Diabete: stress, ansia, depressione le complicazioni da non sottovalutare


Secondo le indagini sul tema, una persona su quattro con diabete di tipo 1 e una su cinque con diabete di tipo 2 soffre di stress e ansia, che possono portare a depressione

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Secondo le indagini sul tema, una persona su quattro con diabete di tipo 1 e una su cinque con diabete di tipo 2 soffre di stress e ansia, che possono portare a depressione, burnout e a un rapporto complicato con il cibo e con i farmaci, soprattutto l’insulina, che si traduce in quasi 1 milione di persone colpite in Italia; tuttavia, quasi la metà di questi casi non viene individuata.

Per questo, Roche Diabetes Care ha lanciato la campagna social internazionale “#ConnectingWhatCounts between diabetes and mental well-being”. L’iniziativa vuole porre l’attenzione sui lati invisibili della convivenza con il diabete, sui pregiudizi che sono spesso alla base di molti disturbi di natura psicologica e sulla possibilità di prevenirlo e gestirlo attraverso la consapevolezza, la collaborazione cross-disciplinare tra specialisti e l’educazione all’uso delle tecnologie più innovative oggi a disposizione.

«Oltre ad essere una patologia molto diffusa, il diabete non concede pause. L’impatto che può avere sulla salute mentale delle persone che vi convivono è un tema ancora troppo poco discusso, per questo Roche Diabetes Care ha voluto incentrare una campagna di sensibilizzazione su questo tema. L’obiettivo è aiutare le persone a parlarne, condividere il proprio vissuto, abbattendo lo stigma che ruota intorno all’argomento», spiega Massimo Balestri, General Manager di Roche Diabetes Care Italy.

«Il diabete influisce su tutti gli aspetti della vita delle persone che vi convivono, trattandosi di malattia cronica impegnativa da gestire, che richiede un monitoraggio costante e che può causare complicanze a lungo termine se non adeguatamente controllata, come retinopatia, patologie renali e cardiovascolari. Per questo per avere un successo terapeutico è fondamentale non guardare solo il quadro clinico, ma la qualità di vita complessiva del paziente – spiega Dario Pitocco, Direttore Unità Operativa Dipartimentale di Diabetologia Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Università Cattolica del Sacro Cuore –  Per fortuna oggi la tecnologia offre diverse soluzioni per semplificare e migliorare la gestione della malattia, per esempio, i sensori per il monitoraggio in continuo del glucosio che permettono di conoscere costantemente il valore della glicemia possono avere un forte impatto nella vita delle persone con diabete, coinvolgendoli come attori con un ruolo attivo nella cura e prevenzione e favorendo così l’aderenza terapeutica e una miglior personalizzazione nella cura».

Nell’ottica di approfondire i punti di vista e il vissuto delle persone con diabete rispetto alle più recenti innovazioni tecnologiche a supporto di una gestione della patologia sempre più vicina ai bisogni quotidiani, olistica e personalizzata, grazie alla collaborazione tra Personalive e le associazioni pazienti in ambito diabetologico è stata condotta l’indagine “Indicatori di usabilità dei sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio: il punto di vista delle persone con diabete”, con il contributo non condizionante di Roche Diabetes Care Italy. Il progetto ha voluto indagare il percepito delle persone con diabete relativamente al loro rapporto con i diversi sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio (CGM), al fine di realizzare una fotografia del contesto italiano, i cui esiti sono stati presentati al XXIV Congresso Nazionale AMD che si è appena concluso a Firenze.

«L’evoluzione tecnologica può essere davvero di grande aiuto per le persone con diabete, permettendo di poter tenere costantemente monitorata la glicemia e poter disporre di una serie di informazioni utili sia per il paziente sia per il medico curante per personalizzare la terapia e ottenere un miglior controllo metabolico. Questi aspetti, insieme ad altri vantaggi come la possibilità di poter posizionare il sensore in zone non visibili o di personalizzare gli allarmi, sono importanti per la quotidianità e quindi per il benessere mentale delle persone con diabete che possono condurre la propria vita senza limitazioni. Queste tecnologie restituiscono “empowerment” al paziente, cioè senso di maggiore controllo sulla sua patologia, aumentando quindi la motivazione ad essere coinvolti attivamente nel miglioramento del loro stile di vita e nell’aderenza terapeutica», commenta Guendalina Graffigna, Professore Ordinario di Psicologia dei Consumi e della Salute, Direttore di EngageMinds HUB, Università Cattolica del Sacro Cuore, Cremona.

«I risultati ottenuti dall’indagine hanno confermato il forte impatto dei sistemi di monitoraggio in continuo nella vita delle persone con diabete e l’importanza dell’usabilità per garantire una gestione della malattia più sostenibile e meno invasiva. Roche Diabetes Care è impegnata da oltre 40 anni a offrire soluzioni tecnologiche innovative sviluppate sulla base dei bisogni di chi convive con il diabete e di tutte le figure coinvolte nella cura, per portare un sollievo concreto nella vita delle persone e dei loro caregiver. Per questo riteniamo importante mettersi in ascolto costante delle necessità dei pazienti – aggiunge Massimo Balestri – sostenendo percorsi educazionali di qualità e promuovendo il dialogo fra i diversi interlocutori del Sistema Salute, affinché ogni persona con diabete possa avere accesso alle soluzioni tecnologiche più innovative disponibili e a modelli di cura e gestione della patologia sempre più personalizzati, equi e sostenibili».