Direttiva Case Green: entro il 2030 tutti gli edifici a emissioni zero


Case green, varate le nuove regole Ue: tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Il dissenso leghista parte dal Nord-Est

direttiva case green

L’Eurocamera riunita a Strasburgo ha approvato con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti l’accordo provvisorio della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia che vuole accelerare i tassi di ristrutturazione degli edifici, ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili negli edifici. Tra i contrari i partiti italiani Fratelli d’Italia e Lega.

Secondo l’accordo, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030 e gli Stati membri dovranno garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata negli edifici residenziali di almeno il 16% entro il 2030 e di un intervallo compreso tra il 20 e il 22% entro il 2035.

Secondo la Direttiva Case Green, gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% con le peggiori prestazioni entro il 2033 sulla base di requisiti minimi di prestazione energetica.

LEGA: “IL NORD EST PRODUTTIVO SOFFRE E SI OPPONE

“Dal territorio e dai settori produttivi del Nord-est arriva un forte grido di dolore verso le scellerate scelte di Bruxelles, politiche esclusivamente ideologiche che hanno colpito aziende, lavoratori e famiglie. Non può esistere sostenibilità fine a sé stessa, tanto meno se penalizza il nostro sistema imprenditoriale e va a scapito dell’occupazione locale. È folle penalizzare posti di lavoro in Italia per regalarli alla Cina. Per quello in Ue ci siamo battuti, ci battiamo e ci batteremo per correggere gli errori dell’attuale maggioranza, contro provvedimenti che hanno reso questa Europa sempre meno competitiva e sempre più dipendente da Pechino”. Così l’eurodeputato Paolo Borchia, coordinatore in commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia al Parlamento europeo, segretario provinciale della Lega di Verona e vicesegretario della Liga Veneta, in occasione dell’apertura della terza edizione di LetExpo a Verona.

“Condivido le preoccupazioni del territorio e non mi rassegnerò al ‘Ce lo chiede Bruxelles’. Lo dimostrano i fatti: oltre una quindicina di interrogazioni, diverse lettere come quelle sulla transizione e sugli imballaggi, presentate negli ultimi anni alla Commissione europea per avere una tabella di marcia suicida. Le scelte di Bruxelles non funzionano. La Lega- conclude Borchia- non smetterà certo di essere critica su questa visione distante dalla realtà”. Il Parlamento europeo, “con i voti della sinistra, ha dato il via libera all’ennesima euro-follia, i cui costi ricadranno sulle tasche dei cittadini già messi a dura prova dal caro energia di questi anni. Una scelta che mette fine a cinque anni di legislatura a guida green. Per fortuna, a giugno la musica cambierà”, rincara Alberto Villanova, capogruppo Lega in Consiglio regionale del Veneto.

Con la direttiva ‘Case green’ il “rischio concreto è un carico di nuovi costi che graveranno sulle famiglie, le quali dovranno ristrutturare casa per adattarsi agli obiettivi posti dal Parlamento europeo. Senza contare il deprezzamento degli edifici, con le classi energetiche più basse non in grado di soddisfare gli standard imposti. Quest’ennesima euro-follia – continua Villanova – rischia di mettere definitivamente in crisi molte famiglie, costrette a sobbarcarsi lavori di ristrutturazione onerosi. È difficile vedere nel documento approvato oggi una strategia europea atta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050“, insiste Villanova. Quel documento “prevede di fatto solo obblighi per i cittadini, senza soluzioni concrete e sostenibili né per l’economia degli Stati né per i cittadini stessi. Questa è proprio l’Europa che non vogliamo, lontana dalle vere necessità quotidiane, priva di qualche pianificazione e visione. A oggi risulta, agli occhi dei più, un complesso groviglio di regolamenti e direttive imposte dall’alto senza, alla base, un confronto democratico e partecipato con i cittadini. Occorre cambiare in fretta. Mi auguro che i cittadini, il prossimo giugno, diano un forte segnale ai burocrati di Bruxelles”.