Artrite reumatoide: conferme nella real life italiana per upadacitinib


Conferme per upadacitinib per l’artrite reumatoide da uno studio tutto italiano condotto da ricercatori afferenti all’Università degli Studi di Siena e di Torino

abatacept

E’ stato recentemente pubblicato su Journal of Clinical Medicine uno studio tutto italiano condotto da ricercatori afferenti all’Università degli Studi di Siena e di Torino che ha confermato l’efficacia e la sicurezza nella real life di upadacitinib (UPA) in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR), identificando anche alcuni fattori predittivi legati al miglioramento dell’attività di malattia con il Jak inibitore. Lo studio in questione è il primo studio prospettico longitudinale multicentrico sull’efficacia e la sicurezza del farmaco in pazienti affetti da AR nella pratica clinica reale, con una particolare attenzione ai dati clinimetrici e di imaging (ecografia).

Razionale e disegno dello studio
Le Janus chinasi (JAK) rappresentano uno dei più recenti target terapeutici studiati per il trattamento dell’AR, in ragione delle capacità di arrestare, con l’inibizione di queste chinasi, il danno articolare irreversibile associato all’AR e di ridurre, al contempo, l’impatto della malattia su questi pazienti.

Tra i vari inibitori di JAK chinasi attualmente disponibili, upadacitinib (UPA), ingegnerizzato per presentare una maggiore selettività nei confronti di JAK1, ha dimostrato un profilo beneficio-rischio favorevole nei pazienti con una risposta insoddisfacente ai csDMARD e ai farmaci biologici, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.

Nell’AR, l’efficacia e la sicurezza di UPA sono state studiate in pazienti con attività di malattia da moderata a grave attiva, nel programma di trial clinici di fase III SELECT, che ha coinvolto all’incirca 4.400 pazienti.
Il programma SELECT ha valutato l’efficacia e la sicurezza di UPA 15 mg una volta al giorno (il dosaggio attualmente approvato per l’AR negli USA e nell’UE) come monoterapia e in combinazione con csDMARDs, rispetto al placebo, metotrexato e adalimumab, sulla base dei dati raggruppati di cinque studi clinici registrativi di fase III su upadacitinib (SELECT-BEYOND, SELECT-COMPARE, SELECT-NEXT, SELECT-MONOTHERAPY e SELECT-EARLY. Altri due studi sono stati inclusi nel programma SELECT: SELECT-CHOICE, che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di UPA rispetto ad abatacept in pazienti con risposta insoddisfacente ai farmaci biologici (bDMARD-IR), e SELECT-SUNRISE, che ha valutato upadacitinib in pazienti giapponesi.

Fino ad ora, la disponibilità di dati di real life  sull’efficacia e la sicurezza di UPA nei pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) era piuttosto limitata.
Di qui il nuovo studio, che si è proposto di valutare la risposta alla terapia con UPA di pazienti con AR, esaminando le variazioni degli indici di attività di malattia (DAS28-CRP e SDAI) e dei parametri ecografici (GS e PD) durante il periodo di follow-up rispetto al basale.

A tal scopo, i ricercatori hanno arruolato nello studio, secondo i criteri di classificazione ACR/EULAR, pazienti con AR afferenti presso tre centri reumatologici dislocati a Siena e a Torino che avevano iniziato la terapia con UPA.
L’obiettivo primario di questo studio è stato quello di valutare le variazioni dei punteggi clinimetrici ed ecografici nel tempo (al basale, dopo 1 mese, 3 mesi e 6 mesi dall’inizio della terapia).

Gli obiettivi secondari dello studio, invece, erano i seguenti: (i) stimare l’impatto delle linee di trattamento biologico e delle terapie concomitanti sulla risposta alla terapia; (ii) esplorare i cambiamenti occorsi relativamente ad alcuni parametri di laboratorio; (iii) identificare dei potenziali fattori predittivi associati alla risposta alla terapia.

Caratteristiche principali dei pazienti in studio
Settantuno pazienti (49 donne e 22 uomini) affetti da AR e trattati con UPA sono stati arruolati consecutivamente tra gennaio 2021 e luglio 2022  L’età mediana ± IQR della coorte di pazienti era pari a 58 ± 10,5 anni, mentre la durata mediana della malattia era di 7,50 anni (IQR: ± 9,67 anni).

Quaranta pazienti erano in trattamento concomitante con csDMARD all’inizio dello studio. Ai restanti 31 pazienti, invece, non era stata assegnata la terapia con csDMARD a causa di eventi avversi (25 per intolleranza e 6 per inefficacia) e per scelta del medico.  La dose media (± SD) di metotrexato nei pazienti che erano stati sottoposti a terapia di combinazione era di 12,81 ± 3,12 mg ogni settimana. Quindici pazienti erano naïve al trattamento con farmaci biologici o small molecule, mentre 56 pazienti erano stati precedentemente trattati con altri farmaci biologici.

Risultati principali
Lo studio ha dimostrato che il trattamento con UPA real life, si associa a miglioramenti significativi, sia in termini di attività di malattia che all’imaging. Nello specifico, si è avuto un miglioramento significativo di due indici di attività di malattia, quali il punteggio DAS28-CRP e l’indice SDAI (p=0,029; p=0,001, rispettivamente). Quanto all’imaging, anche sotto questo aspetto si è avuto un miglioramento significativo dell’ipertrofia sinoviale e del power Doppler (p=0,001 in entrambi i casi, rispettivamente).

Non solo: I risultati dell’analisi di regressione hanno documentato anche l’esistenza di un’associazione rilevante tra l’impiego concomitante di csDMARD al basale e l’assenza di miglioramento dell’ipertrofia sinoviale (OR: −4,824, p = 0,01), come pure del punteggio DAS28 (OR: −0,69, p = 0,045).

Al contrario, livelli aumentati di CRP e di VES al basale sono risultati, invece, predittivi di un miglioramento significativo dell’indice SDAI di attività di malattia (OR: 8,481, p = 0,003).

Passando alla safety, lo studio non ha riportato la presenza di eventi avversi quali la trombosi venosa profonda, l’embolia polmonare o l’infezione sostenuta dal virus herpes zoster, a sottolineare ancora una volta il profilo di sicurezza favorevole di upadacitinib.

Riassumendo
Nel complesso, i risultati dello studio hanno confermato la buona efficacia di UPA anche nella real life, con un miglioramento rapido e sostenuto dei parametri clinici ed ecografici, in particolare in monoterapia e insieme, al contempo, ad un buon profilo di sicurezza.

Pur sottolineando la necessità di confermare quanto osservato in studi ulteriori, i ricercatori hanno concluso affermando che i risultati di questo studio possono fornire nuovi spunti per la gestione del trattamento con UPA nella pratica clinica.

Bibliografia
Baldi C et al. Efficacy and Safety of Upadacitinib in Rheumatoid Arthritis: Real-Life Experience from a Prospective Longitudinal Multicentric Study. Journal of Clinical Medicine. 2024; 13(2):401. https://doi.org/10.3390/jcm13020401
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