Prurigo nodularis: via prurito e lesioni con nemolizumab


Prurigo nodularis: con l’antagonista dell’interleuchina-31 nemolizumab miglioramento rapido e duraturo di prurito e lesioni

Prurigo nodularis: serlopitant in monosomministrazione orale non ha raggiunto l'endopoint primario in due studi di fase III: stop alla sperimentazione

Oltre due terzi dei pazienti affetti da prurigo nodularis trattati con l’antagonista dell’interleuchina-31 nemolizumab hanno ottenuto un sollievo a lungo termine da prurito, lesioni cutanee e disturbi del sonno, secondo i dati di follow-up a 52 settimane del programma di ricerca OLYMPIA presentati al congresso 2024 dell’American Academy of Dermatology (AAD).

La prurigo nodularis provoca un forte prurito associato a lesioni cutanee nodulari multiple e influisce in modo significativo sulla qualità della vita e sul benessere fisico, emotivo e psicologico. I pazienti hanno poche opzioni terapeutiche efficaci. L’interleuchina (IL)-31 ha un ruolo chiave nella regolazione del prurito e dell’infiammazione e contribuisce all’iperproliferazione dei cheratinociti e alla fibrosi.

Analisi di efficacia fino a 52 settimane
Negli studi di fase III OLYMPIA 1 e OLYMPIA 2 l’antagonista della IL-31 nemolizumab ha portato a un miglioramento significativo del prurito e dei noduli che è iniziato già dopo 4 settimane e che si è mantenuto sino a 24 settimane. Al congresso sono stati riportati i risultati aggiornati del programma di ricerca OLYMPIA, inclusi i dati di follow-up a 52 settimane da un’estensione in aperto.

L’analisi ha incluso 508 pazienti, 307 dei quali trattati con nemolizumab, 174 che sono passati dal placebo a nemolizumab e 27 che sono stati ritrattati con il farmaco. Gli endpoint della fase di estensione includevano la percentuale di soggetti che raggiungeva e manteneva fino alla settimana 52 un miglioramento di almeno 4 punti nel prurito e nei disturbi del sonno, un punteggio di 0/1 (pelle libera o quasi libera da lesioni) nell’Investigator Global Assessment (IGA), una guarigione superiore al 75% delle lesioni pruriginose e un miglioramento di almeno 4 punti nel Dermatology Life Quality Index (DLQI).

Miglioramento rapido e duraturo dei segni e sintomi della malattia
L’analisi si è concentrata sui 307 pazienti che hanno ricevuto nemolizumab in modalità continua e sui 174 che sono passati al farmaco dal placebo. L’88,8% dei soggetti in trattamento continuo ha avuto un miglioramento del prurito ≥4 punti a 28 settimane e l’88,9% a 52 settimane. I partecipanti passati a nemolizumab hanno ottenuto risultati simili, con l’82,4% che ha migliorato il prurito entro la settimana 28 e l’83,3% alla settimana 52.

Il miglioramento di almeno 4 punti nei disturbi del sonno medi settimanali è stato raggiunto dal 75,4% del gruppo in terapia continua a 28 settimane e dal 75,7% del gruppo crossover, con percentuali a 52 settimane rispettivamente dell’81,5% e del 79,2%.

Dopo 52 settimane di follow-up, aveva un punteggio IGA di 0/1 il 69,2% dei pazienti in terapia continua rispetto al 64,5% del gruppo inizialmente assegnato al placebo, e il 79,1% dei pazienti in entrambi i gruppi ha avuto una guarigione delle lesioni >75%.

Il 67,8% dei soggetti in terapia continua ha raggiunto una scala di valutazione numerica del picco del prurito medio settimanale <2, così come il 64,4% di quanti sono passati a nemolizumab. Il 90-91% dei pazienti in entrambi i gruppi ha avuto un miglioramento di almeno 4 punti nel DLQI a 52 settimane.

«Abbiamo osservato miglioramenti continui nel prurito, nelle lesioni cutanee, nei disturbi del sonno e nella qualità della vita» ha riferito il primo autore Shawn Kwatra del Johns Hopkins Itch Center di Baltimora. «Due terzi dei pazienti si sono liberati completamente o quasi del prurito, con un miglioramento clinicamente significativo della qualità della vita. I dati di sicurezza a lungo termine sono coerenti con quelli riportati in precedenza dagli studi di fase III».

Peggioramento dell’asma ed edema periferico possono essere gestiti
Durante la sessione, Andrew Blauvelt dell’Oregon Medical Research Center di Portland, ha fatto presente che questo farmaco ha due caratteristiche che i dermatologi dovranno tenere in considerazione, ovvero il fatto che può peggiorare l’asma (con frequenza riportata del 3,7%) e causare edema periferico.

«L’incidenza dell’asma di nuova insorgenza è di circa l’1% nei pazienti trattati con nemolizumab e dello 0,6% in quelli sottoposti a placebo negli studi randomizzati» ha risposto Kwatra. «Quindi non c’è stato uno squilibrio nel numero di casi. Alcuni pazienti soffrivano già di asma che in qualche caso è peggiorato, anche se era intermittente e spesso si è risolto, e nella maggior parte dei casi non ha portato all’interruzione del trattamento».

Alcuni casi di edema si sono verificati all’interno e intorno alle lesioni cutanee, ha aggiunto. In alcuni pazienti si è verificato edema degli arti inferiori, ma nella maggior parte dei casi si è risolto durante il trattamento.

Referenze

Kwatra SG et al. Nemolizumab long-term efficacy and safety up to 52 weeks in the OLYMPIA open-label extension study in patients with prurigo nodularis: An interim analysis. AAD 2024; Late-Breaking Abstract.