Chi sviluppa competenze digitali è più soddisfatto del proprio lavoro


Secondo uno studio pubblicato di recente, acquisire competenze digitali è considerato più vitale di imparare uno sport o una lingua

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Negli ultimi anni si è sentito parlare spesso di digital divide, andando a designare quel gap che intercorre tra chi ha accesso alle risorse digitali e chi, per svariati motivi, non lo ha. A questo si aggiunge un altro concetto, quello del digital skills divide, che va invece ad indicare il divario tra chi utilizza in maniera efficace queste risorse e chi no. Secondo uno studio di ServiceNow1 condotto su più di 5000 lavoratori, quelle digitali sono considerate come competenze vitali (96%), più che imparare uno sport (94%), le lingue (91%) e la scrittura creativa (87%). Questo perché le competenze digitali non sono solo richieste nei lavori ad alta specializzazione, ma in generale in tutto il mercato del lavoro, e coinvolgono sia chi ricopre ruoli entry level, sia chi svolge mansioni altamente tecnologiche.

A questo proposito, secondo le ricerche di Gallup e Amazon Web Services2, che hanno coinvolto più di 30000 lavoratori e 3000 responsabili delle assunzioni di 19 Paesi diversi, i lavoratori che possiedono competenze digitali avanzate o intermedie, guadagnano rispettivamente il 65% e il 40% in più rispetto a coloro che non le utilizzano sul proprio posto di lavoro. Sulla stessa linea anche uno studio condotto dal governo del Regno Unito3, il quale ha rivelato che – considerando qualsiasi tipologia di lavoro (che questo sia nel digitale o no) – coloro che possiedono competenze digitali ricevono un salario maggiore. In particolare, il salario aumenta del 14% per i low-skill roles, del 19% per i middle-skill roles, e del 33% per i high-skill roles. Lo stipendio non risulta però l’unico parametro tenuto in considerazione: chi possiede e utilizza queste competenze digitali, infatti, dichiara anche di avere una maggiore soddisfazione e un’elevata sensazione di sicurezza sul lavoro.

In particolare, a coloro che sono stati coinvolti nell’indagine è stato chiesto di dare un punteggio alla percezione di sicurezza sul lavoro su una scala da 0 a 10. A dare un voto maggiore o uguale a 8 è stato il 72% di chi utilizza competenze digitali avanzate, il 53% di chi ha competenze intermedie e il 48% di chi possiede capacità digitali di base. Interessante è anche la modalità attraverso cui gli individui hanno sviluppato le competenze: la maggioranza non le ha acquisite in maniera formale attraverso la scuola, ma grazie ad autoformazione (56%), video online (41%), apprendimento informale (37%) e grazie alla formazione fornita dal datore di lavoro (31%).

Chi possiede competenze digitali non gode solo di vantaggi tangibili in termini di opportunità lavorative e di crescita professionale, ma sviluppa anche una maggiore adattabilità e flessibilità al mondo tecnologico che è in continua evoluzione. Inoltre, consente di essere maggiormente autonomi nel proprio lavoro, come consulente freelancer o per lanciare un proprio progetto imprenditoriale.” – ha dichiarato Luca Mastella, fondatore di Learnn (learnn.com), piattaforma per la formazione digitale.

Superare il digital skills divide è possibile?

Per superare il divario delle competenze digitali è necessario adottare un approccio che coinvolga diversi attori, a partire dalle aziende e da coloro che si occupano di erogare formazione. Se infatti l’educazione tradizionale e scolastica al momento non offre all’interno dei propri curricula programmi di formazione digitali, è importante sfruttare il cosiddetto employer-provided training, ossia la formazione offerta dal proprio datore di lavoro. Questa tipologia di formazione risulta particolarmente utile per tutte quelle aziende che hanno bisogno di fare upskilling o reskilling per svariate esigenze, dettate anche dalle evoluzioni nel settore in cui opera.

I programmi di upskilling offerti dalle aziende ai propri dipendenti possono rivelarsi un vantaggio non solo per i lavoratori, che in questo modo acquisiscono maggiori competenze, ma anche per le aziende stesse, che possono così contare su un organico più soddisfatto e al passo con i tempi. Queste, molto spesso, preferiscono di gran lunga formare internamente figure che si occuperanno poi delle mansioni legate al digitale, in quanto le risorse che possiedono già diverse competenze digitali sono rare e costose.” – suggerisce Luca Mastella.

In questo contesto si inserisce anche la centralità delle piattaforme che offrono corsi di formazione per lo sviluppo di competenze digitali, a cui i responsabili delle risorse umane o gli stessi datori di lavoro possono rivolgersi per un supporto. Queste piattaforme permettono infatti di accedere a un ventaglio di corsi molto ampio da seguire in modo flessibile e a seconda del tempo a disposizione dell’utente, offrendo anche opportunità di networking e strumenti di valutazione che rilasciano certificazioni per attestare le competenze acquisite.

Learnn è nato nel 2020 proprio con l’obiettivo di ridurre questo gap, rivolgendosi a professionisti che hanno necessità di ampliare le loro competenze digitali e rimanere sempre aggiornati su tematiche in continua evoluzione. A formarsi su Learnn sono oltre 140.000 professionisti e 600 team di aziende. I nostri corsi spaziano da quelli dedicati a Intelligenza Artificiale e Tecnologie Emergenti, a quelli di Programmazione per Non-Programmatori, ma anche quelli dedicati a Marketing, Advertising, SEO e molto altro. Tutto questo con un modello di business che permette di accedere a centinaia di corsi in un unico abbonamento.” – commenta Luca Mastella.

Le piattaforme di apprendimento come Learnn possono quindi giocare un ruolo cruciale nel colmare le lacune delle competenze digitali, fornendo un accesso più ampio all’istruzione digitale e contribuendo così a superare il digital skills divide.