La cura dell’insufficienza cardiaca passa dall’inalazione di un farmaco biologico


Studio ha dimostrato come una breve inalazione quotidiana di un farmaco, in un modello animale clinicamente rilevante di insufficienza cardiaca, possa aiutare il cuore

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Ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche, afferenti all’Istituto di ricerca genetica e biomedica di Milano (Cnr-Irgb) e all’Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici di Faenza (Cnr-Issmc), hanno condotto uno studio preclinico con la Charité Universitätsmedizin di Berlino (Germania), dimostrando come una breve inalazione quotidiana di un farmaco, in un modello animale clinicamente rilevante di insufficienza cardiaca, possa migliorare la funzione cardiaca.

Lo studio è stato descritto sulla rivista Journal of American Cardiac Cardiology (JACC) e rappresenta il culmine delle attività svolte nell’ambito del progetto europeo coordinato dal Cnr, che mira ad individuare nuove soluzioni terapeutiche basate sulle nanotecnologie in ambito cardiovascolare. “I risultati pubblicati rappresentano un’evoluzione rispetto a quanto ottenuto nei primi anni di Cupido, visto che ci siamo spinti verso la definizione di un approccio terapeutico utilizzabile sul paziente, con una formulazione stabile, di facile utilizzo e più efficace nella veicolazione del principio terapeutico fino alle cellule motorie del cuore, i cardiomiociti.

Per il trattamento dello scompenso cardiaco, che è la principale causa di morte su scala mondiale, abbiamo utilizzato un farmaco biologico su un modello animale di grandi dimensioni, un piccolo peptide naturale che ha dimostrato di essere ben tollerato e di non avere effetti collaterali apparenti”, spiega Daniele Catalucci (Cnr-Irgb), coordinatore del progetto europeo Cupido e ultimo autore dello studio. La formulazione, o “dry powder”, è stata sviluppata grazie all’interazione con PlumeStars, spinoff dell’Università di Parma e partner del progetto Cupido. “La tollerabilità complessiva e gli effetti terapeutici del farmaco biologico, osservati nel modello animale, rappresentano un trattamento mirato, somministrato a basse dosi, che potrebbe essere di facile utilizzo e terapeuticamente efficace in pazienti con scompenso miocardico”, spiega il primo autore dello studio, Alessio Alogna, cardiologo e ricercatore clinico presso lo Charité di Berlino.

Lo spin-off del Cnr, NanoPhoria, è attualmente impegnato nell’avanzamento dello sviluppo del prodoto farmaceutico descrito nello studio, per un possibile trasferimento verso la fase clinica. La ricerca è stata condotta in collaborazione con altri partners del progetto, tra cui Finceramica Faenza, Life Corporation S.a., Sanofi di Chilly-Mazarin (Francia).

Hanno inoltre partecipato: Istituto di tecnologie biomediche del Cnr, Università di Parma, Hannover Medical School (Germania), Mayo Clinic di Rochester (Stati Uniti) e Istituto clinico Humanitas di Rozzano.