Artrosi: iniezioni intra-articolari di corticosteroidi riducono, nel lungo termine, l’impiego successivo di farmaci antidolorifici
![]()
Uno studio britannico recentemente pubblicato su Rheumatology ha dimostrato che i pazienti con artrosi sottoposti a iniezioni intra-articolari di corticosteroidi sono risultati essere quelli che hanno fatto meno ricorso, per anni, a farmaci oppiacei o ad altri antidolorifici. Questi risultati, suggeriscono i ricercatori, aiuteranno a colmare un’importante lacuna di conoscenza riguardo alle infiltrazioni di steroidi, che rappresentano uno dei trattamenti più comunemente utilizzati per l’osteoartrosi (OA).
Razionale e disegno dello studio
I trattamenti comuni per l’osteoartrosi mirano a ridurre il dolore e migliorare la funzionalità. L’iniezione intra-articolare di corticosteroidi (IACI) è ormai da 50 anni riconosciuta come un’opzione terapeutica per l’osteoartrosi, avente l’obiettivo di ridurre il dolore e migliorare la funzionalità. Stando ad una revisione Cochrane del 2015, l’IACI I offre benefici “da piccoli a moderati” nella riduzione del dolore per la gonartrosi, con effetti che durano fino a sei settimane nei trial clinici. Tuttavia, si conclude che non è chiaro se i benefici clinicamente rilevanti persistano oltre sei settimane e non vi sono prove di un effetto a sei mesi.
Le linee guida NICE, invece, raccomandano l’impiego dell’IACI per un sollievo temporaneo dal dolore quando altri trattamenti sono inefficaci o inadatti, ma riconoscono che non vi sono prove di un beneficio terapeutico che duri oltre tre mesi.
Tuttavia, è stata evidenziata un’elevata eterogeneità nei risultati precedenti sull’efficacia dell’IACI e una qualità complessivamente bassa delle evidenze disponibili. Di qui la necessità di una migliore raccolta di dati sugli outcome a lungo termine dopo IACI.
Non solo: nonostante l’ampio utilizzo dell’IACI a livello globale, la maggior parte delle evidenze disponibili riguarda l’artrosi del ginocchio, e si raccomanda esplicitamente una ricerca futura sugli effetti dell’IACI nelle articolazioni diverse dal ginocchio.
Inoltre, mentre le linee guida OARSI suggeriscono fino a quattro iniezioni all’anno, si ammette che i dati sulla frequenza appropriata di somministrazione dell’IACI sono limitati.
L’obiettivo del nuovo studio, pertanto, è stato quello di valutare gli effetti dell’impiego singolo o ripetuto di IACI sull’impiego a lungo termine di farmaci antidolorifici in pazienti affetti da patologie del ginocchio, dell’anca, della mano o della spalla.
Disegno dello studio e risultati principali
I ricercatori hanno attinto per questo studio ai dati del Clinical Practice Research Datalink britannico, che raccoglie le cartelle cliniche di assistenza primaria da determinate strutture nel Regno Unito. Sono stati analizzati gli outcome di circa 120.000 pazienti con OA che erano stati sottoposti a trattamento con una singola iniezione di steroidi e di 115.000 pazienti sottoposti a infiltrazioni ripetute. Complessivamente, poco più della metà del campione era affetto da OA al ginocchio, circa un quarto da OA all’anca, mentre un numero inferiore di pazienti presentava OA alla mano o alla spalla. Le principali misure di outcome erano rappresentate dall’incidenza d’impiego a cinque anni di oppioidi non combinati, combinazioni di analgesici oppioidi e non oppioidi, corticosteroidi orali, paracetamolo, FANS orali e FANS topici.
Passando ai risultati, su 74.527 pazienti con OA del ginocchio, l’impiego di IACI è risultato associato ad una riduzione della prescrizione successiva della maggior parte dei farmaci analgesici studiati, comprese le combinazioni di oppioidi e non oppioidi dopo una singola somministrazione di IACI (numero necessario da trattare [NNT] = 5 [5–6], p < 0,001) e degli oppioidi non combinati dopo somministrazioni ripetute di IACI (NNT = 12 [IC 95%: 8–546], p = 0,049).
Non solo: su 15.092 pazienti con OA della mano, una singola somministrazione di IACI è stata associata ad una riduzione d’impiego di combinazioni di oppioidi e non oppioidi, paracetamolo e FANS orali.
Da ultimo, le analisi secondarie hanno confermato tassi di incidenza più bassi per l’impiego di combinazioni di oppioidi e non oppioidi dopo una singola somministrazione di IACI nei pazienti con OA del ginocchio ( hazard ratio [HR] = 0,88 [0,81–0,96]), dell’anca (HR = 0,76 [0,62–0,92]), della mano (HR = 0,77 [0,61–0,98]) o della spalla (HR = 0,72 [0,53–0,99]).
Punti di forza e debolezza dello studio
Nel commentare i risultati i ricercatori hanno ammesso come punto di forza principale dello studio l’impiego del database CPRD GOLD, che offre un ampio campione rappresentativo a livello nazionale in termini di età, sesso ed etnia.
Tra i limiti dello studio si segnalano, invece:
– l’affidabilità della data di diagnosi dell’OA, che potrebbe non essere precisa rispetto all’insorgenza effettiva della malattia
– l’identificazione dell’OA basata sui codici Read, il che potrebbe aver portato a rilevare la malattia in una fase più avanzata, mentre le fasi iniziali potrebbero essere state registrate solo come dolore articolare
– l’assenza di distinzione tra OA e primaria e secondaria
– l’impiego di alcuni farmaci, come il paracetamolo, acquistati senza prescrizione, il che potrebbe aver influenzato i risultati
In conclusione
Nel complesso, i risultati di questo studio suggeriscono che la riduzione del dolore a breve termine dopo un’iniezione intra-articolare di corticosteroidi (IACI) potrebbe tradursi in benefici a lungo termine, riducendo la necessità di vari farmaci antidolorifici dopo l’iniezione, inclusi medicinali più potenti come gli oppioidi. Esiste anche la possibilità che il sollievo dal dolore a breve termine derivante dall’IACI possa offrire una “finestra di opportunità” per avviare esercizi terapeutici e/o la perdita di peso, che sono essi stessi trattamenti fondamentali ed efficaci per l’OA.
Sono necessari, a questo punto, studi ulteriori che non solo confermino questi dati ma: 1) chiariscano ulteriormente i possibili meccanismi d’azione alla base degli effetti osservati; 2) confrontino l’efficacia dell’IACI rispetto ad altri trattamenti non chirurgici; 3) individuino il timing più opportuno nel prescrivere l’IACI all’interno del percorso di cura dell’OA; 4) stabiliscano il loro rapporto costo-efficacia, il dosaggio e la tipologia di IACI più efficace; 5) verifichino il loro possibile impatto sulla necessità e/o tempistica di ricorso alla chirurgia articolare.
Bibliografia
Hawley S, et al “Effect of intra-articular corticosteroid injections for osteoarthritis on the subsequent use of pain medications: a UK CPRD cohort study” Rheumatology 2025; DOI: 10.1093/rheumatology/keaf126.
Leggi