famiglia delle chinasi TEC (tirosina chinasi espressa nel carcinoma epatocellulare), la cui attivazione nell’orticaria cronica spontanea a valle del recettore IgE ad alta affinità (FcεRI) nei mastociti e i basofili porta al rilascio di istamina e altri mediatori proinfiammatori che causano i sintomi della malattia.
Remibrutinib è un inibitore orale altamente selettivo della BTK che blocca la degranulazione dei mastociti e dei basofili, impedendo il rilascio di istamina e altri mediatori proinfiammatori che causano prurito, orticaria, angioedema o una loro combinazione. Negli studi di fase IIb si è dimostrato efficace, con un favorevole profilo di sicurezza.
Due studi con disegno identico per valutare efficacia e sicurezza
Gli studi REMIX-1 e REMIX-2 con disegno identico, multicentrici, in doppio cieco, randomizzati, controllati con placebo, hanno valutato l’efficacia e la sicurezza di remibrutinib in pazienti con orticaria cronica spontanea sintomatica dopo il trattamento con antistaminici H1 di seconda generazione. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale in rapporto 2:1 a ricevere remibrutinib orale a una dose di 25 mg due volte al giorno oppure placebo.
L’endpoint primario era la variazione dal basale alla settimana 12 nel punteggio dell’urticaria activity score durante un periodo di 7 giorni (UAS7), che comprende i punteggi di gravità per prurito e orticaria nel corso di 1 settimana (da 0 a 42, dove punteggi più alti indicano una maggiore gravità). Gli endpoint secondari chiave includevano gli eventi avversi, un UAS7 non superiore a 6 alle settimane 2 e 12 e un UAS7 pari a 0 alla settimana 12.
Al basale, il 63,4% dei pazienti in REMIX-1 e il 59,1% in REMIX-2 presentava orticaria spontanea cronica grave (UAS7 ≥28), con un UAS7 medio rispettivamente di 30,3 e 30,0 e una durata media della malattia alla randomizzazione rispettivamente di 6,7 e 5,2 anni. Un totale del 31,9% dei soggetti in REMIX-1 e del 30,8% in REMIX-2 era stato precedentemente esposto a biologici anti-IgE
Rapido sollievo dai sintomi che si mantiene nel tempo
Un totale di 470 pazienti in REMIX-1 e 455 in REMIX-2 sono stati assegnati a remibrutinib (rispettivamente 313 e 300 pazienti) o placebo (rispettivamente 157 e 155 pazienti). Il gruppo in trattamento attivo ha ottenuto una riduzione significativamente maggiore dell’UAS7 alla settimana 12 rispetto al gruppo placebo (variazione della media dei minimi quadrati −20,0 vs −13,8, P<0,001 in REMIX-1 e −19,4 vs −11,7, P<0,001 in REMIX-2), che si è mantenuta fino alla settimana 24.
Alla settimana 12 un numero significativamente maggiore di pazienti nel gruppo remibrutinib rispetto al gruppo placebo aveva un UAS7 non superiore a 6 (REMIX-1, 49,8% vs 24,8%, P<0,001; REMIX-2, 46,8% vs 19,6%, P<0,001) e un UAS7 pari a 0 (REMIX-1, 31,1% vs 10,5%, P<0,001; REMIX-2, 27,9% vs 6,5%, P<0,001).
Remibrutinib ha inoltre mostrato un’efficacia significativamente più elevata rispetto al placebo in termini di un buon controllo della malattia alla settimana 2, sia in REMIX-1 (33,7% vs 3,3%; odds ratio 15,7, P<0,001) che in REMIX-2 (30,0% vs 5,9%; odds ratio, 7,9, P<0,001).
Le percentuali di pazienti con qualsiasi evento avverso e con eventi avversi gravi erano simili nei due gruppi, anche se una quota maggiore di sogegtti nel gruppo attivo rispetto al placebo presentava petecchie (3,8% vs 0,3% nei gruppi combinati).
Referenze
Metz M et al. Remibrutinib in Chronic Spontaneous Urticaria. N Engl J Med. 2025 Mar 6;392(10):984-994.