Obesità: cosa fare quando gli agonisti del GLP-1 non funzionano più


Obesità: quando i pazienti smettono di assumere gli agonisti del GLP-1 riacquistano gran parte, se non tutto, del peso perso

agonisti del glp-1

Gli agonisti del GLP-1 stanno rappresentando un notevole progresso nella gestione del sovrappeso e dell’obesità in presenza o meno del diabete, tuttavia quando i pazienti smettono di assumerli riacquistano gran parte, se non tutto, del peso perso. Un fatto forse più frustrante per le persone che continuano ad assumerli è che alla fine raggiungono un plateau e il corpo apparentemente rifiuta di perdere altro peso.

Essenzialmente il peso si stabilizza al suo punto prestabilito, ha affermato intervistata dalla rivista Medscape Fatima Cody Stanford, medico specializzato in medicina dell’obesità presso il Massachusetts General Hospital e professore associato presso la Harvard Medical School di Boston.

Ogni studio sui farmaci dimagranti condotto negli ultimi 40 anni circa mostra un plateau, ha continuato. «È successo con fentermina/topiramato e con bupropione/naltrexone, come anche con la chirurgia bariatrica. E avviene lo stesso con i più recenti GLP-1 agonisti. Il motivo dipende dal nostro organismo, e quando si perde peso e si raggiunge quello che il corpo considera un livello riferimento inferiore, il corpo fa resistenza»

Nel tempo il corpo si abitua alla terapia dimagrante
Quando il peso scende al di sotto del suo valore prestabilito, la grelina, l’ormone della fame presente nel cervello, si riattiva e inizia gradualmente a riemergere, ha spiegato. Anche il GLP-1, che si trova nella porzione distale dell’intestino tenue e nel colon, col tempo inizia a riemergere.

«Si instaura una sorta di “tiro alla fune” tra il corpo e qualunque strategia di perdita di peso venga implementata, dai farmaci alla chirurgia ai cambiamenti dello stile di vita» ha spiegato Stanford. «Il paziente inizierà a notare cambiamenti nel modo in cui il suo corpo risponde. Di solito avrà la sensazione che il trattamento non funziona allo stesso modo, mentre invece continua a funzionare come prima, tranne che per il suo corpo che ormai si è abituato alla terapia».

Anne Peters, direttrice della Keck School of Medicine dell’Università della California del Sud, concorda sul fatto che si verifichi un plateau perché l’organismo si abitua sempre di più all’intervento dimagrante. «Tuttavia quando si perde peso diminuiscono sia massa la grassa che quella magra, che è la parte metabolicamente attiva del corpo e sostanzialmente costituisce il metabolismo basale».

Con la perdita di peso, il metabolismo rallenta, ha aggiunto. Se i pazienti hanno bisogno di 2.000 calorie al giorno per sopravvivere con un certo peso e poi perdono 20 kg potrebbero aver bisogno di sole 1.000 calorie al giorno. «Con qualsiasi trattamento per l’obesità si raggiunge un punto in cui il tasso metabolico e il fabbisogno calorico giornaliero sono uguali e si smette di perdere peso, anche se il fabbisogno calorico giornaliero è inferiore rispetto a quello di quando il peso era più elevato».

Come gestire il plateau?
Per aiutare i pazienti a superare un plateau è possibile provare più agenti dimagranti con obiettivi diversi, cosa che spesso viene fatta nel mondo reale, ha fatto presente Stanford. «Questa strategia non viene utilizzata negli studi, che si concentrano su un solo farmaco, ma molti pazienti sono in terapia di combinazione. Prendono un GLP-1 agonista più fentermina/topiramato più metformina e altro ancora. Di solito utilizziamo tre, quattro, cinque farmaci, nello steso modo in cui viene gestita l’ipertensione resistente. L’obiettivo è utilizzare agenti che agiscano su diversi recettori nel cervello».

Allo stesso tempo, ha osservato Peters, si cerca di eliminare i farmaci che causano un aumento del peso, come l’insulina e le sulfoniluree. Anche ridurre gradualmente la dose di GLP-1 può aiutare, se non viene usato per trattare anche il diabete di tipo 2. È importante anche concentrarsi sui cambiamenti dello stile di vita. «Anche se l’allenamento di resistenza non aiuta necessariamente a perdere peso, è fondamentale per mantenere la massa magra. Se una persona continua a perdere e riacquistare peso, ridurrà sempre più la massa magra e riprenderà peso principalmente sotto forma di massa grassa. Quindi l’attività fisica dovrebbe essere per metà aerobica e per metà un allenamento di resistenza».

Un impegno che dura tutta la vita
Bisogna considerare l’obesità come una malattia cronica complessa e multifattoriale, alla stregua dell’ipertensione, del diabete di tipo 2 o dell’iperlipidemia. Inoltre, ha affermato Peters, recenti evidenze stanno dimostrando che i GLP-1 agonisti comportano benefici importanti anche sulla funzione cardiaca e renale e queste sono ulteriori motivazioni per continuare ad assumerli anche a fronte di un plateau nella perdita di peso.

Un altro elemento che può aiutare i pazienti a superare un plateau nel tempo è la salute comportamentale, ha aggiunto. «Più le persone perdono peso, più si sentono meglio e si prendono cura di se stesse. Anche la componente psicologica è importante. Non tutti rispondono allo stesso modo a questi farmaci, e dietro al motivo per cui le persone sono in sovrappeso ci sono una serie di problemi che i medici non possono ignorare».