Nei pazienti con pseudogotta rischio doppio di fratture


I pazienti affetti da artrite acuta da cristalli di pirofosfato di calcio o pseudogotta presentano un rischio doppio di fratture rispetto ad una popolazione di controllo

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Stando ai risultati di uno studio presentato al congresso annuale ACR, i pazienti affetti da artrite acuta da cristalli di pirofosfato di calcio (CPPD – nota anche come pseudogotta) presentano un rischio doppio di fratture rispetto ad una popolazione di controllo.

La malattia CPPD, acronimo di malattia da deposito di pirofosfato di calcio, è un’artrite cristallina molto comune che colpisce da 8 a 10 milioni di adulti di età superiore ai 60 anni.
Ciò significa che la prevalenza della CPPD è davvero simile alla prevalenza della gotta.

A differenza della gotta, però, le conoscenze sulla CPPD sono ancora oggi più limitate: ci sono stati diversi studi che hanno esaminato se la CPPD fosse correlata alla progressione dell’osteoartrosi, con risultati contrastanti.

Obiettivi e disegno dello studio
L’obiettivo degli autori dello studio presentato al congresso è stato quello di focalizzare l’attenzione sugli effetti della CPPD al di fuori dell’articolazione, concentrandosi sul rischio di frattura. Per mettere a confronto il rischio di fratture tra i pazienti con artrite cristallina da pirofosfato di calcio (CPP) e i controlli sani, è stato implementato uno studio di coorte basato sui dati delle cartelle cliniche elettroniche di un grande centro medico accademico. I ricercatori hanno incrociato i dati di 1.148 pazienti con almeno un episodio di artrite cristallina acuta da CPP dal 1991 al 2017 con quelli relativi a 3.730 individui di confronto senza pseudogotta, in base alla data indice e all’anno di inserimento nel registro delle cartelle cliniche elettroniche. Sono stati esclusi i pazienti con frattura da fragilità pre-esistente al basale.

La data indice è stata definita come quella corrispondente alla prima menzione di “pseudogotta” nelle note o quella relativa alla prima analisi del liquido sinoviale con cristalli di CPP. Per i partecipanti del gruppo controllo, invece, era considerata come data indice quella corrispondente ad una visita effettuata a più o meno di 30 giorni.

L’outcome primario era rappresentato dalla incidenza di prima frattura da fragilità di omero, polso, anca o bacino.  Tra gli outcome secondari vi erano, invece, l’incidenza di prima frattura in ciascun sito preso separatamente.
I ricercatori hanno identificato le fratture da fragilità attraverso algoritmi pubblicati che utilizzavano codici di diagnosi e di procedura con un valore predittivo positivo superiore al 90%. Per i partecipanti con più di una frattura, è stata inclusa solo la prima. È stato richiesto un periodo di riferimento di almeno 180 giorni dall’inserimento nel database delle cartelle elettroniche fino alla data indice.

Sono stata valutate come covariate l’età, il sesso, l’etnia, lo status di fumatore, la presenza di artrite reumatoide, di iperparatiroidismo, le visite sanitarie, l’indice di multimorbilità, il BMI, l’impiego di glucocorticoidi orali, il trattamento dell’osteoporosi e il ricorso agli inibitori di pompa protonica. Le analisi di sensibilità hanno escluso i partecipanti con AR o in trattamento con glucocorticoidi o in terapia per osteoporosi.

Risultati principali
Il tasso di incidenza delle fratture è raddoppiato nei pazienti con artrite acuta da CPP, pari a 11,2 per 1.000 anni-persona, rispetto al gruppo di controllo abbinato, che ha mostrato un tasso pari a 5,6 per 1.000 anni-persona. Inoltre, le curve di incidenza cumulativa divergevano sempre più nel tempo, evidenziando tassi di frattura maggiori nel gruppo dell’artrite acuta da cristalli di pirofosfato di calcio.

Il rischio di frattura è rimasto doppio nei pazienti con artrite acuta da CPP anche dopo l’aggiustamento dei dati per la presenza di covariate (HR = 1,8; IC95%: 1,4-2,4).
Da ultimo, sono stati riportati risultati simili anche nelle analisi di sensibilità effettuate successivamente.

Implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato che l’incremento di fratture nei pazienti con artrite acuta da cristalli di pirofosfato di calcio era prevalentemente trainato dalle fratture del polso, il rischio delle quali, preso separatamente rispetto alle fratture in altre sedi, è addirittura quadruplicato rispetto alla popolazione di controllo. Non si può escludere, pertanto, l’esistenza di fattori locali e di una riduzione della densità ossea specifica per il polso, legata alla CPPD.

A questo punto si impone la necessità che i prossimi studi prevedano anche l’analisi dei marcatori di turnover osseo nei pazienti con CPPD e quella dei punteggi relativi alla DMO.

Bibliografia
Tedeschi S. Abstract 235. Presented at: ACR Convergence 2023; Nov. 10-15, 2023; San Diego.