Artrite psoriasica e iperuricemia: ottimi risultati con secukinumab


I pazienti con artrite psoriasica e iperuricemia hanno riportato una maggiore prevalenza di comorbidità e il trattamento con secukinumab si è rivelato efficace

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I pazienti con artrite psoriasica (PsA) e iperuricemia concomitante hanno riportato una maggiore prevalenza di comorbidità e il trattamento con secukinumab ha dimostrato di mantenere l’efficacia nel miglioramento della risposta clinica, indipendentemente dai livelli di uricemia. Queste le conclusioni di un’analisi post-hoc di studi registrativi sull’impiego di secukinumab nella PsA, pubblicata su RMD Open.

Razionale e disegno dello studio
Rispetto alla popolazione generale, la prevalenza dell’iperuricemia è notevolmente più elevata tra i soggetti affetti da psoriasi e PsA. I ricercatori hanno studiato il ruolo potenziale dell’iperuricemia/gotta nell’esacerbare la PsA, sottolineando la necessità di comprendere l’impatto dei livelli di uricemia (SUA) su questi pazienti; inoltre, hanno valutato gli effetti del farmaco antipsoriasico, il secukinumab, sui pazienti con PsA e iperuricemia o normouricemia.

A tal scopo, è stata condotta un’analisi post hoc, che ha incluso i pazienti con PsA attiva che hanno partecipato a uno dei cinque studi clinici di fase 3 seguenti: FUTURE 2 (N=397), FUTURE 3 (N=414), FUTURE 4 (N=341), FUTURE 5 (N=996) e MAXIMISE (n=498).

Nell’analisi primaria, i pazienti sono stati classificati in 2 gruppi in base ai livelli basali di SUA: iperuricemia (SUA basale ≥360 µmol/L) e normouricemia (SUA basale <360 µmol/L) senza storia di gotta o di terapie per la riduzione dell’acido urico (ULT). I pazienti con gotta sono stati identificati sulla base di un’anamnesi di gotta, dell’uso concomitante di ULT o di eventi avversi correlati alla gotta.
Per eseguire la successive analisi di sensibilità, i pazienti sono stati ulteriormente suddivisi in base a livelli soglia di SUA di 300 μmol/L e 420 μmol/L.

I pazienti sono stati seguiti per 52 settimane.

Risultati principali
In totale sono stati inclusi nell’analisi 2504 pazienti con PsA. Complessivamente, il 32,8% e il 14,3% dei pazienti presentava livelli di SUA pari almeno a 360 μmol/L e a 420 μmol/L, rispettivamente; il 2,5% aveva una storia di gotta o un precedente trattamento con ULT.

Dall’analisi dei dati è emerso che i pazienti con iperuricemia (SUA ≥360 µmol/L) erano prevalentemente uomini (76%) e presentavano un BMI più elevato, rispetto a quelli con normouricemia.

I pazienti con iperuricemia erano associati ad una maggiore prevalenza di ipertensione (43,8% vs 31,3%) e ad una maggiore percentuale di dattilite (34,5% vs 25,9%), rispetto a quelli con normouricemia.

Quando è stata utilizzata una soglia di SUA di almeno 420 μmol/L per l’analisi di sensibilità, i pazienti con iperuricemia, rispetto alla normouricemia, si sono caratterizzati per una maggiore incidenza di diabete mellito (11,2% vs 8,5%); un sottogruppo ha riferito psoriasi in corso (53,9% vs 37,8%), con una proporzione maggiore di pazienti con iperuricemia che ha riferito psoriasi da moderata a grave (70,8% vs 53,9%).

Alla settimana 52, percentuali simili di pazienti con iperuricemia e normouricemia hanno soddisfatto le risposte ACR20/50/70, andando incontro anche a risoluzione di entesite e dattilite, a tutte le dosi di secukinumab utilizzate.
Sono stati registrati miglioramenti coerenti nei punteggi della funzione fisica tra i pazienti con iperuricemia o normouricemia fino alla settimana 52, a suggerire che il secukinumab può migliorare vari outcome clinici nei pazienti con PsA, indipendentemente dai livelli di acido urico.ù

L’efficacia del secukinumab nell’inibire la progressione del danno strutturale per 52 settimane è risultata comparabile tra i diversi gruppi di dosaggio (150 mg, 150 mg senza dose di carico e 300 mg) tra i pazienti con iperuricemia o normouricemia.

Inoltre, i cambiamenti nei punteggi relativi alla qualità della vita correlata alla salute nell’arco di 52 settimane sono risultati anch’essi coerenti tra i gruppi di dosaggio di secukinumab, indipendentemente dallo stato di iperuricemia al basale.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare il lavoro da loro pubblicato, i ricercatori hanno ammesso, tra i limiti dello studio, la natura post-hoc e la ridotta generalizzabilità dei risultati ad una popolazione più ampia di pazienti con PsA.

Ciò premesso, “…l’analisi ha documentato, peraltro, anche una frequenza numericamente più elevata di dattilite e psoriasi più grave nei pazienti iperuricemici, rispetto ai pazienti con normouricemia. Il riconoscimento precoce di questi pazienti – concludono gli autori dello studio – potrebbe essere utile per un trattamento personalizzato e una migliore gestione delle loro comorbidità”.

Bibliografia
Felten R et al. Impact of hyperuricaemia on patients with psoriatic arthritis treated with secukinumab in the FUTURE 2–5 and MAXIMISE studies. RMD Open. Published online November 9, 2023. doi:10.1136/rmdopen-2023-003428
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