Questi scritti di Silvia Dotta nascono da un’improvvisa esigenza interiore: quella di dare forma a emozioni e stati d’animo che affiorano nei giorni, di fermare il tempo e dare nuovo significato alla realtà
Questi scritti nascono da un’improvvisa esigenza interiore: quella di dare forma a emozioni e stati d’animo che affiorano nei giorni, di fermare il tempo e dare nuovo significato alla realtà che ci circonda. In ogni verso si intuisce un filo invisibile che unisce esperienze, fatica, incontri, cadute e risalite, sempre pronto a restituire luci e ombre alla nostra esistenza.
Le poesie, composte secondo la metrica dell’haiku giapponese, catturano attimi di vita, scelte e silenzi, e rendono tangibili quei momenti che spesso sfuggono alla nostra percezione. Un piccolo gesto poetico che apre a riflessioni più ampie sulla bellezza nascosta in ogni passo.
Silvia Dotta, cuneese di origine e attualmente residente a Ventimiglia, dopo aver studiato e insegnato Matematica, esordisce in campo letterario con una silloge che esplora la forza della parola come strumento di introspezione e crescita.
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