Diagnosi di tumore: gli esperti consigliano quattro vaccinazioni


Gli esperti consigliano quattro vaccinazioni come sostegno importante per chi ha ricevuto una diagnosi di tumore: ecco quali

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Non solo la più nota vaccinazione antinfluenzale: un opuscolo distribuito nel corso del congresso annuale dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) consiglia 4 vaccini per i pazienti oncologici.

Come ricordano gli esperti, sono oggi disponibili vaccini efficaci che aiutano a proteggere da alcune patologie importanti come il Covid-19, le malattie legate allo pneumococco (tra le quali la polmonite) e il cosiddetto “fuoco di Sant’Antonio”, la malattia causata dal virus Herpes zoster.

Il tema delle vaccinazioni è stato anche al centro di un sondaggio condotto proprio da AIOM e che ha coinvolto oltre 500 pazienti oncologici. È emerso che il tema delle vaccinazioni è spesso in secondo piano nel dialogo con il medico, tanto che meno della metà dei pazienti parla di vaccini con il proprio oncologo e molti sono dubbiosi quando si tratta di vaccinarsi. Alla base di questi dubbi, che non di rado portano a evitare i vaccini, c’è la paura di effetti collaterali e la mancanza di informazioni e di raccomandazioni da parte dei medici.

La comunità oncologica italiana, da sempre molto attiva nella promozione delle vaccinazioni, rassicura sulla sicurezza dei vaccini oggi disponibili e pubblicherà nel 2024 le “Linee guida sulla vaccinazione nel paziente oncologico”, un documento importante per fornire ai medici indicazioni chiare per rispondere alle domande dei propri pazienti. Nel frattempo, chi è in terapia per un tumore può fare riferimento alle indicazioni che seguono, la cui fonte è la stessa AIOM, anche se è sempre bene confrontarsi con il proprio oncologo.

Vaccino antinfluenzale stagionale

I dati oggi disponibili dicono che sono ancora troppo pochi i pazienti che si vaccinano contro l’influenza, una malattia respiratoria stagionale spesso sottovalutata che colpisce ogni anno in Italia fino a 6 milioni di persone e ne uccide circa 6.000 solo nel nostro Paese. In chi sopravvive, l’influenza può lasciare strascichi importanti. Il vaccino oggi disponibile, aggiornato ogni anno, non contiene virus vivi, ma solo molecole (antigeni) presenti sulla superficie dei virus influenzali che circolano maggiormente. Tali antigeni sono in grado di stimolare una risposta immunitaria che potrà essere utile quando la persona incontrerà il virus. Anche se non sempre previene del tutto la malattia, il vaccino ne riduce fortemente la gravità e la durata: due vantaggi particolarmente importanti per persone con una salute precaria per il cancro.

Il vaccino viene somministrato con un’iniezione intramuscolare e conferisce una protezione inferiore nei pazienti oncologici rispetto alla popolazione generale. Anche per questa ragione è fondamentale che tutti coloro che possono entrare in contatto con i pazienti oncologici (familiari, caregiver, personale sanitario eccetera) si vaccinino, al fine di limitare la circolazione dei virus influenzali. Per quanto riguarda i tempi della somministrazione, gli esperti suggeriscono di programmare la vaccinazione 2 settimane prima dell’inizio delle terapie antitumorali e possibilmente non nei giorni immediatamente successivi alla fine del trattamento.

Vaccino anti Covid-19

L’80 per cento degli intervistati nel sondaggio AIOM ha dichiarato di sapere che la vaccinazione contro Covid-19 è consigliata a chi ha un cancro. Vaccinarsi è importante anche perché, in caso di positività al virus, è necessario in alcuni casi interrompere le terapie antitumorali, con potenziali effetti negativi sugli esiti dei trattamenti. Il vaccino, inoltre, aiuta a proteggere i pazienti oncologici, più a rischio di complicazioni legate alla malattia, dalle forme più gravi di Covid-19. I tempi ottimali della vaccinazione non sono ancora state definiti in dettaglio, ma anche per questo vaccino si suggerisce di effettuare l’iniezione attorno a 2 settimane prima dell’inizio delle terapie antitumorali. Andrebbe possibilmente evitata invece la fase successiva, in cui i globuli bianchi calano per effetto delle cure contro il tumore.

Vaccino anti-pneumococcico

Sono noti oltre 90 tipi (sierotipi) diversi di pneumococco o Streptococcus pneumoniae, batteri che possono causare malattie molto pericolose, con una mortalità che arriva anche al 20 per cento nelle infezioni più gravi. I pazienti oncologici sono considerati particolarmente a rischio di infezione con questi batteri, così come tutte le persone immunocompromesse. Il vaccino cosiddetto polisaccaridico 23-valente (PPSV23) sfrutta gli zuccheri (polisaccaridi) presenti sulla superficie del batterio per attivare il sistema immunitario ed è efficace contro la maggior parte dei sierotipi di pneumococco. Si suggerisce di effettuare l’iniezione 2 settimane prima dell’inizio delle terapie antitumorali, anche insieme ad altri vaccini purché il sito di iniezione sia diverso.

Vaccino anti Herpes zoster

Il 99 per cento degli adulti con più di 40 anni è entrato in contatto nel corso della vita con il virus Herpes zoster, lo stesso che causa la varicella e che rimane silente nell’organismo per riattivarsi, eventualmente, in caso di particolare abbassamento delle difese immunitarie. Tra le persone a rischio di riattivazione del virus ci sono i pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia, che hanno anche maggiori probabilità di andare incontro a una malattia più grave. Oggi è disponibile un nuovo vaccino ricombinante adiuvato, utilizzabile, a differenza del precedente, in tutti i pazienti oncologici. L’efficacia dimostrata è estremamente elevata (oltre il 90 per cento anche dopo i 70 anni di età). La vaccinazione completa prevede 2 dosi a distanza di 2 mesi e dovrebbe essere effettuata circa 2 settimane prima dell’inizio delle terapie antitumorali, potenzialmente anche assieme ad altre vaccinazioni, sebbene sia preferibile aspettare 2 settimane tra un vaccino e l’altro.