Donne e lavoro: dalla Liguria l’esempio virtuoso di Beside Agency


Lavoro e gap di genere? In Liguria il mondo va al contrario. Ecco Beside Agency, una realtà giovane che parla al femminile

Beside agency team femminile

Esiste un gap di genere nel mondo del lavoro? La risposta ce la fornisce il Censis che, elaborando dati forniti dall’Istat, conclude che in Italia siamo ancora lontani dalla parità. Le donne, spiega il rapporto, sono più degli uomini, studiano di più e spesso conseguono risultati scolastici migliori, ma lavorano meno e, soprattutto, sono meno valorizzate sul posto di lavoro.

Secondo un dossier del servizio studi della Camera dei Deputati pubblicato proprio il primo dell’anno, nei dati relativi al IV trimestre 2022, il tasso di occupazione femminile in Italia risulta il più basso tra gli Stati dell’UE, con circa 14 punti percentuali in meno rispetto alla media UE: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato, infatti, pari al 55%, mentre il tasso di occupazione medio UE è stato pari al 69,3%. Inoltre, in Italia si registra un divario anche nel rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile nel mondo del lavoro: le donne occupate, infatti, sono circa 9,5 milioni, mentre i maschi occupati sono circa 13 milioni.

Un esempio virtuoso

Nel mare magnum generale esistono però esempi positivi. Se ne può individuare uno in Beside Agency giovane azienda di comunicazione con sede in Liguria, precisamente a La Spezia, che semplicemente per scelta e non per rispettare la baggianata delle quote rosa, vanta un organigramma ricco di donne. Tutto fuorché una questione di numeri, come spiega Carlotta Farnocchia, General Manager e Creative Director.

“Qui non c’è alcuna differenza, il management è molto attento a mettere tutti sullo stesso piano. Non conta l’età o il sesso, che spesso diventano ostacoli insormontabili per ritagliarsi uno spazio all’interno di un contesto lavorativo. La nostra società vive ancora di pregiudizi e non è raro che un cliente che si trova di fronte un interlocutore giovane e per giunta donna sia portato a non prenderla in considerazione o peggio si senta in diritto di concedersi confidenze che non gli spettano affatto. È qui che entra in gioco l’intelligenza di chi sta al vertice: mettere subito le cose in chiaro e far capire a tutti, dai clienti ai fornitori, che parlare con Carlotta o Elena non fa alcuna differenza che trattare con il CEO o il CFO”.

Anzi. Gli stessi fondatori di Beside si sono convinti nel tempo che le donne avrebbero rappresentato davvero la marcia in più dell’azienda.

“Quando sono entrata io – conferma Carlotta – l’unica donna del team era Giulia, assistente del CEO. Mi sono subito resa conto che senza di lei lui si sentiva perso, probabilmente perché le donne hanno una capacità innata di organizzare il proprio lavoro e quello degli altri. In pochissimo tempo sono riuscita a far passare questo concetto, guadagnandomi fiducia e rispetto di tutti i maschi di Beside, tanto che oggi la rappresentanza femminile dell’azienda è superiore a quella maschile e l’età media è scesa attorno ai 30 anni”.

Investire sui giovani

Un’azienda che ha scelto di puntare sui giovani. Ma non, come accade spesso, con l’obiettivo di spremerli e poi liberarsene, ma investendo sulla loro formazione per creare figure professionali in grado di assumere posizioni di coordinamento.

“Qui non ci sono stagisti – continua Carlotta -, ma collaboratori con contratti a progetto che imparano un lavoro anche mentre si stanno laureando. Attualmente abbiamo in organico due ragazze che stanno preparando la tesi e sono convinta che questa sia un’opportunità che raramente viene concessa nel mondo del lavoro. Soprattutto perché l’azienda, oltre ad un compenso mensile e un rimborso spese, offre un consistente pacchetto di formazione gratuita ritagliato su misura per ogni singola figura professionale. Dunque un’esperienza lavorativa a tutto tondo, assolutamente indispensabile anche per chi è fresco di Università e arriva da noi imbottito di teoria ma senza alcuna capacità operativa”.

Donne e discriminazione

Ascoltando le storie vissute delle ragazze che lavorano in Beside, si scopre quanto ancora sia lunga la strada da fare per ottenere un’autentica parità di trattamento nel mondo del lavoro.

Barbara è laureata in Ingegneria, oggi è Digital Media Strategist e Senior Social Media.

“Come potete immaginare – racconta sorridendo Barbara – sono arrivata qui per vie traverse e non senza momenti di imbarazzo. Ricordo il mio primo colloquio da neo laureata per una ditta di La Spezia che produce tubazioni. Mi dissero: guardi che qui c’è da viaggiare e andare spesso in Arabia, lei come fa? Io rispondo che sono una persona determinata, che non mi spaventa nulla. Risultato? Dopo un’ora di interrogatorio, mi sento dire che sarebbe meglio per me lavorare in Comune”.

Per Teodora, altra Senior Social Media del team, i primi passi nel mondo del lavoro non sono stati molto diversi.

“Durante il mio primo colloquio a Milano per un noto brand della moda mi hanno fatto compilare un questionario dove una delle domande a cui dovevo rispondere era: sei fidanzata? e a che età pensi di avere figli?”

Alessandra, Social Media Manager Junior, è al suo primo vero impiego. Ma già nello stage durante la triennale a Parma ecco il solito ritornello: “Quando la mia superiore andò in maternità ricordo che il responsabile del personale convocò nel suo ufficio me e un’altra ragazza e ci disse: mi raccomando, che non vi venga in mente di restare incinte”.

Il tema della maternità è certamente molto sentito.

“Siamo una squadra molto giovane – ammette Carlotta -, che in questa fase della vita può dedicare gran parte delle energie all’attività professionale. Quando poi si diventa mamme sappiamo che le cose cambiano, si ha meno flessibilità e le esigenze sono diverse. Ma tutta l’esperienza maturata prima sul campo diventa una risorsa preziosa che consente di assumere un ruolo manageriale e gestire al meglio il doppio ruolo. E sicuramente Beside ci accoglierà a braccia aperte anche in questa doppia veste”.

Parole che fanno bene al cuore soprattutto se pensiamo che oggi una donna su cinque esce dal mercato del lavoro a seguito della maternità.