Interstiziopatie polmonari fibrotiche: dati incerti su corticosteroidi


Interstiziopatie polmonari fibrotiche: da una metanalisi canadese arrivano risultati contrastanti sull’impiego di corticosteroidi

Tumore al polmone, tarlatamab nivolumab pralsetinib

Stando ai risultati di una metanalisi recentemente pubblicata su BMJ Open Respiratory Research, non vi sarebbero prove a sostegno dell’uso dei corticosteroidi (CS) nei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica (IPF). Inoltre, per quanto i CS possano migliorare la funzione polmonare nelle malattie polmonari interstiziali fibrotiche (fILD) non IPF, l’effetto sulla mortalità è incerto.

Razionale e disegno dello studio
Le interstiziopatie polmonari fibrotiche (fILD), in particolare la fibrosi polmonare idiopatica (IPF), sono delle gravi patologie mortali caratterizzate da una ridotta disponibilità di opzioni terapeutiche.
Il ruolo dei corticosteroidi orali (CS) nelle fILD non è chiaro, ma la maggior parte dei dati provenienti da studi randomizzati suggerisce che l’immunomodulazione non migliora gli outcome.

Tuttavia, i corticosteroidi sono un trattamento approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) per la fILD, nonostante la scarsità di prove di alta qualità a sostegno dell’efficacia e della sicurezza e con risultati contrastanti in alcuni sottogruppi.

Per colmare il gap, è stata condotta questa nuova analisi della letteratura, con annessa metanalisi, con l’obiettivo di valutare l’evidenza dell’uso dei corticosteroidi nelle fILD, compresa l’IPF.  A tal scopo, i ricercatori hanno condotto una rassegna sistematica di letteratura utilizzando i principali database bibliografici biomedici (Cochrane CENTRAL, Web of Science, Embase e Medline), senza restrizioni linguistiche, identificando tutti i trial clinici randomizzati e gli studi di coorte retrospettivi o prospettici che avevano messo a confronto l’impiego di corticosteroidi in pazienti adulti con fILD con qualsiasi trattamento standard, placebo o nessun trattamento, pubblicati fino ad aprile dello scorso anno. Sono stati esclusi dalla review di letteratura tutti gli studi che avevano messo a confronto l’efficacia dei corticosteroidi nelle esacerbazioni acute, nonché quelli che avevano studiato prevalentemente le non-fILD.

L’analisi della letteratura ha portato ad indentificare 10 studi osservazionali, per un totale di 1.639 pazienti). Sebbene gli studi inclusi fossero stati condotti in Belgio, Cina, Inghilterra e Corea, la maggior parte dei partecipanti proveniva da studi condotti in Giappone e negli Stati Uniti.

Dei 10 studi identificati, 6 includevano pazienti con IPF e 5 includevano pazienti con fILD non IPF.  La maggior parte dei partecipanti era di sesso maschile (61%), con un’età mediana compresa dai 56,2 anni ai 71,7 anni; la percentuale predetta mediana di FVC era compresa tra il 64,03% e il 92% (in 7 studi su 8i, la FVC era superiore a 70). I 7 studi che riportavano specificamente i CS utilizzavano prednisone/prednisolone, anche se non sempre venivano fornite informazioni sul dosaggio.

Gli outcome primari considerati nella metanalisi sono stati la variazione della FVC  (% predetta o  valore assoluto in mL) e la mortalità per tutte le cause.
Tutti gli studi erano a rischio di bias, con 3 studi a rischio di criticità per la presenza di bias da confondimento. L’eterogeneità complessiva dai dati. Inoltre, era notevole (I2=67,81%).

Risultati principali
Dalla metanalisi è emerso che i CS, rispetto a nessun trattamento, mostravano un effetto incerto sia sulla mortalità nella fILD (rischio relativo: 1,03; IC95%: 0,85-1,25; certezza dell’evidenza: molto bassa) che sul il tasso di declino della percentuale predetta di FVC (differenza media [MD]: 4,29%; IC95%: da  -8,26% a -16,83%; certezza dell’evidenza molto bassa).

Nell’analisi per sottogruppi, invece, i ricercatori hanno notato che, tra i pazienti con fILD non IPF, i CS potevano ridurre il tasso di declino della FVC (MD: 10,89%; IC95%: da 5,25% a-16,53%;  certezza dell’evidenza ridotta), mentre i pazienti con IPF hanno sperimentato un effetto incerto (MD: -3,80%; IC95%: da -8,94% a -1,34%; certezza dell’evidenza bassissima).

L’analisi per sottogruppi non ha documentato l’esistenza di differenze statisticamente significative relativamente alla mortalità (pazienti con IPF vs. pazienti con fILD non IPF; P =0,36).

Nell’analisi di meta-regressione statistica, inoltre, non è stata rilevata l’esistenza di alcuna associazione tra la dose di CS e la mortalità (p=0,66). Anche Il confronto effettuato sulla base del tipo di CS utilizzato non ha mostrato variazioni nei risultati ottenuti.

Non è stato possibile, però, mettere a confronto i CS ad alto dosaggio con quelli a basso dosaggio per mancanza di dati.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso, tra i limiti metodologici dello studio, la mancanza di trial clinici randomizzati che avessero messo a confronto la monoterapia con CS rispetto al placebo o allo standard di cura (mettendo a confronto, invece, l’impiego di CS con altre terapie immunomodulanti). A ciò si aggiungono l’eterogeneità signfiicativa dei dati degli studi utilizzati per la metanalisi e il rischio di bias.

Ciò premesso, nel complesso, i risultati della metanalisi suggeriscono che i corticosteroidi possono migliorare la funzione polmonare, mentre esercitano un impatto dubbio sulla mortalità nei pazienti con fILD non IPF, scrivono  i ricercatori. Invece, non ci sono prove a sostegno dell’uso dei corticosteroidi nei pazienti con IPF.

Alla luce delle pratiche cliniche correnti, quindi. “…si prescrivono spesso CS orali ai pazienti con fILD non IPF e, purtroppo, non ci sono dati sufficienti per fornire informazioni informate sui benefici e sui danni di questo farmaco – concludono gli autori dello studio”.

Bibliografia
Pitre T et al.; REMAP-ILD consortium. Systemic corticosteroids in fibrotic lung disease: a systematic review and meta-analysis. BMJ Open Respir Res. Published online December 30, 2023. doi:10.1136/bmjresp-2023-002008
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