La natura in città al tempo del lockdown per “Wild Italy” e un futuro immaginato in “Venezia 2100” stasera su Rai 5
Il lockdown resosi necessario per contenere la diffusione del Covid 19 è stato anche un colossale esperimento ambientale, che ha determinato profonde conseguenze nell’assetto del popolamento di animali e di piante delle aree urbane. L’ultimo episodio dell’ottava stagione di “Wild Italy”, in onda domenica 15 settembre alle 21.15 su Rai 5, scopre gli effetti a livello ambientale del lockdown e di come questo evento ha modificato i rapporti tra uomo e natura.
Grazie anche all’espansione delle popolazioni di grandi animali favorita dalla diminuzione della pressione venatoria e dalla crescita delle aree protette, il rapporto fra uomini e vita selvatica si è fatto sempre più stretto, e a volte conflittuale, e la città ne è stata teatro.
Urban Nature è la Natura del Terzo millennio che si sviluppa nelle aree urbane, che accolgono ormai una parte crescente della popolazione mondiale, rispetto alle aree rurali. Sarebbe un errore madornale pensare alle città come ambiti scollega èti dai ritmi naturali e dalle leggi dell’Evoluzione, ma è necessario rivalutare la componente selvatica e spontanea, vegetale e animale, per mettere alla prova un esperimento di convivenza non solo possibile e auspicabile, ma necessario.
A seguire, un viaggio attraverso le storie e le vite di quelli che potrebbero essere gli ultimi veneziani: lo propone “Venezia 2100” di Luigi Maria Perotti, in onda domenica 15 settembre alle 22.00 su Rai 5. Il documentario parte da una distopica Venezia del 2100, rimasta uguale a se stessa nonostante il passare del tempo, ma svuotata dei suoi abitanti e che rischia dunque di diventare un enorme parco giochi, per chi nel futuro continuerà a desiderare di passare almeno una notte nella città sull’acqua che sta affrontando una complessa combinazione di sfide socioeconomiche, ambientali e culturali. Nel 2022 Venezia è scesa per la prima volta sotto i 50 mila abitanti e ormai da anni sono molti di più i posti letto a disposizione dei turisti che quelli dei residenti.
La crescente pressione del turismo di massa, l’aumento dei costi della vita e degli immobili, insieme alle difficoltà di accesso ai servizi pubblici, sono fattori determinanti nella decisione di molti veneziani di abbandonare la città.
“Venezia 2100” racconta le storie di quelli che restano, esplorando le loro strategie di adattamento e resistenza di fronte a tali sfide e, allo stesso tempo, cerca di sensibilizzare il pubblico sulle complessità della situazione veneziana, promuovendo una riflessione sulla necessità di preservare la ricchezza culturale e storica di questa città unica al mondo.
I protagonisti del filmato sono di due tipi, quelli che in città ci sono nati e sono radicati nella sua storia e nella sua cultura lagunare e quelli che l’hanno scelta per realizzare un sogno. Attraverso interviste intime, il documentario esplora le loro esperienze di vita e le sfide quotidiane, raccogliendone le riflessioni sul passato e sul futuro di Venezia.
Tra di loro, i ricercatori di Aquagranda, che hanno raccolto le testimonianze digitali della eccezionale acqua alta che nel 2019 ha devastato la città; i gondolieri palombari che si immergono nei canali per pulirli dai rifiuti; le “Fie a Manetta”, ragazze che hanno fondato una scuola di nautica al femminile per potersi muovere nella giungla dei canali veneziani; Walter Nisi, il barman dell’Orient express; la sede di Emergency alla Giudecca ed il progetto Mit for Venice che si ripropone di ripopolare la città con start up innovative. “Venezia 2100” cattura l’essenza di una comunità che lotta per preservare le proprie tradizioni, mentre la modernizzazione e il turismo di massa minacciano di erodere l’autenticità della città. Con uno sguardo attento alla resilienza di questi individui, il documentario offre uno spaccato della Venezia autentica, raccontando storie di amore per la propria terra e di impegno per mantenerla viva.
Il tentativo è quello di far rivivere la magia di Venezia attraverso le voci di coloro che la considerano non solo una destinazione turistica, ma la loro casa, la loro storia e la loro identità.