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Gotta e obesità: perdita di peso non migliora l’artropatia

Gotta: incremento dei tassi di risposta alla terapia del 32% quando si aggiunge metotressato al trattamento con pegloticasi

Gotta e obesità: perdere peso mediante un regime dietetico “aggressivo” non influenza in modo significativo i livelli di uricemia, il dolore o la fatigue

Perdere peso mediante un regime dietetico “aggressivo” non influenza in modo significativo i livelli di uricemia, il dolore o la fatigue nei pazienti che convivono con gotta e obesità. Questo il responso, deludente, proveniente da uno studio di recente pubblicazione su Arthritis & Rheumatology.

Razionale e disegno dello studio
Nonostante le evidenze limitate e, principalmente, derivanti da studi osservazionali che suggeriscono che la perdita di peso in pazienti con obesità e gotta potrebbe ridurre il numero di  recidive come i livelli di uricemia (SU), le linee guida internazionali individuano nella perdita di peso e negli interventi sul regime dietetico le due strategie di gestione fondamentali in questa popolazione di pazienti.

Su questi presupposti è stato concepito il nuovo studio, che si è proposto di esaminare gli effetti di un programma di perdita di peso che includeva un intervento dietetico “aggressivo” su alcune misure cliniche relative alla gravità della gotta e al peso corporeo.

Lo studio pilota (proof-of-concept) della durata di 16 settimane, randomizzato ma non condotto in cieco, a gruppi paralleli, condotto in Danimarca da dicembre 2018 a maggio del 2019, ha reclutato pazienti adulti con diagnosi di gotta secondo la classificazione congiunta EULAR/ACR del 2015, che presentavano un indice di massa corporea (BMI) pari o superiore a 30 kg/m2, livelli di SU pari almeno a 5,0 mg/dL e che erano andati incontro ad almeno un attacco di gotta auto-riferita nel corso dell’ultimo anno.

I pazienti reclutati nello studio sono stati randomizzati, secondo uno schema 1:1, a trattamento con un regime dietetico a basso contenuto energetico o a regime dietetico standard (gruppo di controllo).
L’outcome primario dello studio era rappresentato dalla variazione del peso corporeo dal basale alla settimana 16. Tra gli outcome secondari valutati, invece, vi erano i cambiamenti dei livelli di SU, nonché quelli relativi alla fatigue e al dolore dal basale a 16 settimane.

I 61 pazienti inclusi nella popolazione intention-to-treat dello studio avevano un’età media pari a 60,3 anni (3% donne); di questi, 29 erano stati randomizzati a regime dietetico “aggressivo” e 32 al gruppo di controllo.
Il BMI medio dei pazienti era pari a 35,6 kg/m2, mentre i livelli medi di SU erano pari a  7,7 mg/dL; tutti i partecipanti erano di etnia Caucasica.

Risultati principali
Sul totale dei pazienti assegnati al regime dietetico “aggressivo”, l’86% (25/29) ha completato lo studio, mentre tra quelli randomizzati al gruppo di controllo, la percentuale di pazienti che ha portato a termine l’intervento dietetico assegnato dalla randomizzazione è stata pari al 72% (23/32).

Non ci sono state differenze tra i gruppi per quanto riguarda il numero di recidive di gotta nelle prime 8 settimane dello studio (differenza di rischio: 0,04; IC95%: da -0,24 a 0,32) e nelle ultime 8 settimane (differenza di rischio: 0,21; IC95%: da -0,07 a 0,48).

Anche se i risultati per la maggior parte degli outcome secondari – con la notevole eccezione dei punteggi del dolore – hanno favorito il gruppo della dieta, i valori ottenuti non hanno raggiunto la significatività statistica.
Non sono stati segnalati, inoltre, eventi avversi gravi o decessi durante il trial.

Dopo 16 settimane è stata rilevata una differenza significativa nella variazione del peso corporeo tra i pazienti del gruppo sottoposto a dieta “aggressiva” (variazione media: -15,4 kg) e quelli del gruppo di controllo (variazione media: -7,7 kg), con una differenza tra i gruppi pari a -7,7 kg (IC95% : da -10,7 a -4,7; P <0,001).

I ricercatori non hanno riscontrato differenze significative tra i pazienti del gruppo sottoposto a dieta “aggressiva” e tra quelli del gruppo di controllo per quanto riguarda i cambiamenti nei punteggi della scala analogica visiva relativa al sintomo fatigue (differenza: 8,8; IC95%: da -25,5 a 7,9; P =0,66), il dolore (differenza: 9,9; IC95%: da -11,1 a 31,0; P =0,75) o i livelli di SU (differenza: -0,3 mg/dL; IC95%: da -0,9 a 0,3; P =0,74).

Riassumendo
Pur con alcuni limiti metodologici intrinseci ammessi dagli stessi autori – bias di selezione,  dimensione del campione non sufficientemente numerosa e inclusione di pazienti con livelli di SU inferiori a 6,0 mg/dL – lo studio, nel complesso, ha dimostrato la sicurezza di un intervento dietetico intensivo nel ridurre efficacemente il peso corporeo nelle persone obese con gotta; la perdita di peso, tuttavia, non si è tradotta direttamente in effetti sulla SU, sulla fatigue e sul dolore.

Bibliografia
Christensen R et al. Weight loss for patients with gout and concomitant obesity: a proof-of-concept randomized trial. Arthritis Rheumatol. Published online January 2, 2024. doi:10.1002/art.42790
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